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Rubrica di Emanuela Medi
 

Ciak Irpinia 2019: prime valutazioni per Fiano, Greco e Taurasi

Ultima, ma non per importanza, Ciak Irpinia, anteprima annuale della terra dei Lupi, arriva a conclusione della lunga sfilza di rassegne dedicate alle nuove annate dei migliori vini nostrani. Protagonista, come sempre, la triade formidabile composta da Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi, spalleggiata di tanto in tanto da validi alfieri come la Falanghina, la Coda di Volpe e l’Aglianico nella più gioviale versione Doc.

Un successo, quello dei vini irpini, che non sarebbe stato così dirompente se i produttori non avessero seguito fin da subito la strada della tipicità. Trent’anni fa, l’Irpinia sembrava destinata all’isolamento per via del terremoto del 1980 che aveva comportato lo spopolamento el’ abbandono delle terre ..Se non fosse stato per il coraggio dei pochi viticoltori superstiti, e di coloro che hanno voluto investire in questa terra nonostante le avversità, la sua millenaria tradizione vitivinicola sarebbe definitivamente scomparsa. Per fortuna, un manipolo di produttori illuminati ha portato avanti negli ultimi due decenni un’opera di recupero e rivalutazione delle denominazioni storiche della quale quest’evento assai affollato è la cartina tornasole. Dai soli sette imbottigliatori attivi in zona sul finire degli anni 80′ si è passati agli oltre 530 soci attualmente facenti parte del consorzio di tutela, tra i quali spiccano le cinquantadue aziende che hanno presentato le loro etichette alla Dogana dei Grani di Atripalda, storico edificio riqualificato di recente. 

“In questa manifestazione cerchiamo di  promuovere il consorzio nella sua collettività – specifica Piero Mastroberardino, titolare dell’omonima cantina – l’Irpinia è una terra “debole”: le aziende grandi sono poche, la filiera è frastagliata e il puzzle territoriale assai variegato. È per questo che abbiamo bisogno di eventi nei quali mettere in mostra la nostra diversità”. Il presidente del consorzio di tutela Stefano Di Marzo aggiunge che “in pochi anni, Ciak Irpinia è diventato un punto di riferimento per operatori e appassionati del vino. Non possiamo che essere soddisfatti della risposta convinta ed entusiasta del territorio che conferma la volontà condivisa di operare in filiera”.

Il professor Luigi Moio ha inaugurato l’evento con un’analisi estremamente accurata degli ultimi millesimi, nel corso della quale ha messo  in luce, attraverso i grafici la, siccità e il caldo record dell’annata 2017 e l’eccessiva piovosità che ha caratterizzato la 2018. “Abbiamo delle ‘18 con acidità molto alte e delle ‘17 più pronte – specifica nel corso della dissertazione – ma la qualità dalle annate varia a seconda dei vitigni, in quanto le nostre uve hanno caratteristiche differenti e non vogliono lo stesso clima. Un millesimo può essere buono per Fiano e Greco e medio per l’Aglianico, o viceversa; capita raramente di averne uno che le metta d’accordo tutte.”

A colpirci maggiormente nel corso del Walkaround Tasting sono i Greco di Tufo 2018, che dimostrano con il loro connubio ideale di tensione e morbidezza, i risultati eccellenti conseguiti anche a fronte delle copiose precipitazioni che hanno reso faticosa un’annata altresì molto positiva. enocMentrati sono, invece, i Fiano di Avellino 2018, che peccano un po’ in eleganza ed esprimono note verdi che solo l’affinamento in bottiglia può mitigare. Contrariamente, i Greco di Tufo e i Fiano d’Avellino del 2017 rivelano caratteri terziari che ne evidenziano la maggiore prontezza e la minore propensione all’invecchiamento.

Quanto ai rossi, occorre specificare che i pochi campioni di Taurasi relativi al millesimo 2015 non sono sufficienti a dare un giudizio complessivo sull’annata. In molti hanno deciso, infatti, di procrastinare la messa in commercio e presentare vini più maturi. Questa scelta riflette la forte disomogeneità stilistica all’interno della Docg Taurasi, fattore che pone un freno all’ascesa di questo vino. “Purtroppo i consorzi italiani non riescono a garantire l’uniformità qualitativa e stilistica dei vini appartenenti alle loro denominazioni – afferma Moio – spesso si trovano voci fuori dal coro che non dovrebbe essere accettate.”

Nel complesso, ogni singola annata offre sorprese, conferme e delusioni. Tuttavia, dovendo dare una valutazione complessiva, attribuiremmo 5 stelle al Greco di Tufo 2018, 4 al Fiano dello stesso millesimo e 3 a tutti i bianchi del 2017. Quanto alle 2015 di Taurasi, c’è da dire che, nonostante le piogge autunnali abbiano causato qualche problema nella fase pre-vendemmiale, le poche etichette assaggiate riescono a convincere per equilibrio e finezza. Altrettanto interessanti sono i migliori 2014, che, avendo beneficiato un’annata fresca e piovosa in estate ma soleggiata in autunno, abbinano profili aromatici soavi ad una struttura solida ed equilibrata, distinguendosi in questo modo dai deludenti Barolo e Brunello di pari annata.

Infine, gli assaggi delle riserve appartenenti ai millesimi antecedenti rivelano un’alternanza inaspettata di prodotti già maturi e capolavori ancora in fieri che, come suggerisce Piero Mastroberardino, “evolveranno bene per oltre cent’anni”.

A breve pubblicheremo i nostri migliori assaggi.

Raffaele Mosca, Master Sommelier

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