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Rubrica di Emanuela Medi
 

E a noi rimane il piano..Colao

Il piano Colao (102 proposte per favorire la ripresa economica del paese in 121 pagine dal titolo «Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022», redatto dal comitato di esperti voluto dal Governo e guidato dal manager Vittorio Colao, ribattezzato appunto “piano Colao”), dimentica l’agricoltura, E’ quanto fa notare con giusta dovizia di particolari e considerazioni Slow Food, di cui riportiamo importanti passaggi ..

Come l’intervento, pienamente condiviso, di Cinzia Scaffidi, giornalista docente dell’Università di Scienze gastronomiche, che qualche giorno fa sul suo blog  (www.blog.cinziascaffidi.com) e poi su il manifesto ben inquadra le lacune del piano di supposto rilancio del nostro Paese. Con l’augurio che prima della sua attuazione abbia l’attenta revisione che necessit 

«Qualche giorno fa, sul mio blog, fingevo di scrivere a Vittorio Colao, immaginando che il Piano Colao fosse la sua tesi e io la sua relatrice. Gli dicevo, in sostanza, di lavorarci ancora un po’ su. Due sono le cose che più colpiscono, negativamente, di questo lavoro corale, che ha messo intorno a un tavolo (virtuale) tante preziose energie e tanta effettiva sapienza. La prima è la mancanza assoluta dell’analisi del problema. Com’è possibile che l’economia globale fosse così malferma, così poco reale e solida da far andar giù come birilli i bilanci di tutti quei paesi che alla vigilia del lockdown erano tronfi e compiaciuti del loro Pil?

Come si ragiona di futuro senza discutere il presente?

Fare un piano, significa mettere in discussione quello che si sta facendo. Pensare il futuro modifica il presente, se lo si fa per bene. Questo ci insegnano le cosiddette scienze del futuro, e ci insegnano anche che le previsioni o le proiezioni, che pure servono, non bastano se non si mettono in atto comportamenti anticipatori, i quali ci consentono di gestire il rischio. Posso sapere che pioverà oggi o domani e posso sapere anche con quale percentuale di probabilità. Ma la cosa importante che devo fare, se esco, è portare con me un ombrello. L’abbiamo capito tutti, in questi giorni, qui nella vita vera. Possibile che là, su Second Life, non se ne parlasse?

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