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Rubrica di Emanuela Medi

15 Km di colline vicino Roma sono oggi i Colli Albani  che partendo da  Albano formano, sui bordi dell’antico cratere vulcanico, un enorme cerchio che passa per Castel Gandolfo, Marino, Grottaferrata, Rocca Priora,Velletri e Genzano di Roma.

E’ la famosa zona dei Castelli Romani , famosa per la presenza di Ville dei nobili Romani Villa Aldobrandini, Villa Grazioli, Villa Lancellotti Villa Mondragone costruita da Martino Longhi il Vecchio alla fine del 500 con loggia del Vignola sede del nobile collegio dei Gesuiti e poi ancora la più alta villa Rufinella 400 msl, ristrutturata dal Vanvitelli) della Roma papalina, meta di passeggiate e formidabili mangiate di funghi.

I Romani amano i Castelli non sapendo che i piedi poggiano su uno dei vulcani più affascinanti ed eruttivi della storia tanto che ancora oggi si trovano materiali da costruzione tipici di una zona vulcanica  che arrivano fino a Pomezia, Ardea, in parte Aprila.. Parliamo del tufo (Rocca di Papa),  del peperino (tra Marino e Albano) la pozzolana (in particolare nella parte che scende verso Roma  e delle  colate laviche da cui si estraggono i sanpietrini (oggi vengono dalla Cina!)

Un vulcano furioso se solo pensiamo che alla  sua prima esplosione terminata 360.000 anni fa abbia eruttato 297 Km di materiale vulcanico. Una attività che coincide con la fase chiamata Tuscolano-Artemisio caratterizzata da imponenti esplosioni e colate piroclastiche con lunghi periodi di calma durante le quali si formarono accumuli di prodotti vulcanici come tufi, pozzolane, sabbie ghiaie marine. L’accumulo delle lave prodotte che arrivarono fino alle porte della futura città di  Roma formarono un grande cono largo alla base oltre 60 km.  Sulla sommità di questo cono rimane ancora  un a serie di rilievi collinari che si estendono tra il Monte Tuscolo fino al Monte Artemisio a forma di ferro i cavallo (il recinto Tuscolano-Artemisio)

Ricordiamo, prima  di passare alla seconda fase, che il vulcano laziale si formò  su un basamento di sedimenti marini di rocce carbonatiche che formavano un’ampia pianura tra la costa e i Monti Appennini.

“I CAMPI DI ANNIBALE” o seconda fase, risalente a 280.000 ani fa, vide la formazione di un nuovo vulcano, più piccolo, all’interno del grande, l’apparato delle Faete, la cui sommità era formata da una vasta cavità circolare larga 15 km e chiusa da alte pareti.. Parallelamente alla attività del cono centrale si formarono altre bocche laterali che a causa di ampie colate laviche costituirono nella zona settentrionale del vulcano Laziale, più bassa, il “ Pantano Borghese”. Ulteriori colate formarono il Campo di Bove , il Monte Ceraso e Monte Cavo sule pareti delle Faete. Questa seconda fase terminò 260.000 anni fa con il raffreddamento del camino centrale e la formazione di un tappo di materiale magmatico consolidato.

La storia di questo vulcano ha una terza ancora più furiosa fase che porta il nome di “VIA DEI LAGHi” Fase detta idromagmatica da (idros-acqua e magma) risalente a 200.000  e 19.000 anni fa, segnata dall’incontro  di acque sotterranee e magna incandescente che dovendosi aprire nuove strade e trovano le vie di sfogo ostruite, crearono una esplosione di gigantesche proporzioni  formata dai gas che superarono la resistenza delle rocce., Rocce lanciate per decine di Km miste a vapori  che  formarono  ricadendo, accumoli dei famosi peperini . Questa intensa  e violenta attività andò ad incidere addirittura sul basamento carbonatico profondo, formando una frattura e lo sprofondamento di tutto il settore sud-occidentale del vulcano lungo una linea che va da Frascati a Velletri. A seguito di questa eruzione il cono di Monte  Cavo si spegne, occludendo il cratere preesistente, mentre i crateri minori vengono riempii dalle acque E’ il caso di Campo Vecchio tra Marino e Grottaferrata, del lago Regillo presso Frascati, di Pantano Secco, di Prata Porci sotto Monte Porzio catone, della Doganella sotto Rocca Priora, Vallericcia sotto Ariccia e e il laghetto di Turno sotto Castel Gandolfo. Oltre ai due famosi laghi Albano e Nemi che ancora oggi esistono.

Con il tempo la maggior parte dei laghi fu prosciugata dai Romani (Vallericcia e  Regillo) o spariti per cause naturali come il Pantano della Doganella, famoso perché ”appare”  e ”scompare”.

Claudio Chiricolo

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