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Rubrica di Emanuela Medi

Cultura: Pesto: ma è proprio genovese?





Siamo sempre in clima di Vinitaly e precisamente nel padiglione Agrifood. Quante bontà! Ma siamo sicuri di conoscere l’origine, la storia di tanti nostri prodotti? Prendiamo il pesto: alla genovese, alla piemontese, anche di altre regioni. Ed è esatto chiamarlo: pesto alla genovese.? Intanto iniziamo dal basilico dal greco” basiliKon”, che vuol dire “re”, ossia erba del re. Fra le erbe aromatiche, il basilico è conosciuto da millenni, ma non come alimento, bensì come una pianta dai molteplici impieghi: veniva consigliato per combattere le flatulenze, l’aerofagia, gli spasmi intestinali, i dolori mestruali .Si pensa che l’India sia la patria di origine del basilico dove era simbolo dell’odio e era accusato di far nascere gli scorpioni. Poi l’impiego divenne decorativo e infine fu usato soprattutto in Sicilia, dato il particolare aroma. Si dice che in passato adornassero i balconi delle “ case dell’amore” per renderle riconoscibili e ancora oggi le “Graste” sono dei grandi vasi traboccanti di foglie di basilico. Non sappiamo come e perché il basilico dalla Sicilia migrasse verso la Liguria in particolare a Genova. Si pensa che furono i marinai liguri che sulla via del ritorno ne furono attratti per l’intendo profumo frammisto a aglio .Nei menù dei grandi pranzi del XVIII secolo, il pesto alla genovese non compare mai. E più che di pesto si parla di” battuto alla genovese” nelle due leggendarie “Cuciniere” quella di Emanuele Rosso ( 1865) e di G:B: Ratto ( 1863).Ci sono due ipotesi per spiegare l’origine del pesto: la prima parla di una evoluzione di una salsa medioevale( marò), ricca di aglio e fave fresche, cui un cuoco sconosciuto aggiunse il basilico. La seconda parla di una salsa alle noci già conosciuta nel Medioevo e nel levante Ligure, cui venne aggiunto del basilico. Certo è che la diffusione del pesto avvenne a metà del XIX secolo e comunque rimane un prodotto senza un battesimo “ certo” a parte la provenienza delle foglie del basilico. Le migliori provengono dalle serre di Prà tra Genova e Pegli

“ Storia di ciò che mangiamo” Renzo Pellati
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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.