Le foreste coprono il 31% delle terre emerse e garantiscono la vita sul pianeta, producendo oltre il 40% dell’ossigeno atmosferico. Sono habitat per l’80% della biodiversità terrestre, in cui abitano milioni di specie in gran parte ignote alla scienza, compresi virus, batteri, funghi e molti altri organismi, anche parassiti, che vivono in equilibrio con l’ambiente e le specie con le quali si sono evoluti.
Le foreste forniscono un’infinità di servizi alla vita sul pianeta, fra cui non ultimo la protezione della nostra salute. Agiscono, infatti, come un vero e proprio antivirus ma come denuncia nel suo ultimo report il WWF , i cambiamenti di uso del suolo e la distruzione di habitat naturali come le foreste sono infatti responsabili dell’insorgenza di almeno la metà delle zoonosi emergenti, ovvero nuove patologie trasmesse dagli animali all’uomo.
La distruzione delle foreste espone infatti l’uomo a forme di contatto con nuovi microbi tramite le specie selvatiche che li ospitano. Il cambiamento di uso del territorio come le strade di accesso alla foresta, l’espansione di territori di caccia e la raccolta di carne di animali selvatici (bushmeat), oppure lo sviluppo di villaggi in territori prima selvaggi, hanno portato la popolazione umana a un contatto più stretto con nuovi virus, che essendo facilmente soggetti a mutazioni si adattano bene e velocemente a nuove condizioni e a nuovi ospiti, uomo incluso.
Ad esempio, nelle foreste incontaminate dell’Africa occidentale vivono alcuni pipistrelli portatori del virus Ebola, poi trasmesso agli umani. Allo stesso modo, l’ingresso in foreste un tempo intatte da parte di comunità umane, sempre in Africa, ha aumentato i contatti diretti o indiretti con serbatoi di malattie come la febbre gialla (che viene trasmessa, attraverso le zanzare, a partire da scimmie infette) e la leishmaniosi. Anche l’HIV (Human Immunodeficiency Virus) si è adattato all’uomo a partire dalla variante presente nelle scimmie delle foreste dell’Africa Centrale.
Raggiunto l’ospite umano, si è poi potuto diffondere attraverso la trasmissione diretta uomo-uomo, determinando così l’attuale diffusione globale dell’AIDS, che ha contato più di 35 milioni di morti ad oggi.
Sembra ormai sempre più accreditata l’ipotesi che il nuovo coronavirus sars-CoV-2 responsabile della Covid-19 arrivi proprio da loro i pipistrelli il cui sistema immunitario è molto forte per cui i virus i più cattivi e particolarmente efficienti ,di cui sono portatori non li fanno ammalare ma diventano letali per l’uomo se possono compiere quello che viene definito” salto di specie” passare all’uomo, ma per fare questo è necessario un terzo incomodo, spesso un animale.
Ma allora come proteggersi? E torniamo alla ricerca del WWF: lasciare che questi animali vivano nel loro ambiente in quanto selvatici e tali devono rimanere ed evitare comportamenti umani come mangiare carni particolari come i serpenti( probabili portatori intermedi del Covid-19) o non fossero allevati maiali, polli in condizioni igieniche discutibili, è probabile che l’uomo non verrebbe in contatto con i super-virus dei pipistrelli.
E’ evidente quindi come in una foresta naturale, ricca di biodiversità, i virus responsabili di numerose malattie che riguardano l’uomo vivono in equilibrio con l’ambiente e con le diverse specie animali presenti, mentre in territori deforestati o dove la foresta è stata degradata o frammentata questi stessi organismi hanno più occasioni di diffondersi generando epidemie.
Claudio Chiricolo Fonte WWF