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Rubrica di Emanuela Medi
 

Franciacorta: quando c’è la squadra

Ci voleva la rivoluzione geologica dell’era Secondaria e Terziaria per formare quel piccolo gioiello di natura che è la Franciacorta di oggi.

I depositi morenici  che si sviluppano lungo l’anfiteatro Sebino costituito da colline a cerchio in modo concentrico, rispetto il lago d’Iseo,  si sono formati almeno 5 milioni di anni fa, a seguito della discesa dei ghiacciai  dando luogo appunto, alla matrice morenica dei suoli. Una doverosa e speriamo non noiosa spiegazione geologia perché è proprio questa matrice morenica che caratterizza le numerose rocce  costituite sia da calcari marnosi di colore dal grigio al bianco, che delle arenarie grigie e compatte. Lo scioglimento dei ghiacciai ha completato l’opera con i caratteristici depositi alluvionali per raggiungere l’attuale stratificazione pedologia. Come in tutti i terroir italiani la loro caratterizzazione morfologica, pedologica e climatica conferisce l’imprinting dei vigneti e dei vini di cui sono espressione.

Suoli importanti, ricchi di Sali minerali che conferiscono ai vini di Franciacorta grande mineralità, sapidità, corpo e struttura. Note fresche, di frutta, macchia mediterranea, balsamicità, la famosa crosta di pane più o meno accentuata, la leggera speziatura e tannicità data quest’ultima dalla presenza del Pinot Nero, non fanno che arricchire un corredo olfattivo e gustativo per sua natura complesso.

Le tre Maestà Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero giocano e si rincorrono in percentuali, dosaggi dalle mille sfumature e le cuveè cui concorrono decine di uve, vengono sapientemente assemblate in cantina, quasi in penombra dallo Chef du Cave. Magia, alchimia o più semplicemente passione, professionalità, sensibilità di colui su cui pesano tante responsabilità. E’ palpabile e percepibile, girando per queste cantine che nulla hanno da invidiare alle grandi maison francesi e nei vigneti, il senso di attesa che accompagna ogni momento del percorso del vino.

Attesa per la qualità dell’uva, attesa alla maturazione, attesa per quello che in vigna potrà essere il vino dopo anni di fermentazione, sempre costante nella qualità

Franciacorta ha tempi lunghissimi di affinamento per garantire il massimo di sé. Non si aggiunge zucchero, i lieviti sono ridotti al minimo: meglio che lavori la natura. Il dosaggio zero  raffinato e legante non trova competitori nemmeno in Francia, il colore giallo paglierino squillante è segno di buona salute, le riserve, i millesimati, i saten hanno avuto importanti riconoscimenti addirittura da Robert Parker, il guru della comunicazione per la Cuvee Annamaria Clementi 2006 tra i migliori 50 vini del mondo nel 2015.

Ma Franciacorta è molto altro ancora: innanzitutto il Consorzio costituito il 5 Marzo del 1990 per garantire e controllare il rispetto della produzione del vino, prodotto esclusivamente con il metodo della naturale rifermentazione in bottiglia. Il Franciacorta nel 2002 può essere designato con la sola parola “Franciacorta” per la fama raggiunta, senza altra aggiunta, senza la DOCG.

Un gioco di squadra compatto e disciplinato in cui tutti i  produttori – al momento 116 – grandi e piccoli, si riconoscono con le stesse regole e il medesimo spirito di imprenditori.

Nascono imprenditori: Moretti, Zanella, Bonomi, Berlucchi, Cavallotti, Gatti, con la testa che progetta e  guarda in avanti, attenti alla economia e ai bilanci: pensano in grande e realizzano in grande.

Un numero: la produzione dell’intero consorzio in sei anni è passata da 9 a 16,5 milioni di bottiglie, con una certificazione al 70% di produzione biologica. Un unicum, nel panorama mondiale che non potrà mai raggiungerei i grandi numeri dello champagne francese, ma che ha ancora molto da dire in numeri e qualità.

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