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Rubrica di Emanuela Medi
 

Il parmigiano nella tabacchiera di Louis Stevenson

C’è un piccolo pezzo d’Italia nel romanzo L’isola del tesoro dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson, letteralmente “un pezzo”, come vedremo. Stevenson (1850-1894) fu un irrequieto per tutta la sua breve vita non tanto per indole o capriccio, ma per ragioni di sopravvivenza. Infatti, egli, che soffriva di una patologia polmonare, era sempre lontano dalla sua fredda patria, alla ricerca di paesi dal clima temperato e di un ubi consistam fino a che si stabilì in un’isola dei mari del Sud, e precisamente a Upolu, isola dell’arcipelago di Samoa, dove visse per gli ultimi quattro anni della sua esistenza.

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L’isola del tesoro ha appassionato generazioni di adolescenti, divenne subito un classico della letteratura per ragazzi e la sua stesura – a cui contribuirono in qualche misura anche il padre e il figliastro dello scrittore – risentì indubbiamente dei vagabondaggi di Stevenson sul mare. Il protagonista è un ragazzo, e le sue avventure in un’impresa avvincente, alle prese con pirati che vogliono impadronirsi di un tesoro nascosto dal loro feroce capo, attraverso vari colpi di scena, riescono a tenere il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina. 

Ricordiamo solo, per chi non avesse presente la trama, che il giovane Jim Hawkins, -dopo aver ospitato in un villaggio sulla costa di Bristol nella locanda di famiglia Admiral Benbow, uno strano avventore di nome Billy Bones, che si rivelerà essere un pericoloso pirata, attaccabrighe, ubriacone e prepotente, alla morte di questi, assassinato dai suoi  antichi complici- si ritrova in possesso della mappa del tesoro di Flint, lo spietato capo di Billy e degli altri pirati che non erano riusciti a trovarla dopo averlo eliminato.

 Il dottor Livesey, medico e magistrato, e il ricco signor Trelawney, ai quali Jim comunica la notizia, organizzano una spedizione per scovare il tesoro e armano un brigantino, senza accorgersi che la ciurma che hanno reclutato è composta soprattutto proprio dai pirati già al servizio del defunto Flint. Sorvoliamo sugli sviluppi serrati delle vicende in cui si articola il romanzo, per soffermarci su un particolare che gratifica il nostro spirito patriottico. 

Giunto finalmente sull’isola del tesoro quando ormai la ciurma si è ammutinata sotto gli ordini di Silver John, il pirata dalla gamba di legno e ex luogotenente di Flint,  Jim incontra per caso l’ispido Ben Gunn, anche lui un pirata, scampato miracolosamente alla morte e vissuto per anni su quell’isola deserta, col quale stringe una vantaggiosa alleanza per entrambi. 

Ben Gunn | Scrooge McDuck Wikia | Fandom
Il personaggio di Ben Gunn

Ebbene, Ben Gunn, questo pirata che era diventato con la scoperta del tesoro inutilmente ricco, esprime un unico desiderio quando incontra i nostri eroi: vorrebbe, , un pezzo di parmigiano, sì, il nostro  formaggio già celeberrimo all’epoca in cui fu scritto Treasury Isle (il romanzo fu pubblicato nel 1883 e conobbe un immediato e travolgente successo,  dopo essere apparso a puntate su una rivista senza suscitare particolari entusiasmi). Per fortuna il dottor Livesey aveva con sé un pezzo della nostra gloria nazionale, e lo estrasse dalla sua tabacchiera dove lo conservava gelosamente, con l’intento di cibarsene a tempo debito. 

Ma il buon dottore lo cedette senza troppi rimpianti a quel derelitto ex pirata che, immaginiamo, glie ne fu immensamente grato mentre lo masticava beato.

Giacomo Mezzabarba

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