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Rubrica di Emanuela Medi
 

Il silicio, tesoro e segreto dello Champagne

Il silicio -uno degli elementi più importanti in natura- secondo solo all’ossigeno nella costituzione della crosta terrestre -è considerato- dagli esperti- la vera ricchezza del territorio dello Champagne.

Una ricchezza che trova molteplici risposte: Lo spessore del calcare (gesso), quindi la sua profondità nel terreno che lo configura, determina la differenza tra una zona e l’altra  tale da indurrei produttori a lavorare su un vitigno piuttosto che su di un altro. Costituisce una importante riserva idrica soprattutto quando collocato in profondità (Montagne de Reims) addirittura a 20-40 metri nel sottosuolo. Inoltre assorbendo calore durante il giorno è in grado di restituirlo di notte  in particolare quando compone lo strato superficiale delle zone collinari della Cote des Blancs (dove sono presenti diversi GrandsCrus). Non è inconsueto vederlo affiorare con il magico luccichio del minerale bianco leggermente venato, tra i filari bassi dello Chardonnay.

E’ questa la risposta visiva ed eloquente di quanti asseriscono che lo champagne è figlio del suo territorio, il vero marcatore del vitigno e non viceversa.

La regione dello Champagne si estende per circa 34 mila ettari,e si producono più di 1.900.000 ettolitri di vino ogni anno. Si trova a 150 km a Nord-Est di Parigi e comprende quattro dipartimenti: Marne, Aube, Aisne e Seine et Marne. La zona di produzione è stata delimitata in più regioni: Montaigne de Reims, Vallèe de la Marne, Cote des Blancs, Cote de Sezanne.

Il clima è vario caratterizzato dalla mitezza atlantica e dalla rigidità continentale: i vitigni autorizzati per lo Champagne sono tre, due a uve nere: il Pinot Nero e il Pinot Meunier e uno a bacca bianca, lo Chardonnay. Tre tipi di potatura: Cordon Royat, Chablis, e Guyot adatte a limitare la produzione dei ceppi per ottenere pochi grappoli ma di alta qualità.

Il Pinot Nero è coltivato prevalentemente a Nord del fiume Marne, nella Cotte des Noirs che è una parte de la Montagne de Reims, lo Chardonnay è coltivato nella Cote des Blancs, il Pinot Munier nei terreni meno adatti nelle parti alte delle colline per la sua resistenza al freddo. Fin qui una  breve scheda tecnica, ma addentriamoci nelle regioni più vocate seguendo al presenza del gesso:

Rilly la Montagne segna il confine della massiccia presenza gessosa collocata a notevole profondità della Montagne de Reims in particolare lungo la fascia di vigneti che corre parallela al costone del versante nord-est.

Verzy altro punto nodale caratterizzato dalla presenza più superficiale talvolta affiorante di calcare.

A sud Ambonnay e Bouzy con la potenza di uno champagne ricco di speziature dove il gesso ritorna a scendere in profondità. I vigneti del versante Nord della Montagne de Reims con forte presenza di limo e argilla, sono considerati meno pregiati, data la minore presenza di silicio.

“Vino rosso petillant, frizzante, diremo abboccato, da bersi a fine pasto e figlio di una secondafermentazione spontanea in bottiglia.. che scoppiava.”
Portato sulle tavole delle corti europee con il suo corredo di fecce e male tappato tutto sommato anonimo,  era comunque il vino delle grandi occasioni, sublime per palati raffinati.
Seduce lo smart set di quei tempi: esemplare forma di comunicazione da sempre impressa allo champagne!  Primi dell’800:nascono le grandi Maison e con loro la necessità di caratterizzare il prodotto rendendolo unico, facilmente riconoscibile, riproducibile infinite volte con una alta qualità costante, nel tempo. Le cuvée da sempre e per sempre sono il segreto di tutte le grandi Maison: ” E’ quel momento magico in cui lo Chef de Cave, alchimista per eccellenza, assembla i vari vini precedentemente più volte selezionati delle varie parcelle, in un unico grande champagne che deve riportare l’identità del produttore. Quindi non più legato a rappresentare il territorio, ma dove gioca il gusto dato dal segreto racchiuso nel liqueur d’expedition, nel vin dereserve e dallo stile della Maison.”

Senza dimenticare la storia e il lavoro poderoso di Dom Perignon, il vero champagne-quello di oggi-nasce nel 1805 con Madame Clicquot-Ponsardin che mette a punto il metodo Champenois, diventato punto di riferimento per tutta la produzione  di spumanti  nel mondo, chiamato anche  metodo classico. La Veuve Clicquot ampia la produzione,crea l’inconfondibile etichetta gialla e mette a punto definitivamente tutte le fasi;sono passati 115 anni dalla prima bottiglia rudimentale  di Ruinart per arrivare allo champagne dalla seconda  fermentazione indotta, con le cuvée sempre più sofisticare e le bollicine, invano cercate da Perignon. Un prodotto non più dolce che si trasforma nel tempo in spumante sempre più secco (Il termine dry viene coniato dagli Inglesi) e dall’inconfondibile nota minerale, salina, quasi salmastra.

Il riscatto da una possibile omologazione dello Champagne sarà opera dei Vignerons indipendenti che dopo la crisi negli anni 70, decidono non più di vendere le loro uve, ma di produrre lo champagne, questa volta si, massima espressione del territorio in cui sono coltivati  i vigneti. Un gusto il più naturale possibile, figlio del silicio che regala gesso, grande sapidità anche salmastra, incredibile freschezza. Loro non devono produrre grandi quantità(non ne hanno) ma altissima qualità con un percorso più articolato tra note di terra, sottobosco, ma anche caramello, liquerizia, avvolgenza e morbidezza dove la sapidità e la mineralità si fondono e rincorrono in un perfetto e persistente equilibrio.

34 mila ettari vitati con il 38% di Pinot Nero, 32% di Pinot Menier e 29% di Chardonnay e uno 0,8% distribuito con altre uve champenoise Pinot Bianco e Pinot Grigio. Quattro grandi aree: la Montagne de Reims,la Cote des Blancs, la Vallée de la Marne e la Cote des Bar. 17  Grand Cru, 44 Premier Cru, una sola AOC,  milioni e milioni di bottiglie vendute nel mondo e migliaia di turisti che affollano lo Champagne non solo per bere ma anche per godere di uno spettacolo unico! §
Il territorio.

Emanuela Medi giornalista, sommelier

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.