“Vino rosso petillant, frizzante, diremo abboccato, da bersi a fine pasto e figlio di una seconda fermentazione spontanea in bottiglia..che scoppiava”. Portato sulle tavole delle corti europee con il suo corredo di fecce e male tappato tutto sommato anonimo, era comunque il vino delle grandi occasioni, sublime per palati raffinati.
Seduce lo smart set di quei tempi: esemplare forma di comunicazione da sempre impressa allo champagne!
Primi dell’800:nascono le grandi Maison e con loro la necessità di caratterizzare il prodotto rendendolo unico, facilmente riconoscibile, riproducibile infinite volte con una alta qualità costante, nel tempo. Le cuvée da sempre e per sempre sono il segreto di tutte le grandi Maison: E’quel momento magico in cui lo Chef de Cave, alchimista per eccellenza, assembla i vari vini precedentemente più volte selezionati delle varie parcelle, in un unico grande champagne che deve riportare l’identità del produttore. Quindi non più legato a rappresentare il territorio, ma dove gioca il gusto dato dal segreto racchiuso nel liqueur d’expedition, nel vin de reserve e dallo stile della Maison.
Senza dimenticare la storia e il lavoro poderoso di Pierre Perignon, monaco benedettino grande esperto di vigne e vini dell’ Abazia di Hautvillers . A lui si deve l’intuizione che il processo della seconda fermentazione era causato dalla azione dei lieviti che- al cambio di stagione- mangiando lo zucchero residuo e producendo anidride carbonica facevano scoppiare le bottiglie. Il vero champagne-quello di oggi-nasce nel 1805 con Madame Clicquot-Ponsardin che mette a punto il metodo Champenoise, diventato punto di riferimento per tutta la produzione di spumanti nel mondo, chiamato anche metodo classico. La Veuve Clicquot ampia la produzione,crea l’inconfondibile etichetta gialla e mette a punto definitivamente tutte le fasi a partire dal famoso remuage o rotazione delle bottiglie per eliminare dal fondo i sedimenti che annidati sul collo della stessa venivano eliminati con un ingegnoso metodo di ghiacciatura ed espulsi. Sono passati 115 anni dalla bottiglia rudimentale di Ruinart la prima maison che produce champagne, per arrivare allo champagne dalla seconda fermentazione indotta, con le cuvée sempre più sofisticate e le bollicine, invano cercate da Perignon. Un prodotto non più dolce che si trasforma nel tempo in spumante sempre più secco(Il termine dry viene coniato dagli Inglesi) e dall’inconfondibile nota minerale, salina, quasi salmastra.
Il riscatto da una possibile omologazione dello Champagne sarà opera dei Vignerons indipendenti che dopo la crisi negli anni 70, decidono non più di vendere le loro uve, ma di produrre lo champagne, questa volta si, massima espressione del territorio in cui sono coltivati i vigneti. Un gusto il più naturale possibile, figlio del silicio che regala gesso, grande sapidità anche salmastra , incredibile freschezza. Loro non devono produrre grandi quantità(non ne hanno) ma altissima qualità con un percorso più articolato tra note di terra, sottobosco, ma anche caramello, liquerizia, avvolgenza e morbidezza dove la sapidità e la mineralità si fondono e rincorrono in un perfetto e persistente equilibrio.
38 mila ettari vitati con il 38% di Pinot Nero, 32% di Pinot Meunier e 29% di Chardonnay e uno 0,8% distribuito con altre uve champenoise Pinot Bianco e Pinot Grigio. Quattro grandi aree: la Montagne de Reims,la CotedesBlancs, la Vallée de la Marne e la Cote des Bar. 17 GrandCru, 44 PremierCru, una sola AOC, milioni e milioni di bottiglie vendute nel mondo e migliaia di turisti che affollano lo Champagne non solo per bere ma anche per godere di uno spettacolo unico! Il territorio.
Degustazione
RUINART: La prima storica Maison fondata nel 1729
Blanc de Blancs: prodotto con uve Chardonnay in purezza, provengono dai Premier Cru della Cote desBlancs e della Montagne de Reims la cui caratteristica è conferire finezza aromatica e rotondità.
Dal colore giallo dorato con riflessi verdolini, questo champagne ha un perlage molto fine e persistente. Frutta agrumata(limone- cedro) al primo naso, vira ai sentori delicati di pesca bianca e fiori di gelsomino con un finale di pesca-noce e ancora di agrumi e frutta esotica(ananas e passionfruit) con leggera speziatura di pepe rosa
Al palato corposo, morbido, in un piacevole e perfetto equilibrio di freschezza e persistenza.Perfetto con il pesce in particolare con la tartare di branzino e sogliola al burro.
Emanuela Medi, sommelier