Nell’azienda Cusumano 5 diversi territori danno vita 12 vini identitari. Raccontano la Sicilia, in lungo e in largo, nella sua varietà e nelle sue sfumature. Descrivono il fascino di una delle perle del sud Italia, una regione che sprigiona i suoi profumi e i suoi colori tra mare, colline e monti. Le cinque tenute Cusumano, distribuite nelle diverse aree dell’isola, offrono così un pezzo di Sicilia a tutto il mondo.
“È la diversità che fa la differenza. Ogni vino che produciamo – spiega Diego Cusumano, titolare, insieme al fratello, dell’azienda Cusumano – trova in ciascuna di esse il terreno più adatto alla propria valorizzazione e ne racchiude in modo inconfondibile i profumi, i sapori, i colori”. Passiamo in rassegna le 5 tenute Cusumano: un assaggio per ogni territorio dall’identità distinta. Tutto è cominciato dalla tenuta Ficuzza immersa nel bosco, a Piana degli Albanesi, tra Palermo e Trapani, su colline che superano i 700 metri sul livello del mare.
L’altitudine, le temperature e il terreno consentono la realizzazione dello spumante metodo classico a 700 s.l.m.
La seconda proposta è il Duseri, Nero d’Avola in purezza della Tenuta San Giacomo a Butera, terra calcarea con vitigni autoctoni a 400 metri di altitudine. Si passa poi al Noà, il vino della Tenuta Presti e Pegni, a Monreale, Palermo. Un incrocio di Nero d’Avola, Merlot e Cabernet Sauvignon, il “Super Sicilian” è l’ambasciatore di Cusumano nel mondo. Il quarto prodotto è il cosiddetto “grillo marino” della Tenuta di Monte Pietroso a Monreale, su colline a 500m di altitudine, ideali per il Grillo.
La tramontana che soffia portando il fresco del mare dà vita allo Shamaris, nome che riconduce immediatamente al vento e all’acqua marina. L’ultimo gioiello di Cusamano è nella tenuta San Carlo, il cuore dell’azienda, sede della cantina di vinificazione, con torre e giardino storico. È qui che viene alla luce il Moscato dello Zucco, in onore del duca Henri d’Orléans che nell’800 produceva questo Moscato bianco.
Arianna Barile