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Rubrica di Emanuela Medi
 

I polifenoli: attori delle proprietà salutistiche del tè

Il tè è la seconda bevanda più consu- mata a livello globale, dopo l’acqua, con circa due miliardi di tazze bevute ogni giorno nel mondo. Molto ricco di flavonoidi, un gruppo di sostanze di natura polifenolica, il tè contribuisce in modo rilevante all’apporto giornaliero di antiossidanti con la dieta, soprattutto nei paesi asiatici e in Gran Bretagna, dove il suo consumo può raggiungere le sei tazze al giorno.

Infatti, l’infusione in acqua bollente delle foglie e/o dei germogli, trattati in modo diverso per ottenere tè verde o bianco,  oolong,  tè nero, estrae caffeina, minerali (tra cui potassio, magne- sio, zinco, fluoro) e, appunto, polifenoli. La composizio- ne delle foglie di tè, che è piuttosto complessa, dipende dalle caratteri- stiche del terreno di coltivazione per quanto riguarda la presenza di mine- rali e dalla lavorazione per quanto ri- guarda invece il contenuto di polifenoli. Infatti, le foglie e i germogli utilizzati per ottenere le diverse tipologie di tè utilizzate nel mondo provengono da un’uni- ca pianta tropicale, la Camellia sinensis che, per facilità di coltivazione, viene oggi mantenuta ad arbusto o alberello. In natura, invece, può raggiungere i due metri di altezza.

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La lavorazione determina il tipo di tè che verrà ottenuto. Il tè bianco e verde si ottiene da foglie e germogli esposti tali e quali a vapore, o calore, prima della disidratazione. Così l’ossidazione è minima per il tè bianco e appena superiore per quello verde. Dalle foglie spezzate prima dell’espo- sizione al calore e della successiva essicazione, promuovendo in questo modo una mag-gior ossidazione ri- spetto al tè bianco e verde, si ottiene invece il tè oolong. Nel caso del tè nero, invece, le foglie ven- gono  sia  arrotolate e sia spezzate prima della lavorazione, aumentando ulteriormente il grado di ossidazione.

Il tipo e la quantità di polifenoli presen- ti nel prodotto finale dipendono quindi soprattutto dal metodo di preparazione utilizzato. La concentrazione maggiore di catechine (principalmente il flavano- lo epigallocatechina gallato, EGCG) si ha nel tè bianco e verde; nell’oolong e nel tènero la quota di EGCG diminuisce, ma a favore di altri flavonoidi, teaflavine e tea- rubicine. Proprio ai polifenoli, oltre che alla caffeina, è rivolto principalmente l’interesse della ricerca  nutrizionale:  l’apporto di queste sostanze con il tè è in grado di esercitare effetti rilevabili nell’organi- smo umano.La fonte più recente e attendibile di dati sul rapporto tra assunzione di tè e salute è una rassegna “a ombrello” di  96  metanalisi,  in  grado  di  fornire una valutazione complessiva delle evi- denze disponibili.Al centro dell’attenzione è l’apporto dei polifenoli specifici, i flavonoidi, la cui presenza nelle foglie e nei germogli essiccati e utilizzati per la bevanda dipen- de dalla lavorazione.

Negli anni, il consumo di tè è stato asso- ciato ad azioni protettive ad ampio rag- gio, a livello cognitivo, cardiovascolare, metabolico (su lipidemia e glicemia), ma anche di natura immunomodulatoria e di prevenzione oncologica. Ma non tut- te le evidenze risultano tanto solide da poter confermare questi effetti in modo definitivo. Questa rassegna “aombrello”, pubblicata nel 2019,ha confermato che sono stati 4 i principali obbiettivi di salute, oggetto delle 96 metanalisi incluse nell’indagine: malattie oncologiche, cardiovascolari, muscolo- scheletriche, cognitive. A completare questi dati, due metanalisi hanno va- lutato anche l’andamento della mor- talità totale.

Mortalitàpertuttelecause. Emerge un’associazione di tipo dose-rispo- sta tra consumo di tè e riduzione della mortalità totale, che raggiunge il 24% per un consumo di tre tazze quotidia- ne. Contribuiscono a questo dato sia il tè verde e sia quello nero. L’effetto più favorevole, comunque, sarebbe associato a un consumononsupe-riore alle due-tre tazze al giorno.

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Rischio oncologico. Anche il rischio di mortalità oncologica  diminui- sce progressivamente all’aumento dei consumi di tè, ed è ridotto del 24% per un consumo regolare di almeno tre tazze al giorno di tutti i tipi di tè. Considerando il rischio di malattia il quadro è invece più va- riegato. Il consumo di tè verde ri- sulta protettivo nei confronti dei tumori a localizzazione epatica, ovarica, endometriale, esofagea e gastrica. L’assunzione di  tè  nero si associa a una maggiore protezione  polmonare;  infine,  soltan- to nel sesso femminile si mette in luce una maggiore protezione nei confronti di cistifellea e colon retto.

Si sottolinea inoltre che non è sol- tanto la quantità di tè consumata, ma anche la durata del consumo a consolidare i risultati: per esempio, nel caso del carcinoma epatico i ri- sultati più consistenti sul rischio di malattia corrispondono all’assunzio- ne di 4 tazze al giorno, ma anche a un consumo almeno ventennale.

Rischio cardiovascolare e meta- bolico. L’associazione tra consumo regolare di tè e protezione cardiova- scolare non segue un andamento li- neare: il rischio di mortalità per cause cardiache si riduce comunque fino al 26% per un’assunzione di tre tazze al giorno di tè verde.

Considerando invece il rischio di ma- lattia cardio e cerebrovascolare, tre tazze al giorno di tè verde, rispetto al consumo sporadico o al non consu- mo, si associano a una diminuzione del rischio di coronaropatia del 27%; per l’ictus, ischemico ed emorragico, la protezione raggiunge il 18%. Nei confronti del rischio metaboli- co, e principalmente dello sviluppo di diabete di tipo 2, l’associazione è invece lineare, con una riduzione del rischio fino al 15% per consumi di almeno 4 tazze di tè (qualunque qualità) al giorno.

Rischio cognitivo. Le conclusioni di questa rassegna “a ombrello” attribu- iscono al consumo di tè (tutti i tipi) un effetto protettivo nei confronti delle

alterazioni cognitive, secondo un an- damento lineare: il rischio si riduce del 6% in associazione ad un con- sumo regolare di 100 mL/die, del 19% con 300 mL/die e del 29% con 500 mL/die. L’assunzione di due taz- ze al giorno si associa ad una riduzio- ne del 26% del rischio di malattia di Parkinson (dato aggiustato conside- rando l’abitudine al fumo).

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Rischio muscolo-scheletrico. Nono- stante si osservi un’associazione tra il consumo regolare di tè e la protezio- ne della densità ossea, nessuno degli studi esaminati ha raggiunto la signi- ficatività statistica per quanto con- cerne invece la riduzione del rischio di fratture da osteoporosi.Complessivamente, il consumo rego- lare di tè si associa a effetti benefici per la salute, senza alcuna evidente ri- caduta negativa. Il tè, soprattutto ver- de e bianco, contiene più catechine, tra le quali prevale l’epigallocatechina gallato (EGCG); nel tè nero, invece, prevalgono teaflavine e tearubigine. Tutti i polifenoli del tè hanno dimostrato attività antiossidante e capa- cità di rimozione dei radicali liberi, che medierebbero la riduzione della proliferazione cellulare, l’induzione dell’apoptosi, l’inibizione dell’angio- genesi e della diffusione di metastasi.

Sul versante  cardiovascolare, queste molecole contribuirebbero a  ridurre la sintesi di colesterolo e ad aumentarne l’escrezione fecale, oltre a pre- venire l’ossidazione delle LDL (come è stato dimostrato da ricerche condotte in vitro e in vivo).

Anche la sintesi e l’azione dell’ossido nitrico, molecola coinvolta nel mante- nimento dell’elasticità vasale, vengo- no stimolate e prolungate dall’appor- to di flavonoidi.

Vale la pena di rilevare che, secondo alcuni autori, l’aggiunta di latte alla tazza di tè può ridurre la biodisponibi- lità di questi composti, e quindi i loro effetti positivi.

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