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Rubrica di Emanuela Medi

Non c’è Pasqua senza le uova, ma perché questa tradizione?  L’uovo è un simbolo di vita e rinascita nella maggior parte delle religioni, attributo che ha in virtù della sua forma rotondeggiante, senza inizio e senza fine. Nel Cristianesimo questa simbologia si arricchisce di significati legati a Cristo, che vince la morte e ricomincia una nuova vita. Per celebrare la Resurrezione infatti i primi cristiani erano soliti distribuire tra i fedeli un cestino di uova benedette dopo il pranzo pasquale. Non stupisce ritrovare le uova all’interno di un altro alimento che viene preparato per l’occasione: i pani della Pasqua.

Anche il pane è strettamente connesso alla figura del Cristo, lo ritroviamo infatti in alcuni celebri passi del Vangelo, quali la moltiplicazione dei pani e dei pesci e l’Ultima Cena, episodio che viene rievocato ogni volta che si celebra il sacramento eucaristico. Il connubio di questi due simboli sacri si ritrova in diverse tradizioni culinarie europee ma è nella nostra Sardegna che si è espresso al suo meglio, più precisamente nei pani con uovo di Alghero (un ottimo prodotto a base di farina di semola, finemente decorato con frastagliature e spirali) e di Ittiri, dove il pane che accoglie l’uovo (ancora chiuso nel suo guscio a simboleggiare il Santo Sepolcro) è modellato a forma di colomba.

Una menzione speciale merita il golosissimo casatiello campano, una ciambella di pane, ripiena di salame, uova sode, ciccioli di maiale e provolone che a Pasqua viene guarnito con le uova intere prima di essere infornato.

Ma non è solo l’uovo a fare il pane di Pasqua: a Francoforte possiamo trovare delle vere e proprie sculture di pane di grano duro a forma di agnello (insieme alla colomba, l’animale simbolo di questa festa) che portano al collo dei nastri che permettono di identificare il produttore.

In Inghilterra il pane si arricchisce di cannella e uvetta per diventare una tonda pagnotta dolce sormontata da una croce, che durante la Settimana viene consumata a colazione spalmata di burro e marmellata.

Matilde Scuderi, Giornalista

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