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Rubrica di Emanuela Medi
 

Dimmi cosa mangi.. i grandi del Risorgimento

Napoleone Bonaparte, alla scuola militare di Brienne, viveva isolato, scostante per carattere e per impegno nello studio. Certo non  ebbe un’infanzia felice con un padre spendaccione, segnata dalla fame visto che il collegio retto da sacerdoti molto parsimoniosi  giustificavano la povera mensa con il sacrificio cristiano.

Si permetteva un lusso, la domenica quando andava nelle campagne a trovare una povera contadina madre di un miliare morto e mangiava per pochi spiccioli latte e formaggio. Un ricordo felice che mantenne due volte quando imperatore, tornato a Brienne  , cavalcando per ore da solo nella campagna, andò a trovare la vecchina rivolgendole le stesse parole di allora”  Alors quest’ce que tu me donne,j’ai fame.”

Napoleone mangiava come viveva, fulmineo , detestava aspettare, inghiottiva e si serviva da più piatti, anche nell’amore era vorace, ghermendo la povera moglie Giuseppina senza aspettare che questa si lavasse. Sorte non meno felice per le amanti occasionali, cui regalava un braccialetto, lo stesso sempre pronto in un cassetto.

Diverso nella vita pubblica e in quella privata il maresciallo Radetzky guerriero cinico e spietato, era di gusti molto semplici. Amava un’italiana dalle origini popolari, grande cuoca di gnocchi di cui sua eccellenza andava ghiotto E quanto all’amore per l’Italia, fu proprio lui a rifiutarsi di bombardare Milano nel 1848.!Certo tutti conoscono la grande storia d’amore di Vittorio Emanuele II che non perdonò mai a Cavour l’avversione e la lotta per la sua “ bela Rusin”. Amante della caccia prediligeva quella cucinata dalla sua amante. Appena poteva scappava dal detestato Quirinale per correre verso le minestre e gli  stufati della moglie morganatica, E lui il povero primo ministro? Be non proprio triste se si consolava al ristorante Il Cambio dalla cui finestra vedeva un commesso sventolare un tovagliolo bianco, quando era chiamato a votr.

Diceva Lord Wellington, il vincitore di Waterloo che la guerra la combatte la pancia dei soldati e lo disse molti anni prima la guerra dell’Aspromonte che vide l’eroe dei due mondi trafitto alla caviglia dal fuoco del colonnello Pallavicini. Ma dove erano le  le camicie rosse? Molti di loro erano intenti a disossare un campo di patate! Vino, legumi e un rotolo di stoccafisso altro che ori e pietre conteneva la bisaccia di  Giuseppe Garibaldi quando si imbarcò a Quarto,ma per fortuna la bisaccia era ben nascosta.

La cucina sempre lei, fu una formidabile alleata e arma femminile per la splendida Francesca Oldoni, contessa di Castiglione, che oltre ad essere spesso ospite di napoleone III, fu frequentemente incaricata di organizzare pranzi per ospiti stranieri, tanto brava da riuscire a far mangiare a Francesco Giuseppe il tricolore ravioli al burro, al sugo di pomodoro e alle erbette!

Racconta la storia che “ dimmi come mangi” non riguarda solo i personaggi della storia italiana, ma anche pittori, scrittori e musicisti: Giacomo Rossini afflitto d persistente depressione la combatteva solo a tavola e l’anedottica dice che nella sua vita pianse tre volte: quando gli fischiarono la sua prima opera, quando sentì suonare Paganini e quando gli cadde in acqua un tacchino farcito con tartufi, regalo del grande cuoco Care^me.

La Cucina dell’Italia Unita – Accademia Italiana della Cucina

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