Si, e si trova ad Arquà Petrarca, piccolo paese dei Colli Euganei a pochi chilometri da Parma. In questo paese si coltiva il” giuggiolo” un alberello dai rami contorti che i Veneziani importarono dall’Oriente. Ancora oggi alla metà di ottobre viene celebrata la festa del giuggiolo per la completa maturazione dei suoi frutti dalla polpa dolce di colore biancastro, grandi come un’oliva e all’esterno di colore rosso bruno . Gli abitanti dei Colli Euganei hanno creato un liquore dall’ottimo sapore che hanno battezzato con il nome” brodo”, da qui il temine” brodo di giuggiole” a significare bevanda piacevole che manda in solluchero. Gli abitanti di Arquà hanno fatto di più aggiungendo mele cotogne, uve, melograno e frutti di fine autunno per creare dolci, confetture cioccolatini ..Alcuni dicono che il successo di questo liquore creato dalle giuggiole macerate mescolate con altri frutti( il brodo) derivasse dal fatto che in passato venivano aggiunti degli oppiacei..
Che il giuggiolo abbia una storia antica ce lo dice Erodoto che ne parla facendo assomigliare per dolcezza i suoi frutti ai datteri. Nei Paesi Arabi le giuggiole venivano utilizzate per combattere l’insonnia e anche guaritori greci e fenici ne facevano uso per decotti arricchiti da datteri e fichi secchi fino al cinquecento quando molti medicamenti erano a base di giuggiole. Insomma un albero delicato, raro certamente particolare per biodiversità. Dai frutti..be lo dice il brodo.
Fonte: ” la storia di ciò che mangiamo” di Renzo Pellati