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Rubrica di Emanuela Medi
 

Food&Science Festival: 20.000 presenze a Mantova per conoscere la scienza

Grande successo di pubblico con oltre 20.000  presenze a Food&Science l’evento che per tre giorni dal 17 al 19 maggio ha popolato le strade di Mantova per conoscere e partecipare ai numerosi incontri proposti da questa manifestazione che ogni edizione cresce in popolarità e visibilità.

Non solo cibo protagonista della nostra evoluzione ma anche agricoltura, ricerca scientifica, genetica agraria,  alimentazione, scienza in cucina, miti e leggende: tanti gli end point di Food&Science il cui obiettivo è di gettare un seme utile alla crescita culturale del paese.  200  eventi tra conferenze, mostre, laboratori spettacoli con più di 100 ospiti, attività di scoperta del territorio e una mostra mercato per scoprire la scienza.
Finalmente qualcosa di nuovo, vivace, intelligente, pieno di entusiasmo nel mondo della scienza  e dell’agroalimentare” Mai come quest’anno ha detto Alberto Cortesi Presidente di Confagricoltura Mantova il pubblico è stato partecipe. Questo ci permette  di constatare un’importante verità che la scienza, quella aperta a tutti ha bisogno  di manifestazioni simili per farsi largo ed essere accolta positivamente”.  Food%Science  è un evento organizzato da Mantova Agricola, con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, della  Regione Lombardia, del Comune di Mantova e della Camera di Commercio di Mantova.  Un caleidoscopio di proposte, idee, esperienze  spiegate dai tanti esperti accorsi alla  corte  dei Gonzaga ritornata come secoli fa, luogo di cultura.

Ma  perché e in che modo la ricerca scientifica è il grande supporter dell’agricoltura: se ne è parlato in apertura della manifestazione, in una tavola rotonda presenti in sostituzione del Ministro Marco Centinaio, il Sen Gianpaolo Vallardi Presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Massimiliano Giansanti Presidente Nazionale Confagricoltura e Michele Morgante dell’Istituto di Genomica Applicata di Udine  e il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi “L’agricoltura ha avuto tre grandi rivoluzioni: la prima quando è passata dal lavoro manuale alla meccanizzazione , poi è arrivata la seconda rivoluzione: la chimica che ha anch’essa aumentato la produzione e il reddito, oggi siamo nella terza rivoluzione che è quella digitale sintesi delle prima due. Questa rivoluzione consentirà di produrre sempre meglio e di più a fronte di una crescita demografica impressionante, come? attraverso l’utilizzo di sensori, di droni, di tutto quello che è l’agricoltura di precisione che potendo anche attraverso i satelliti anticipare alcuni eventi climatici non potrà che avvantaggiare la stessa” .
”Agricoltura, cibo, genetica,”  La recente presa di posizione del’attuale Governo, come del precedente- ha osservato il genetista Michele Morgante–  e di altri paesi europei a favore  di un revisione dell’attuale normativa sugli  OGM, ha riacceso molte  speranze sulla possibilità di utilizzare le nuove tecnologie di miglioramento genetico come l’editing e la cisgenesi che prevede il trasferimento di geni presi  dalla stessa specie in cui li vado ad inserire. Tecniche che non possono essere equiparate oggi agli OGM perche portano delle modificazioni sostanzialmente diverse . Il vantaggio per l’agricoltura è evidente – soprattutto in previsione dei cambiamenti climatici”.  Insomma un No che si è trasformato in NI” ma ci vuole tempo”- conclude con molta filosofia Michele Morgante-per arrivare al SI.

E la politica?” Non sta alla finestra- ha detto Gianpaolo Vallardi  Presidente della Commissione Agricoltura del Senato, in rappresentanza del Ministro Marco Centinaro:” il momento è molto delicato, molti si e tanti no ma io stesso, e interpreto anche la posizione del Ministro, siamo favorevoli per questa direzione e cioè alla introduzione sempre controllata delle nuove tecniche  genetiche  per migliorare la qualità dei nostri prodotti  già conosciuti tali a livello internazionale” .

Tecnologia e ricerca, oggi parliamo di pomodoro:l’innovazione salva la tradizione

A parlare di pomodoro il cui DNA è stato identificato da tempo è stato  Alessandro Vitale del CNR- Istituto di biologia molecolare delle piante a Milano   “Una recente ricerca internazionale  sul genoma del pomodoro è stata molto importante.  I pomodori attuali, dice il biologo, hanno molte caratteristiche positive ma è possibile che si sia perso qualcosa di utile che esisteva nel passato.  Con le grandi possibilità di sequenziamento dei genomi di adesso  è possibile sequenziale i genomi di tante varietà alla ricerca di ciò che di buono è stato perso. Per esempio nel pomodoro il sapore può essere peggiore nelle varietà attuali.
Ricreare un pomodoro come era all’origine è un’operazione fattibile con le nuove tecniche di genoma editing (correzione del genoma) ed è molto interessante  perché molti pomodori attuali hanno perso, in migliaia di anni di cambiamenti, sapori o altre caratteristiche positive che erano presenti insieme a quelle negative delle varietà selvatiche.
Queste ancora esistono nelle banche dei semi, sulle Ande, così come in Turchia si trovano varietà  selvatiche dei progenitori del frumento, il mais in Messico, il riso in Estremo Oriente.
Varietà che non sono adatte per svariati motivi all’uso alimentare e alla coltivazione,  ma hanno i genomi ancestrali da cui pescare quel qualcosa che nel miglioramento genetico si è perso.  Sequenziando i genomi di queste varietà selvatiche in modo da identificare il gene che ci interessa lo possiamo correggere nella varietà moderna  con innegabili  vantaggi  a partire dai profumi persi e dalla robustezza della pianta. Il pachino rimarrà pachino solo che sarà migliore perché l’identità della varietà non è cambiata. In questo modo non si produce una nuova varietà e si evitano dunque anche i problemi commerciali dovuti alla produzione di nuove varietà tramite incroci classici che comportano il cambiamento del nome della nuova varietà ottenuta.

Giochi da scienziati, è stato chiesto nel dibattito che è seguito alla presentazione della nuova ricerca?  “Sulla utilità di  queste tecniche che hanno suscitato paure e molte domande insoddisfatte – ha voluto specificare Alessandro Vitale -dobbiamo fare una considerazione. La popolazione umana continua a crescere, il problema è serio perché naturalmente non si può imporre il controllo delle nascite, e deve essere considerato che abbiamo 0,2% ettari di terreno coltivabile a testa pari a 50per40 metri a individuo: sono molto molto pochi se coltivati individualmente o solamente in piccole estensioni.
Abbiamo bisogno anche di grandi estensioni che non piacciono a molti ma nelle quali si producono enormi quantità di frumento, di riso e di mais; poi ci sono le coltivazioni locali più piccole che contengono varietà diverse  utili per specifiche zone. Si possono fare tante cose per continuare a migliorare l’agricoltura e tra queste utilizzare la genetica per salvare la biodiversità e produrre di più senza abbandonare nessuna  delle possibili opzioni”.

Emanuela Medi, giornalista scientifica

 

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