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Rubrica di Emanuela Medi
 

Il Regno di Napoli condensato in un piatto: Le melanzane alla cioccolata

Una delle poche feste di origine “laica” che raccoglie vivi consensi nell’isola di Procida è quella della elezione della Graziella che si ispira, nel nome, al celebre personaggio del romanzo di Alphonse de Lamartine ambientato nell’isola ai primi dell’Ottocento.

La Graziella, che deve di norma indossare l’antico costume procidano, deve anche, in qualche maniera, rappresentare, nella bellezza semplice e nella modestia dello sguardo, come nelle varie abilità “femminili”,lo spirito delle antiche fanciulle isolane.

Nell’ambito della presentazione delle varie “Grazielle”, i festeggiamenti si legano pertanto a manifestazioni che ricordano antiche consuetudini, tra cui, talvolta, quelle culinarie. E così, ogni grancia -così erano allora chiamati i rioni dell’isola-può portare la sua pietanza che è servita dalla aspirante Graziella ad una giuria di esperti in arte culinaria.Qualche anno fa mi fu chiesto di rappresentare Terra murata con una pietanza della cucina procidana. Mi venne in mente il –Picchi pacchio-che avevo appreso dalla antica famiglia procidana di mio marito,ma con mia grande sorpresa scoprii che era una pietanza ormai dimenticata a Procida, almeno a giudicare delle persone anziane da me interrogate, ma assai diffusa, come non mi fu difficile scoprire con una breve indagine, nella Costiera di Amalfi e Sorrento, come nell’isola di Capri ed infine nota pure nella grande Napoli, mia vera patria, nonché, almeno nel nome, in Sicilia.

Le melanzane alla Picchi pacchio erano, dunque,a stare a queste informazioni, un piatto della cucina tradizionale napoletana con un apporto della cucina siciliana (il Regno delle due Sicilie condensato in un piatto) con anche una derivazione che alcuni riconducono -almeno per quanto riguarda la diffusione mediterranea – alla cucina araba (l’agrodolce).Il nome di questo piatto potrebbe avere, secondo alcuni,un’origine onomatopeica,richiamando lo schioccare della lingua sul palato nel gustarne il buon sapore, anche se, seguendone le tracce nella grande isola del Regno delle due “Sicilie”,in Sicilia, appunto, questo nome si riconduce ad altri significati.

Bisogna anche dedurre che questa ricetta -perfezionata forse da qualche grande “Monsù”, i cuochi francesi venuti alla corte di Napoli -nacque per mense nobili o per ricchi conventi, perché il cacao,che è uno dei componenti,era un lusso per pochi. Poiché i Borbone erano di casa a Procida per andare a caccia, questo piatto probabilmente passò anche nella tradizione culinaria procidana. Tradizione procidana che, se ha dimenticato antiche ricette, ha però conservato più a lungo vocaboli altrove dimenticati.

In Costiera, dove ancora oggi è un piatto diffuso, girano varie teorie sull’origine di questo piatto. Tra  queste le più note raccontano: che i primi inventori -o le inventrici- siano stati i monaci di Tramonti (che ne avrebbero preparato una versione liquorosa ancora senza cioccolato), o le suore agostiniane di Santa Maria della Misericordia (come si racconta a Maiori); che siano state donate ad una nipote dello zar Nicola II alloggiata al Grand Hotel Cocumella (come si tramanda in quel di Sorrento) e poi esportate nella lontana Russia ad alleviare con la loro dolcezza l’imminente caduta degli zar.

In ogni modo, che siano da far risalire al decennio francese (come parrebbe dal legame con la Procida della Graziella) o, viceversa ad un’epoca -si fa per dire- assai più recente poco più di cento anni fa (come si narra in tutta la Costiera,e soprattutto a Sant’Agnello), fatto sta chele melanzane al cioccolato,siano esse invenzione del Regno di Napoli o di quello più recente delle due Sicilie, siano diffuse in Russia o dimenticate -proprio per la loro antichità- a Procida, sono una ricetta di origine tutta mediterranea diffusa con le onde del mare soprattutto tra le splendide rive delle isole di  Capri e Procida e le due indimenticabili Costiere, quella amalfitana e quella sorrentina.

Alla fine ecco la ricetta procidana, più semplice, ma non per questo meno buona, delle tante ormai conosciute: friggere un chilo di melanzane tagliate a dadini, fare una salsa fresca di pomodorini, appena pronta aggiungere un cucchiaio raso di cacao mescolato ad un cucchiaio di zucchero e poi, dopo l’amalgama, un cucchiaio d’aceto. Mescolare bene e poi aggiungere le melanzane fritte e rigirarle delicatamente.
Servirle calde nella vostra Tavola con gli Antichi.

Anna Galdieri

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