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Rubrica di Emanuela Medi
 

“Forse non tutti sanno che in Italia…” il nuovo libro di Isa Grassano (Newton Compton Editori)

Giornalista, gira il mondo occupandosi di viaggi di cui ne parla in numerose testate come i Viaggi di Repubblica, Marco Polo, Viaggi di Gusto, ma prima di tutto viene il nostro Paese per il quale ha scritto moltissimo. Passione vera, curiosità, amore per i tanti tesori di un’ Italia ancora poco conosciuta, Isa Grassano si è caricata di questo forse ingrato compito di testimoniare un “Ci sono anche io: venite..”

Si ci sono anche io – dice la giornalista – e vi porto alla scoperta di quello che avete accanto e che forse non vedete. Ci sono tanti modi per viaggiare, personalmente sono contraria ai Google map, alle guide digitali, al navigatore che semplificano tutto portandovi direttamente sul posto che volete visitare. Io non ho senso dell’orientamento , amo perdermi, girare, chiedere, fermarmi a parlare con la gente : solo così si respira l’aria del luogo, si percepiscono gli umori, si conoscono piccole curiosità, storie inedite raccontate nei bar del paese ..E la memoria dove la mettiamo? Chiedo. Personalmente ho pochissima memoria ma per me è un fatto positivo perché ricordo solo le cose che mi hanno emozionato, il viaggio deve essere un’emozione e il ricordo emozionale è quello che mi gratifica maggiormente”.

Emozione partecipata, ne parli spesso, cosa vuol dire?

La partecipazione è il grande segreto di un viaggio affinchè non rimanga una cartolina o peggio un insieme di selfie. Poter fare la pasta all’uovo con una donna del paese, coltivare, anche per una giornata, un pezzo di orto, vedere una vendemmia dal vivo, sedersi al bar in silenzio e ascoltare: questa è partecipazione che dà emozione e ricordi. Lo hanno capito le agenzie di viaggio, le piccole amministrazioni locali che organizzano appunto, momenti di partecipazione. Viene poi il passa-parola .. meglio per me di Facebook, Twitter, perché vero, condiviso. Lo hanno capito i privati, meno le Istituzioni Pubbliche che però stanno cambiando e parlo di molte esperienze sensoriali museali, di percorsi notturni guidati”.

Parliamo di vino, alcune storie sono incredibili come la “ Vigna di Leonardo da Vinci, a Milano”

L’autore della Gioconda proveniva da una famiglia di vignaioli e il vino rientrava tra i suoi molteplici interessi. Nel 1498, come segno di riconoscenza per i vari servigi e soprattutto per l’affresco dell’Ultima Cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, Ludovico Maria Sforza duca di Milano, regalò a Leonardo, una vigna, di forma rettangolare, collocata dietro la sua abitazione, la casa degli Attelani. Quando a Milano arrivarono i Francesi, Leonardo lasciò la città per rifugiarsi a Mantova e nell’inverno del 1500 affittò la vigna a messer Pietro di Giovanni da Oppreno il cui figlio – si dice – fosse l’amante del grande maestro. La storia si complica con vari assegnamenti fino a che viene definitivamente restituita a Leonardo nel 1507 per volere di Carlo D’Amboise. Seguirono molte altre spartizioni, e assegnamenti,ma finalmente- dopo secoli- il colpo di scena: nel 2015 in occasione di Expo, la fondazione Portaluppi e gli attuali proprietari della Casa degli Attelani hanno finanziato una ricerca che ha portato a individuare i camminamenti che regolavano le tracce geometriche degli antichi filari. Non solo, un team di enologi ha riprodotto il vitigno coltivato fin dal 1500: uva di Malvasia di Candia Aromatica. La vigna di Leonardo è rinata, almeno in minima parte, secondo i filari originali e chissà, un domani, con il medesimo nettare dei tempi di Leonardo”.

Emanuela Medi

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