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Rubrica di Emanuela Medi
 

Dalle viti immunizzate una risposta alla Botrite

Il concetto di rafforzamento delle difese immunitarie è alla base della più interessante strategia contro i tumori: alfiere da anni l’immunologo Alberto Mantovani  Direttore Scientifico dell’Ospedale Humanitas di Milano ( dall’inglese vita. Oggi molti farmaci antitumorali di successo si basano proprio su questa importante nuova frontiera. Interessante quindi la ricerca effettuata dal CREA con il suo Centro di ricerca per la viticutura e l’enologia che ha messo a punto una sorta di vaccino per aumentare e allertare le difese immunitarie della pianta attaccata dalla Botrjtis.

Ma andiamo per gradi: Botrytis cinerea è un fungo che causa ogni anno ingenti danni  in tutta Europa su numerose colture. In Italia rappresenta un problema soprattutto per la viticoltura, in quanto i grappoli di uva colpiti subiscono un abbassamento della qualità e sono soggetti a infezioni secondarie, elementi che poi si ripercuotono in cantina  .Ad oggi i viticoltori ricorrono a trattamenti antifungini con agrofarmaci di sintesi o di origine biologica per difendere le piante, ma con scarso successo.

La ricerca finanziata dal Mipaaf utilizza la tecnica dell’RNA interferente che consiste nel produrre filamenti particolari di Rna (una molecola presente in tutti gli organismi viventi) e di applicarli alle viti. Il sistema immunitario delle piante reagisce a questi composti producendo a sua volta delle molecole di Rna che neutralizzano quelle che provengono dall’esterno. In questo modo il sistema immunitario aumentato e stimolato può agire contro insetti e funghi. Insomma è stato creato una specie di vaccino che allerta e aumenta il sistema immunitario quando la vite è attaccata dalla botrite che infetta i suoi tessuti.

RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE

La sperimentazione è stata eseguita su piante di non più si sei anni per un totale di 72 piante, per valutare l’efficacia in due momenti: pre e post -raccolta.  Per quanto riguardatrattamenti in post-raccolta l’obiettivo è stato quello di misurare la capacità del metodo RNAi di allungare la shelf life ( periodo che intercorre dal momento in cui la vite inizia a produrre al momento del consumo) dell’uva.

Una applicazione che tornerebbe utile in tutte quelle lavorazioni che prevedono un appassimento dei grappoli (dalla preparazione dell’Amarone a quella dei passiti fino all’uva sultanina). I risultati in post-raccolta sono stati ottimi: i grappoli non trattati hanno sviluppato elevate percentuali di acini attaccati dalla botrite (oltre l’80%), mentre quelli trattati con le applicazioni di Rna hanno danni quasi impercettibili (al di sotto del 5%). La ricerca ha valutato l’impatto ambientale risultato ottimo in quanto la botrite non lascia residui. Da risolvere il problema economico perché la produzioe di molecole di RNA è certamente costosa e non commercialmente fattibile. Ma già importanti società dell’agroalimentare hanno fatto importanti investimenti per tecniche  di produzione meno costose.

Fonte AgroNotizie

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.