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Rubrica di Emanuela Medi
 

Il vino salva la vita dei moschettieri

Nella saga dei Tre Moschettieri di Alexandre Dumas padre (che comprende Vent’anni dopo e Il visconte di Bragelonne), sarebbe piuttosto lungo l’elenco delle pagine in cui compare la bevanda sacra a Bacco, ma qui ne menzioniamo solo una. Nel secondo romanzo della saga, dopo il fallito tentativo di salvare Carlo I Stuart dal patibolo, i quattro amici fuggono e si imbarcano su una feluca diretta in Francia. Essi ignorano che il figlio di Milady, Mordaunt li ha preceduti e ha teso loro un agguato su quello stesso battello che, oltre a loro, trasporta nella stiva diverse botti.

Mentre i loro padroni dormono, i servitori dei moschettieri rimangono di guardia e cercano qualche bottiglia di vino da scolare. In qualche brano della loro conversazione emerge la differenza tra Inglesi e Francesi in fatto di gusti per il bere. Mousqueton, il servitore di Porthos, a un certo momento afferma con sicumera:

-La birra è tanto antipatica al Francese, quanto il vino all’Inglese.

Questa affermazione sembrò azzardata e incredibile a uno dei suoi compagni:

Che dite mai? Agli Inglesi non piace il vino?

-Lo detestano.

-Eppure, ho visto che ne bevevano!

-Sì, ma per penitenza –continuò Mousqueton dandosi delle arie- e la prova è che una volta un principe inglese morì perché lo avevano messo in una botte di malvasia…

-Che imbecille! –esclamò Blaisois– magari fossi stato io al suo posto!

Sempre più assetati, i servitori dei moschettieri decidono di rubare il vino dalle botti nella stiva.Dopo aver forzato le assi della tolda ed essersi calato giù nella stiva, Grimaud, il servitore di Athos, non solo si rende conto che le botti contengono polvere da sparo e non Porto, ma sorprende, nascosto, una conversazione tra Mordaunt e il capitano. Il loro piano è accendere entro pochi minuti una miccia e allontanarsi su una scialuppa.

Ma i quattro amici vengono destati dai loro fedeli servitori e saranno loro a calarsi sulla scialuppa e ad assistere alla deflagrazione del battello.

Giacomo Di Fiore, già docente Università degli Sudi di Napoli “l’Orientale “

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