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Rubrica di Emanuela Medi

KASTELAZ e CASTEL RINBERG i suoi gioielli: ne va fiera questa bella, elegante signora che abbiamo incontrato nella sede storica dell’azienda a Tramin (Bolzano). Leggermente abbronzata dopo una bella vacanza in Grecia con la famiglia. Si concede e ci concede due bellissime ore per parlare dei suoi gioielli e del futuro del’azienda.

Ha un nome italianissimo Elena, nonostante che il padre, nel 1950, volendola iscrivere a Milano all’anagrafe con il nome di Helene non ha potuto farlo per via della nuova identità dell’Alto Adige, ma lo stampo è austriaco per via del trisavolo del marito Walch che dall’Austria sceglie, compra e inizia a vinificare proprio nelle sue “ Vigne”. I suoi gioielli: ne parliamo al plurale perché si identificano in due proprietà Castel Rinberg e Kastelaz famose anche con il nome VIGNA.

“La gente – dice Elena Walch – vuole sapere cosa beve e cosa realmente rappresenta l’etichetta di una bottiglia. Con il termine “vigna”, derivazione della denominazione francese – noi indichiamo una denominazione di origine, dotata di un nome storico, delimitata, autorizzata a indicare con assoluta certezza che quel vino proviene da un terreno e solo quello. Per noi – prosegue la single vineyard – è importantissimo informare il consumatore che quella vigna è il luogo i cui vitigni selezionati e curati con grande attenzione, fornisco uve di grande pregio nella loro unicità di zona e vinificazione. Creare una coscienza e conoscenza tra prodotto e territorio – afferma la Walch – vuol dire fare cultura del vino”.

“KASTELAZ, piccola proprietà sovrastante il paese di Tramin – dice Elena (ci diamo del tu) – in cui produciamo prevalentemente Gewurztraminer e Merlot Riserva. Invece a CASTEL RINBERG proprietà di 20 ettari a corpo unico, la più grande dell’Alto Adige, produciamo Sauvignon, Riesling, Pinot Grigio, Chardonnay Riserva e Kalterersee e rossi quali Lagrein Riserva, Cabernet Sauvignon Riserva“.

Vini che certamente godono di un terroir di un clima particolare. “Non potevamo desiderare di meglio osserva la Walch tutti i terreni sono calcarei di origine morenica dovuta allo spostamento delle Dolomiti, ma anche formati da terreno di riporto. L’influenza fortissima delle montagne garantisce di giorno una bella maturazione che si ferma quando i venti del nord scendono in collina creando una notevole e importante escursione termica a garantire una bella freschezza, caratteristica dei nostri vini. Ma non tutti sanno cosa è ORA – sorride Elena – semplicemente un vento fresco che proviene dal Lago di Garda e arriva fino a Bolzano ad ingentilire le valli, prima che cali il vento freddo del Nord”.

Insomma un alternarsi incredibile di temperature e di clima che non danno mai la certezza a che un vino sia sempre uguale e che lasciano la mano libera a tante interpretazioni come la cuvée “EWA” e “BEYOND THE CLOUDS. “Ci stiamo spingendo – dice Elena Walch – verso zone sempre più alte – 800-900 m. s l. per impiantare vitigni che possono essere anche autoctoni ma in grado di dare maggiore freschezza e sapidità ai nostri prodotti. Nello Chardonnay Cardellino (nome ovviamente di fantasia) e nel Pinot Bianco (già realizzato) la cuvèe proviene da uno stesso vitigno ma posizionato ad altezze diverse.

E’ una ricerca molto importante – dettata dal clima sempre più caldo e secco e dalla necessità di diversificare i nostri prodotti”.