Il concetto di rafforzamento delle difese immunitarie è alla base della più interessante strategia contro i tumori: alfiere da anni l’immunologo Alberto Mantovani Direttore Scientifico dell’Ospedale Humanitas di Milano ( dall’inglese vita. Oggi molti farmaci antitumorali di successo si basano proprio su questa importante nuova frontiera. Interessante quindi la ricerca effettuata dal CREA con il suo Centro di ricerca per la viticutura e l’enologia che ha messo a punto una sorta di vaccino per aumentare e allertare le difese immunitarie della pianta attaccata dalla Botrjtis.
Ma andiamo per gradi: Botrytis cinerea è un fungo che causa ogni anno ingenti danni in tutta Europa su numerose colture. In Italia rappresenta un problema soprattutto per la viticoltura, in quanto i grappoli di uva colpiti subiscono un abbassamento della qualità e sono soggetti a infezioni secondarie, elementi che poi si ripercuotono in cantina .Ad oggi i viticoltori ricorrono a trattamenti antifungini con agrofarmaci di sintesi o di origine biologica per difendere le piante, ma con scarso successo.
La ricerca finanziata dal Mipaaf utilizza la tecnica dell’RNA interferente che consiste nel produrre filamenti particolari di Rna (una molecola presente in tutti gli organismi viventi) e di applicarli alle viti. Il sistema immunitario delle piante reagisce a questi composti producendo a sua volta delle molecole di Rna che neutralizzano quelle che provengono dall’esterno. In questo modo il sistema immunitario aumentato e stimolato può agire contro insetti e funghi. Insomma è stato creato una specie di vaccino che allerta e aumenta il sistema immunitario quando la vite è attaccata dalla botrite che infetta i suoi tessuti.
RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
La sperimentazione è stata eseguita su piante di non più si sei anni per un totale di 72 piante, per valutare l’efficacia in due momenti: pre e post -raccolta. Per quanto riguarda i trattamenti in post-raccolta l’obiettivo è stato quello di misurare la capacità del metodo RNAi di allungare la shelf life ( periodo che intercorre dal momento in cui la vite inizia a produrre al momento del consumo) dell’uva.
Una applicazione che tornerebbe utile in tutte quelle lavorazioni che prevedono un appassimento dei grappoli (dalla preparazione dell’Amarone a quella dei passiti fino all’uva sultanina). I risultati in post-raccolta sono stati ottimi: i grappoli non trattati hanno sviluppato elevate percentuali di acini attaccati dalla botrite (oltre l’80%), mentre quelli trattati con le applicazioni di Rna hanno danni quasi impercettibili (al di sotto del 5%). La ricerca ha valutato l’impatto ambientale risultato ottimo in quanto la botrite non lascia residui. Da risolvere il problema economico perché la produzioe di molecole di RNA è certamente costosa e non commercialmente fattibile. Ma già importanti società dell’agroalimentare hanno fatto importanti investimenti per tecniche di produzione meno costose.
Fonte AgroNotizie