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Rubrica di Emanuela Medi
 

Hosteria: la sfida della famiglia Bonzano

Rosso da uve Pinot Nero e Barbera, fresco, potente, avvolgente, piacevole a bersi: prima annata in commercio il 2017, Hosteria vuole fare “amicizia” con tutti, ma soprattutto sembra dire, complice un’etichetta moderna e da effetto visivo “qui non si discute: sono il riscatto del Monferrato dal gusto internazionale, per un ampio pubblico ”.

Un vino, un progetto anche una sfida ponderata e voluta dai fratelli Enrico, Stefano, Massimo Bonzano imprenditori, leader nella produzione di pannelli in legno e dal 2009 produttori  vitivinicoli di Casale Monferrato (AL). Ma la passionaria del vino è Simonetta Ghia moglie di Enrico Bonzano, la prima  che ha creduto nella capacità vinicola della Tenuta della Mandoletta (8 ettari di vigna) e che ha coinvolto tutta la famiglia nel progetto nato dalla collaborazione con  Donato Lanati, l’enologo che ha fatto del vino una scienza.  Raggiunta per telefono Simonetta Ghia con la gentilezza dal tratto piemontese non nasconde la sua soddisfazione e parla con franchezza  dell’impegno per affermare e posizionare il  progetto di Bonzano vini volto a valorizzare il territorio del Monferrato Casalese.

“Molte cose sono cambiate- dice l’imprenditrice- da quando mia nonna – vissuta fino a 94 anni – beveva il dupiliter (doppio litro) la Barbera del Monferrato frizzante e beverino. Oggi si beve molto meno e certamente di maggiore qualità ma ancora i produttori Monferrini che da generazioni producono vino,non riescono a capire che la loro terra ha grandi potenzialità e che molte cose vanno cambiate a partire dai prezzi troppo bassi: una politica che non avvantaggia nessuno”

Hosteria è un vino nato a tavolino?
“È nato dal felice incontro con Donato Lanati: noi volevamo un vino diverso, lui realizzare un progetto: dimostrare che un grande territorio come il Monferrato ha con un potenziale vinicolo ancora inespresso.  Ci ha guidati per mano, dalla scelta dei vitigni, la Barbera appunto, vitigno autoctono e l’internazionale Pinot Nero ma anche lo Chardonnay e il Sauvignon.  Ha identificato le zone o parcelle di uno stesso vigneto più adatte per impiantare tutti i nostri vitigni – ricordo era il 2009 – e onestamente mi hanno incantata la raccolta di tutti quegli elementi di qualità che la natura è in grado di offrire come: aromi, antociani, polifenoli, PH, acidità che vanno costantemente verificati e misurati. Una scienza la sua riconosciuta a livello internazionale “

Ma che cosa ha Hosteria di diverso? Il ricorso a Donato Lanati era inevitabile.
“Questo vino non è il frutto di un assemblaggio tra la Barbera e il Pinot Nero- dice l’enologo- è piuttosto l’incontro di molecole che si sono riconosciute e fuse con un legame intimo e direi perfetto, armonico tra gli antociani della prima con la potenza dei tannini del secondo.  Hosteria è l’espressione di due interpretazioni date da due diversi vitigni cresciuti nello stesso territorio. Ogni territorio ha un suo DNA che cambia e che viene interpretato dalla presenza di vitigni anche diversi tra loro.  Hosteria ha due anime, quella tradizionale del Monferrato attraverso la Barbera e l’anima internazionale tannica del Pinot Nero che si sono incontrate.  Per cui- sottolinea ancora Lanati- questo vino ha una sua particolare lucentezza, piacevolezza, freschezza, potenza che si sente in bocca tale da renderlo unico, diverso dagli altri rossi e non solo del Monferrato “.

Un vino nato dalla consapevolezza che il genius di un territorio potesse avere diverse interpretazioni. Un messaggio raccolto da Simonetta Ghia e da lei fortemente voluto” Ci siamo capiti al volo, continua la responsabile dell’azienda, sommelier e studentessa del corso “ Mastro Cantiniere” attivo dal secondo anno presso l’Istituto Agrario  Luparia di San Martino  di Rovignano (tra i docenti il dott. Lanati e la dottoressa Marchi di Enosis). Lanati – dice ancora Simonetta Ghia – ha apprezzato  lo spirito imprenditoriale della mia famiglia con il cuore nel Monferrato ma con la testa rivolta all’estero abbiamo 2000 ettari di pioppeti nel mondo e siamo leader nel settore industriale del legno, lui  con lo stesso attaccamento a questa terra patrimonio UNESCO , ma con una conoscenza del mondo dei vini e del loro futuro derivata dalla sua vasta esperienza come consulente all’estero in paesi come la Georgia,Svizzera, Bulgaria, Kazakistan e Cile.”

Tutto facile chiedo?
non direi proprio- dalla presentazione il 6 aprile con la degustazione di 4 dei 7 vini della cantina, annata 2017, la prima prodotta dall’azienda, al Vinitaly è tutto un correre da una enoteca all’altra, da un ristorante importante a uno meno: anche solo per dire ”ci siamo anche noi”. E loro i monferrini? “Direi incuriositi, timidi, molto cauti nei confronti di Hosteria che certamente è una novità: forse solo per come si presenta nella sua veste grafica che sta ottenendo molti estimatori”.

Parliamo della Tenuta della Mandoletta
“Una tenuta che ha avuto diversi proprietari dalla famiglia Vitta, appartenente alla famiglia ebraica di casale Monferrato per passare nel 1898 a Giuseppe Raffaele che incarica l’architetto Giuseppe Archinti di trasformare completamente la residenza. I vigneti che circondavano l’abitazione vengono espiantati per altre coltivazioni fino all’arrivo della nostra famiglia, originaria del Monferrato. Abbiamo prima effettuato lavori importanti di recupero della dimora successivamente dei giardini, in ultimo dell’impianto delle vigne”.

6 etichette di cui 2 in fase di affinamento in cantina
“Tutti i vini hanno nomi dialettali o che richiamano personaggi del territorio:Gajard – Gagliardo, una Barbera del Monferrato DOC- Armognan che in dialetto significa albicocca, un Monferrato Bianco DOC- Hosteria– Monferrato rosso DOC- Meridiana Rosato e 2 selezioni: Metodo Classico Brut Mandoletta, Bruno Bonzano Barbera del Monferrato Superiore DOCG”.

Emanuela Medi, giornalista

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