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Rubrica di Emanuela Medi

Essere vegani non vuol dire solamente seguire una dieta priva di qualsiasi derivato di origine animale (dalla carne e dal pesce ai derivati del latte, passando per le uova fino ad arrivare al miele), si tratta di uno stile di vita che si propone di non impiegare in alcun modo risorse provenienti dal mondo animale.

Dunque il vino potrà essere inserito senza alcun problema in una dieta vegana” vi direte voi, ebbene non è così semplice: durante le fasi di vinificazione possono essere impiegati alcuni coadiuvanti tecnologici, ovvero sostanze particolari usate per favorire alcuni processi, ad esempio quello della chiarificazione. È proprio nei coadiuvanti che si nascondono insospettabili ingredienti di origine animale, quali l’albumina d’uovo, la caseina e i caseinati, la colla d’ossa, la colla di pesce, la gelatina. Anche se le sostanze in questione vengono rimosse dal vino una volta esaurita la loro funzione, il loro impiego è sufficiente per rendere  l’intera vinificazione “non vegana”. Logicamente anche il confezionamento e l’etichettatura devono essere cruelty free e non avvalersi di colle o coloranti di origine animale, ma  non è finita qui: persino gli stadi “primigeni” della produzione non devono avvalersi dello sfruttamento degli animali, quindi bando al letame per la concimazione della vigna.

Produrre vino vegano necessita della considerazione di molti elementi, ma la buona riuscita di diverse aziende nel nostro territorio, testimonia che non si tratta di una impresa impossibile: basta sostituire coadiuvanti di origine vegetale o minerale a quelli di origine animale, impiegare colle cruelty free per le etichette e utilizzare altri sistemi per fertilizzare il terreno. Ma come si fa a sapere se un vino è davvero adatto al consumo da parte dei vegani? Esistono ormai diversi organi di controllo che rilasciano etichette ufficiali per certificare che il vino sia 100% vegan, tuttavia non si tratta di etichette obbligatorie, poiché ottenerle ha un costo per le cantine. I produttori che decidono di adottare una linea di condotta cruelty free possono anche autocertificare la “veganità” del proprio vino.

E gli animali ringraziano!

Matilde Scuderi, Giornalista

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