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Rubrica di Emanuela Medi
 

Factoring, un’opportunità per il mondo del vino

Che il Covid 19 abbia fortemente penalizzato molte aziende vitivinicole e non solo,  in affanno per carenza di liquidità è un fenomeno purtroppo in costante  e pericolosa crescita: il factoring si presenta  tra gli strumenti più interessanti e vantaggiosi per le aziende che vi fanno ricorso in particolare per quelle già in situazione di crisi. Domanda banale ma doverosa, che cosa è il factoring: in pratica un contratto con il quale un’impresa cede a una società specializzata i propri crediti attuali e/o futuri, in cambio di rapida liquidità con  l’amministrazione e gestione del credito ceduto , l’incasso e l’anticipazione dei crediti prima della scadenza.   

Tra le prime società ad operare con il sistema di factoring troviamo GENERALFINANC S.P.A,  nata nel 1982 di cui è Amministratore Delegato Massimo Gianolli, che anticipando i tempi , mette a punto” questa forma di finanziamento complementare- dice-  al credito bancario che si realizza mediante  l’anticipazione dei rediti( legge sul factoring  n.52/91), cui  si affianca la gestione degli stessi. L’operazione – sottolinea l’AD-consente all’impresa di avere liquidità immediata  e quindi di ottenere la smobilitazione del circolante , e delle riduzioni in tempi brevi delle insolvenze.”

GENERAFINANCE che nel tempo si è evoluta e ramificata in molteplici attività fornisce tutte le competenze necessarie per un supporto finanziario all’impresa in crisi  con l’obiettivo di risanare la stessa. Che il factoring sia il core business dell’attività finanziaria di Massimo Gianolli, non vi sono dubbi dato che  il valore economico dello stesso è di 250 miliardi di euro( dati AssifCT) in piena espansione, vista la necessità di credito per piccole e medie aziende che ne hanno particolare bisogno in un momento ,delicato come l’attuale, di rilancio dell’economia del pase dove per altro i modelli tradizionali è probabile non  saranno in grado di offrire risposte e soluzioni efficienti e rapide.  

Con lui  alcune  considerazioni sul momento certamente non facile nel mondo del vino

“ Dobbiamo distinguer e-dice -due macroaree: quello  legato ai vini di media -bassa qualità che  sono presenti nella  grande distribuzione e quelli di alta qualità il cui canale previlegiato  è l’Horeca . La prima ha tenuto in numero e non certamente sui prezzi che sono crollati, la seconda è bloccata ed è tutt’ora un disastro. Tutto sta  ripartendo con un danno stimabile attorno il 20% del mercato, ma la ripresa potrebbe avvenire alla fine del  2021 con un recupero per tutte le aziende attraverso quel mix di opportunità che potrebbero esserci da oggi alla fine del 2021. Teniamo conto- sottolinea ancora Gianolli- che ancora non è finito lo tsunami Covid-19 e capire quando potremo ritornare alla normalità sui mercati esteri, non è facile, sicuramente però da settembre proprio dal mondo orientale assisteremo ad una  ripresa dei mercati che mi auguro prosegua nei mesi successivi”

Ma l’alta  fascia chiedo, ne esce così male?

“E’ vero che siamo i più danneggiati ma è anche vero che l’alta fascia è come l’oro, se accantonato acquista di valore : non è un problema patrimoniale ma di cassa quindi   le necessità delle  aziende è di superar questo periodo attraverso iniezioni di cassa a  causa del crollo del fatturato che in alcuni casi si è azzerato .Per La Collina dei Ciliegi il danno ha avuto un moltiplicatore perché non è solo la cantina che viene dall’Horeca ma è la cantina che viene dal ristorante chiuso per tre  mesi come tutta la struttura. Direi un danno ma anche un’opportunità per aver messo in campo tutta una seri di azioni all’interno dell’azienda per recuperare velocemente quanto perso.”

 Non manca certo l’iniziativa al patron dell’azienda vitivinicola che  alla già rodata visita nella barricaia con degustazione, al volo in elicottero sui Monti della Lessina e dintorni,  mette in campo passeggiate in e-bike, escursioni in carrozza con cavalli, passeggiate in calesse e a piedi tra i vigneti con pic nic fornitissimo,   costruzione di un campo di calcetto, campo da tennis, due  yacuzi  con solarium sul tetto della barricaia . E’  la prova tangibile che l’enoturismo  si può fare  qui tra i filari dei vitigni autoctoni della Valpolicella meglio della Valpantena: Corvina, Corvinone, Teroldego. Rondinella per un insuperabile Amarone( uno spettacolo il 2015! In attesa  del supertuscan veneto blend di Corvina e Teroldego.)” E’ la prova tangibile-sottolinea Massimo Gianolli- che il vino non deve fermarsi in cantina ma entra in un progetto di Lifestyle  legato alla natura .La  gente dopo il lockdown ha bisogno  di aria, di cose pulite, di campagna e noi siamo in grado di offrire tutto questo”.

Ma torniamo alla Collina dei Ciliegi impresa vitivinicola,tutto bene quindi? ”Non proprio dice l’ad dell’azienda, siamo partiti bene, poi ci siamo fermati con un fatturato che è la metà dello scorso anno. Ma io sono positivo penso che riprenderemo con un rush finale a partire da settembre sulla base di tanti elementi come la vendemmia del 2019 che caratterizzata da forti escursioni termiche e un ottima maturazione fenolica, ci darà vini di spiccata eleganza, con tannini maturi, buona acidità,( una costante delle nostre produzioni) complessità e morbidezza  per prodotti di buon equilibrio dal lungo invecchiamento in bottiglia.  La vendemmi 2020 anche se si presenta  capricciosa per il tempo variabile non dovrebbe darci sorprese per la grande qualità messa[U1]  in campo -Al momento la proprietà è composta da 53 ettari, vitati 30, in fase di ulteriore  preparazione del terreno, tre ettari :quindi l’impianto entro la primavera del prossimo anno diventerà si 33 ettari raggiungendo la dimensione che ci eravamo prefissati

Come entra la finanza nel tuo mondo del vino chiedo:  “ Io lo definisco un connubio meglio una convivenza sinergica tra il mondo della finanza e quello vitivinicolo. Sono due realtà non in antitesi perché l’alta finanza vive di relazioni e  questo è un luogo di relazioni,  di eccellenze che virtualmente  e virtuosamente  possono collegarsi qui o anche a Milano   dove abbiamo dedicato un piano alle cene, agli incontri e alle degustazioni. E’ un filo conduttore che credo  porti  la qualità della vite e della terra nel mondo della finanza e l’apertura mentale e l’esperienza  di questa a vantaggio della terra, quindi credo sia un connubio felice che nel mio caso sta[1] sollevando   un notevole interesse”

Emanuel Medi, giornalista, sommelier

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