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Rubrica di Emanuela Medi
 

Enoturismo , distillazione, scorte in cantina. La crisi tocca tutti

Ripartire ora più che mai e ripartire anche  dall’enoturismo visto che il 2019 è stato segnato da  15 milioni di presenze( +6,74%)  con un fatturato  di ben 2,65 miliardi di euro. Numeri che secondo il rapporto dell’associazione Città del Vino smarcano il 2019 da un buon 2018 ma che non  sono in grado di confermare cosa avverrà nei prossimi mesi.

Con la riapertura tra le regioni  e dei  collegamenti con l’estero si spera nel ritorno del turismo : non mancheranno momenti di incertezza ma l’associazione forte di suoi 500 soci non demorde e vuole ricominciare con adeguate condizioni ,misure sanitarie e il supporto del settore agro-alimentare-gastronomico “Ormai la cultura dell’enoturismo si è diffusa” è il commento del presidente Floriano Zambon “e quanto è successo in questi mesi non ci deve mettere nelle condizioni di fermarci. In questo momento, abbiamo bisogno di strumenti regionali e nazionali: l’appello è affinché i contributi siano tempestivi e le risorse siano condivise con il territorio e investite soprattutto sulle infrastrutture sia fisiche sia digitali”

Già ripartire ma tireranno l’enoturismo i piccoli comuni con 5 mila abitanti  veri pezzi di storia, arte e cultura, faranno da traino le cantine che tra i tanti problemi sono  piene di scorte di vino. Scorte in Veneto, Sicilia, e Abruzzo con sensibili calo di prezzi che se non verranno consumate rischiano di essere declassati .

Ma quali sono le attività più premiate nelle cantine:  nel sondaggio proposto da Città del Vino sono la vendita diretta (96,43%), le visite per degustazione (96,43%), le visite in cantina (96,43%), le visite al vigneto (86,90%) e gli eventi in azienda (71,43%). Sono ancora poco praticate la partecipazione alla vendemmia, la ristorazione, il pernottamento ed eventuale galleria-museo del vino in azienda. COME HA SOTTOLINEATO DONATELLA CINELLI COLOMBINI PRESIDENTE DLLE DONNE DEL VINO 

“Il comparto del turismo si rimetterà in moto se la parte vino farà da locomotore, soprattutto a Montalcino, dove il 33% delle persone lavora proprio in questo comparto. La ripartenza passa, però, dall’unione pubblico-privato: ci vuole un forte impegno istituzionale, anche usando canali radio-televisivi pubblici, oltre che accordi con grandi player del turismo. C’è bisogno del lavoro di tutti e c’è bisogno di fare in fretta.

Dal lato cantina, la nuova offerta, deve essere focalizzata sul mettere in sicurezza le visite: vanno separate le aree per i turisti e quelle di chi lavora in cantina. E va intensificato l’uso della tecnologia: le visite devono essere prenotate. Infine, bisogna rivedere gli orari: non possono essere quelli da impiegatizzi che sono in vigore oggi. I turisti arriveranno soprattutto nei week-end e noi dobbiamo essere pronti, intensificando le attività all’aperto: dopo essere stati chiusi in casa a guardare il cemento, oggi più che mai i visitatori hanno bisogno di fare sport e rigenerarsi con il panorama.” Un poco complicato, tante cantine hanno rinunciato E per quanto riguarda la distillazione tanto invocata come soluzione: prezzi troppo bassi pari a 25-30 centesimi il litro, -dicono i viticoltori- non ripagano nemmeno le spese  Così’ non si distilla e rimangono le giacenze in cantina. E i 100 milioni destinati per la vendemmia verde ? non c’è alcuna garanzia che risolvano il problema. Insomma tanta crisi.

Stefania Bortolotti, giornalista

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