E’ possibile valutare la presenza di anticorpi tali da essere considerati immuni al virus e per quanto tempo funziona l’immunità? Sono tra le tante domande rivolte agli scienziati cui solo la ricerca potrà rispondere e intanto nei principali ospedali italiani le sperimentazioni sono in atto.
Segnaliamo l’attività dell’Ospedale Burlo Garofalo di Trieste: Stefano Dorbolò, direttore generale dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” spiega anche con queste finalità l’avvio da parte dell’Istituto di progetto di monitoraggio di tutto il personale per scoprire nei singoli dipendenti la presenza sia del virus un Covid 19, sia degli eventuali anticorpi al virus stesso, portato avanti grazie alla donazione da parte della Eurospital di Trieste di tutto il materiale necessario, come, ad esempio, i tamponi.
A entrare nel dettaglio è il prof. Paolo Gasparini, direttore del dipartimento di Diagnostica Avanzata: « La popolazione dell’Irccs è sufficientemente ampia e varia da garantire risultati attendibili e significativi rispetto a varie tipologie di possibile esposizione al virus. Infatti, si va dal personale sanitario (frontline e non), a quello dei laboratori e a quello amministrativo». In particolare, saranno valutati la presenza del virus mediante tampone nasofaringeo e successiva analisi molecolare specifica per Covid19 e la presenza di anticorpi totali contro il virus Covid19.
«Attraverso questi dati – chiarisce ancora Gasparini – si potranno identificare quattro categorie di soggetti: coloro i quali risulteranno positivi al tampone e negativi agli anticorpi (soggetti asintomatici o paucisintomatici o sintomatici da porre subito in quarantena); quanti saranno positivi sia al tampone sia agli anticorpi (soggetti al termine dell’infezione, ma potenzialmente ancora infettanti); coloro i quali saranno negativi al tampone, ma positivi agli anticorpi (cioè quelli che hanno sviluppato un’immunità; infine, le persone negativi sia al tampone, sia agli anticorpi (coloro che non sono entrati mai in contatto con il virus). Nei soggetti che ricadono nel quarto gruppo (i doppi negativi) i test saranno eseguiti una seconda volta a distanza di 21 giorni dal primo test».
Interessante la ricerca in atto presso l’Ospedale sacco di Milano dove si sta sperimentando un KIT prodotto da Zhezhiang Orient gene biotech tra le più importanti al mondo società produttori di test in vitro e distribuito- il rapid test- dalla marchigiana Innoliving. E’ bene precisare che questo test rapido regolarmente iscritto al Ministero della Salute come Dispositivo Medico, non sostituisce il tampone naso-faringeo, ma è un valido aiuto come test preliminare di facile attuazione e veloce lettura, in quanti riconosce gli anticorpi nel sangue intero, nel plasma e siero sviluppati dal sistema immunitario in caso di infezione da nuovo coronavirus 219-nCOv. Una diagnosi precoce ma da validare con altri test a disposizione di medici e infermieri.
Emanuela Medi, giornalista