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Rubrica di Emanuela Medi
 

Degustazione: con Francesco Fenech, il mago della Malvasia

Certo scarrozzare per l’isola di Salina con Francesco Fenech a bordo del suo motorino roso fuoco, è inebriante quasi quanto gustare un sorso della sua Malvasia Passito DOC.

Una passione radicata nella famiglia Fenech di lontane origini Maltese e fortemente radicata nelle isole Eolie di cui si perde memoria. Un personaggio certo, la cui mole si ingentilisce quando mi porta tra i filari e prende con grazie sorprendente gli acini di Corinto Nero e Malvasia quasi a gustare in anticipo, la perfetta composizione della Malvasia delle Lipari( Malvasia 95%- Corinto Nero5%).

“Partiamo del terroir – dice – unico e molto composito quello che si estende tra Capo Faro e Pollara (ricordate il film “Il postino?” la spiaggia è li). Un territorio vulcanico che da nero-piroclastico, ricco di minerali ferrosi, diventa tufaceo-bianco, a Pollara, la zona più vocata di Salina. Malfa è a metà, dove risiedono la maggior parte dei miei vigneti, non più di sei ettari, variamente collocati e dove produco il Passito che ho tradotto e con successo nel biologico.

La nostra – sottolinea Fenech è una viticoltura eroica per via della siccità – disastrosa quest’anno, per l’attento lavoro manuale sempre sotto un sole cocente, per l’impossibilità ad utilizzare macchinari per via di filari posizionati in piccole porzioni di terra e collocati in zone il cui accesso è proibitivo anche per le mulattiere. Stranamente tutto questo ha facilitato il biologico e una filiera naturale. Non abbiamo bisogno di agenti chimici tanto la nostra terra è ricca di minerali”.

“C’è poi un valore aggiunto in questa parte di Salina, il vento da Nord-Ovest che regala alle nostre uve una buona freschezza che ben si sposa con la mineralità, la sapidità quasi iodata e quel trionfo di profumi che esplodono soprattutto nel passito: gelsomino, sentori di fichi, fichi d’India, albicocche mature, mirto, erbe aromatiche, capperi, quasi a intrappolare i silenzi, il cielo , il mare delle Eolie. Non mi sono fermato al passito: su consiglio Di Tasca d’Almerita ho prodotto una malvasia secca chiamata Magdalena come il nome di mia figlia. E’ andata a ruba”.

La tradizione continua – chiedo: “Sono contento perché i miei figli amano Salina e vogliono continuare il lavoro del mio bisnonno quando nel 1750, proveniente da Malta si installa a Malfa”. Arriva la filossera e molti dovettero emigrare. Ma il destino voleva che i Fenech rimanessero a Salina. Mio nonno arrivato in ritardo a Napoli non prese quella nave che lo avrebbe portato in Canada. Affondò allo stretto di Gibilterra”.

Segno del destino?