Il valore storico del Vino e le tematiche ad esso legate sono un patrimonio incredibile e tramite la sua osservazione è possibile dedurre tante tradizioni che non hanno lasciato traccia. La vendemmia e la sua simbologia è stata propri del periodo prima e dopo l’avvento di Cristo.
E’ noto infatti che con l’avvento della Cristianità molti simboli pagani furano “adattati” alla nuova religione e fin dal 300 d.C. gli artigiani si trovarono a lavorare contemporaneamente per committenti che avevano fedi religiose diverse ma che utilizzavano lo stesso repertorio d’immagini legate anche all’uva.
Molto noto è il caso de “Sarcofago con le scene di vendemmia” del 300 circa d.C. – spiega Veronica Ferretti docente di storia dell’arte – che è conservato presso il The Paul Getty Museum di Los Angeles, dove davanti al tema dionisiaco dell’ebbrezza utilizzato dai romani vi è il repertorio figurativo usato dai cristiani per menzionare la Genesi a proposito dell’ebbrezza di Noè.
Prima dei Romani furono i greci ad utilizzare le tematiche legate all’uva, tanto che dedicavano a Dioniso riti e costumi della vendemmia. Ad esempio tra febbraio e marzo, per festeggiare il Dio avveniva la cerimonia dell’apertura delle botti.
E i filosofi? Questi sapienti uomini lo utilizzavano assai… Per Platone e la sua scuola, spiega la Feretti -il vino era un mezzo per il superamento del sé verso un contatto più stretto col divino. Nell’Antico Testamento il vino ha espressione di ospitalità o di collera mentre nel Vangelo suggella il primo e l’ultimo atto di Gesù: Le Nozze di Cana e l’Ultima Cena.
Il tema vino e della vendemmia sarà da allora sempre caro e i Cristiani lo assoceranno al sangue come vino e alla metafora della vite (Giovanni 15,1-11). Analizzando il celebre “Sarcofago del Buon Pastore” della seconda metà del IV secolo d.C., conservato al Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani- possiamo trovarne tutte le simbologie proprie dei pagani ma anche della Cristianità.
Al centro troviamo un pastore con in spalla un ovino che i Romani dicevano essere Ermes crioforo che porta l’ariete ma che invece i Cristiani associarono al Buon Pastore, parabola evangelica della pecorella smarrita (Matteo 18, 12-14). Se si analizza il Sarcofago, l’interpretazione del tema della vendemmia fa riferimento alla Passione di Cristo ma l’iconografia in realtà presenta una scena con putti “pagani” impegnati nella vendemmia e nella pigiatura dell’uva, repertorio desunto da sarcofagi e scene pagane come quelle del “Rilievo con satiri che pigiano l’uva”, Venezia Museo Archeologico Nazionale, sintomo che ci riporta a quanto detto predecedentemente, cioè alla trasformazione dei simboli pagani in segni cristiani.
Anche il Mosaico con scene di Vendemmia al Mausoleo di Santa Costanza a Roma potrebbe essere scambiato con una raffigurazione profana, ma assume un significato cristiano in riferimento al vino dell’eucarestia “Io sono la vite e voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”. (Gv 15,1-8)-conclude Veronica Ferretti. Infine girando per Roma è possibile imbattersi nel Caseggiato di Bacco e Arianna che è un edificio residenziale costruito all’inizio del II sec. d.C., originariamente collegato al tempio di Serapide all’interno del quale è possibile ammirare i pavimenti decorati con i tipici mosaici in bianco e nero di età adrianea che raffigurano il Dio con in mano l’uva.
Monica Assanta, giornalista