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Rubrica di Emanuela Medi
 

Il nuovo dell’agricoltura italiana

GRANDE VARIETA’ DELLA PRODUZIONE E ALTA TECNOLOGIA: IL NUOVO DELL’AGRICOLTURA ITALIANA

“Non è vero che ci sia un ritorno massivo dei giovani verso l’agricoltura, un fenomeno   non rilevabile  da un punto statistico  in quanto sono poche migliaia di persone- dice in questa lunga intervista Lucio Fumagalli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale–  c’è invece un fenomeno estremamente importante che è la  notevole crescita della percezione positiva  rispetto alla attività dell’imprenditore agricolo   la cui immagine non è più quella  del contadino.”

Una realtà molto diversa, sfaccettata e di alto valore produttivo, l’agricoltura italiana tanto da farne leader rispetto ai  sistemi di altri paesi:  “Ciò che differenzia l’imprenditoria italiana- sottolinea il presidente dell’INSOR- è l’estrema varietà delle cose che vengono prodotte ma anche la modalità   con cui vengono prodotte. La nostra realtà forse è quella che si presenta con il maggiore grado di articolazione e differenziazione proprio per la quantità enorme di varietà che vengono coltivate. Pensiamo all’olio: l’Italia da un punto di vista quantitativo non ha una leadership mondiale ma se guardiamo alle cultivar, alle varietà  che sono oltre cento   rispetto altri paesi che  non ne hanno più di 4- 5 vediamo l’estrema articolazione della produzione. “.‘ciò che caratterizza il nostro paese sia che si tratti di fragole che siano le ciliegie che l’attività dell’ortofrutta che orticola,  il mondo dei cereali è ‘estrema varieta’ delle produzioni  cui si affianca  una altissima qualita’ e varieta’ delle tecniche colturali. e mi riferisco in particolare alla meccanizzazione. tutto questo porta l’Italia ad avere una competenza  referenziata e diffusa   “

L’imprenditore italiano, chiedo, non ha abbandonato l’agricoltura tradizionale anche se ha una netta propensione per il biologico

“Assolutamente no, i due sistemi coesistono- dice Fumagalli-. In molti paesi il  contadino e sempre di più l’amministratore di tecniche, metodologie macchinari, lavorazioni  che vengono stabiliti altrove e di cui sostanzialmente è un vigilante con una scarsa capacità di incidere  e di conoscere l’attività che sta svolgendo: quindi è una agricoltura molto standardizzata.  I nostri  operatori agricoli hanno una profonda competenza  e una capacità di intervento molto estesa. La  conferma di  questo importante cambiamento è l’industria metalmeccanica associata al mondo agricolo.  L’evidenza della ricchezza   di questo comparto e’rappresentata  dalle  fiere delle macchine agricole  in cui  e’ possibile  scoprire la quantità di piccoli e  grandi  aziende che   producono macchinari come trattori, falciatrici ecc di  qualunque forma di altissima tecnologia e innovazione e di  intervento  nell’ambito dei processi agricoli.”

Ma quale e’ l’indotto agricolo

“E’ importantissimo,ampiamente sottostimato: se si considera tutto l’insieme, dalla industria della trasformazione e dei macchinari che non avrebbero senso se non ci fosse un’agricoltura capace di esprimere domande molto sofisticate, arriviamo a un 30%. Un peso non trascurabile nella nostra economia.

Lei ha citato più volte operatore agricolo: una nuova figura

“Sicuramente c’ è ancora una agricoltura semplice costituita da persone normali, ma il numero di operatori colti e sempre più competenti a vasto raggio e’ notevolmente aumentata in numero e professionalita’: in particolare lo sono i giovani spesso laureati o con interessanti studi di formazione  che stanno dimostrando di essere capaci di gestire tutto il  parco tecnologico e non solo, che  ruota attorno ad aziende agricole a connotazione multifunzionale. Tutto questo ha portato a un interessante risvolto economico. Un tempo- sottolinea Lucio  Fumagalli–  il reddito agricolo non era  motivo di attrazione, oggi  si possono ottenere  interessanti risultati.

Nonostante i dazi e la competitivita’ internazionale

Si, nonostante i dazi e la competizione internazionale.  Il nostro paese si trova in una congiuntura favorevole perché i mercati internazionali sono alla ricerca di prodotti  ad alta connotazione  e ad alta specificazione:  l’Italia sicuramente e’  il paese che nel mondo della trasformazione alimentare rappresenta la maggiore ricchezza  in termine di differenziazione di prodotti di alto valore. Vorrei citare un esempio concreto: la Basilicata  è  una regione centrale per il nostro sistema agricolo per aver riqualificato in maniera straordinaria tutta la produzione a partire dalla selezione delle fragole.  Oggi la fragola della  Basilicata e’ sicuramente uno dei prodotti leader a livello europeo. Come ho fatto osservare, questa innovazione ha portato a un benessere diffuso tra la popolazione.

Mi lasci ricordare una figura centrale per questo istituto fondato nel 1959 da Giuseppe  Medici, il Prof Corrado Barberis, scomparso recentemente all’età di 90 anni.
A lui  dobbiamo il primo ”Atlante dei prodotti tipici italiani” e l’aver intuito  il passaggio  del cibo da semplice fonte di sostentamento a fattore di benessere, economia e cultura.


Emanuela medi, giornalista

 

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