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Rubrica di Emanuela Medi

Si, l’assunzione di cereali integrali costituisce ormai un “caso” nella  Dieta Mediterranea, modello riconosciuto per la salute, soprattutto del cuore,in quanto predilige prodotti naturali e non elaborati. Dalla ricerca dell’ICCRS Neuromed il 45% del campione  della popolazione Italiana esaminata, non conosce i cereali integrali.

Succede – e citiamo il rapporto del Global Burden of DiseaseStudy , che in Italia il 15% delle morti è associato alla dieta, inoltre  l’indagine finanziata dalla Bill& Melinda Gates Foundation, che da alcuni decenni redige un report sullo stato di salute di ben 195 paesi, rileva come nei Paesi dell’Europa Occidentale, pesa maggiormente sulle malattie cardiovascolari la mancanza in difetto di alcuni alimenti e nutrienti, piuttosto che  il consumo in eccesso di altri. Nel nostro Paese guidano la classifica i livelli di assunzione insufficienti di cereali integrali.

Citiamo ancora l’analisi dei ricercatori dell’IRCCS Neuromed  che  attestano il valore del consumo quotidiano di cereali preferibilmente quotidiano a tutela della salute in quanto  riducono il rischio cardiovascolare, quello di malattie neurovegetative( ictus, ipertensione, altzeimer..) e di alcuni tipi di cancro, addirittura per il rapporto della Gates Foundation incidono per oltre il 20% del rischio di moralità cardiovascolare) ma soprattutto evidenziano che il consumo regolare settimanale di cereali integrali  è basso sia nella popolazione  adulta che in quella più giovane soprattutto nel confronto con le medie di consumi di altri Paesi Mediterranei.A questo proposito , secondo il modello mediterraneo ogni pasto dovrebbe fornire 1-2 porzioni di cereali (preferibilmente integrali  tra pasta, pane, riso cous-cous e atri). Inoltre il consumo di cereali integrali mostra un chiaro gradiente socioeconomico: infatti, alcuni fattori psicosociali, come percezione del proprio stato di salute come scadente e lo stress economico, influenzano inversamente il consumo. I possibili motivi del non-consumo sono differenti e spaziano dalla non conoscenza dei prodotti integrali, che riguarda circa il 45% del campione analizzato, alla difficoltà nella preparazione dei cibi integrali che riguarda il 13%.
Ma  ancora una volta è evidente la scarsa conoscenza tra la popolazione dei benefici dei cereali integrali e soprattutto la carente comunicazione sul valore degli tessi.

Monica Assanta, giornalista

Fonti: IRCCS Neuromed di Pozzilli- Bill&Melinda Gates Foundation- NFI, Nutrition Foundation of Italy

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