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Rubrica di Emanuela Medi
 

Irpinia in Anteprima: Il nuovo corso dell’Aglianico DOC

Cominciamo il racconto della nostra Anteprima irpina a distanza da un vino considerato “minore”: l’Aglianico DOC. Avevamo chiesto al consorzio di includerne qualche bottiglia tra i campioni destinati a questa iniziativa. Non immaginavamo che ne avremmo ricevuti ben ventidue, ovvero più di quanti ne avessimo mai degustati in precedenza.

Al netto di questa carrellata di assaggi, che ci ha permesso di approfondire una tipologia poco conosciuta al di fuori dei confini regionali, possiamo dire di aver individuato tre categorie nelle quali ricadono quasi tutti gli Irpinia Aglianico e Irpinia Campi Taurasini:

Categoria 1: Vini “spensierati”. Appartengono in larga parte ai millesimi 2017 e 2018 e in qualche caso provengono da vigneti fuori DOCG. Trascorrono un brevissimo periodo in botte, acciaio o cemento prima di andare in bottiglia a pochi mesi dalla vendemmia. Le migliori versioni coniugano fragranze fruttate, sfumature vinose e tratti varietali di erbe e di spezie. Sono vini schietti e scorrevoli; catturano il lato più soave di questo vitigno “virile” e si abbinano al cibo con estrema facilità. Peccato che si tratti ancora di una minoranza…

Categoria 2: vini “complessi ma immediati”. Espressioni più strutturate, leggermente più affinate (di solito in legno), non meno concentrate dei Taurasi, ma più fruttate e meno irruente nella parte tannica. In alcuni casi appaiono un po’ incompiute, ma i migliori esempi rappresentano la perfetta via di mezzo tra un Aglianico “giovanile” e una classica versione da invecchiamento.

Categoria 3: i “Piccoli Taurasi”. Li produce chi tiene il Taurasi in cantina per un tempo molto più lungo rispetto a quello previsto dal disciplinare. Affinano per diversi anni tra legno e bottiglia e ricalcano i tratti dei top di gamma aziendali (anche a fronte di un sorso meno impegnativo). Alcune versioni non indossano la fascetta DOCG per semplici questioni di filosofia aziendale.

Categorizzazioni a parte, quel che emerge da questa degustazione è che la qualità media dei Rossi DOC irpini è più che buona, specie se si considera che il prezzo alla fonte (e negli shop online aziendali) non supera quasi mai i 15 euro. Oramai sono delle eccezioni le versioni rozze, bizzose, squilibrate che – bisogna dirlo – fino a qualche anno fa erano la norma. Grazie al miglioramento delle tecniche agronomiche ed enologiche, si riesce, infatti, a trovare un buon numero di Aglianico “base” spensierati, facili da apprezzare nel breve e medio termine, ma tutt’altro che banali.

Un po’ di chiarezza

Se vi chiedete quale sia la differenza tra Irpinia Aglianico e Irpinia Campi Taurasini, sappiate che risiede nel territorio di provenienza. Campi Taurasini è, infatti, una sottozona della DOC introdotta nel 2005 che corrisponde all’areale della DOCG e che, teoricamente, dovrebbe dare vita a un vino che sta al Taurasi come il Rosso di Montalcino sta al Brunello. C’è da dire, però, che la differenza qualitativa rispetto alla denominazione generica non è particolarmente evidente.

Come nel caso del Taurasi, la questione delle annate è abbastanza annosa. Abbiamo, infatti, degustato almeno un campione per ogni millesimo dal 2012 al 2018. Difficile, dunque, farsi un’idea di come siano andate le varie stagioni. Di certo c’è solo che i 2017 hanno risentito del clima torrido – e in qualche caso sono un po’ sgraziati – e che, invece, i soli due vini della 2018 sono entrambi rientrati tra i nostri migliori assaggi. La nostra ipotesi è che questo successo inaspettato sia legato al fatto che l’annata complessa, piovosa ha costretto alcune aziende a ridurre la produzione di vino DOCG e a far confluire parte delle uve dei migliori vigneti in questi piccoli capolavori “giovanili”. 

I migliori assaggi

Tenuta Vitagliano – Irpinia Aglianico “Martis” 2017.

Proviene da vigne situate al confine tra le province di Avellino e Benevento questa selezione disimpegnata, ma molto piacevole. I profumi sono dolci e aggraziati: macedonia di fragole, confettura di lamponi, rosolio alla cannella. Il sorso, invece, è snello, nerboruto, pepato; il frutto goloso riappare sul fondo, ma l’acidità prende il sopravvento e prolunga il finale dinamico, equilibrato. 88


Crypta Castagnara – Irpinia Aglianico “Cretazzo” 2015

L’abbiamo assaggiato più volte per essere sicuri di non aver preso un abbaglio. Le impressioni annotate non corrispondevano, infatti, al profilo di un vino che, sul sito dell’azienda, costa solo 7,50 euro. Se non altro, non ci viene in mente nessuna etichetta altrettanto abbordabile che riesca a regalare profumi maturi ma non stancanti di tabacco, fungo porcino, maraschino e un sorso goloso, disteso, morbido di frutta rossa in confettura e allo stesso tempo grintoso, salivante. È uno dei pochissimi esemplari in circolazione di Rosso “invecchiato” per tutte le tasche. 89

Contrada – Irpinia Aglianico 2016

Come il Pinot Nero a Chassagne Montrachet, l’Aglianico a Candida – comune che rientra nella DOCG del Fiano – è una goccia rossa in un mare di bianchi, ma può dare risultati molto interessanti. E proprio come certi Pinot Nero, l’Aglianico di Contrada, azienda candidese di cui amiamo i Fiano di Avellino, esordisce con note riduttive, vagamente sulfuree, salvo poi distendersi e lasciare spazio a toni insoliti di acciughe sotto sale, pomodorino infornato, ribes nero ed erbe aromatiche. Il sorso è reattivo, snello e intensamente salino. Non sapendo da dove proviene, lo si potrebbe perfino scambiare per un vino marittimo. 89

Salvatore Molettieri – Irpinia Aglianico Cinque Querce 2016.

 Disserra aromi sottili di fruttini aciduli, fiori blu e sottobosco il vino base del “gigante dell’Aglianico” di Montemarano. Cerebrale è il sorso, che abbina ritorni fruttati a una massa tannica imponente. È una versione austera, che chiede pazienza e potrà dare grandi soddisfazioni a distanza di parecchi anni dal rilascio. 89+

Antonio Caggiano – Irpinia Aglianico Taurì 2018

Potevamo mettere in evidenza il Salae Domini, ovvero il Campi Taurasini da singola vigna di questo produttore iconico, ma ci è sembrato ancor più compiuto questo fratellino minore che, utilizzando un tecnicismo aulico, potremmo definire “vino da bere a secchiate”. L’olfatto soavissimo evoca ricordi di china, cola, rosa selvatica, mirtilli rossi e melagrana; il sapore offre tutto ciò che si può desiderare da un Aglianico “giovane”: tannini vispi, acidità vibrante, ritorni di pepe e visciola croccante. È un caposaldo della categoria 1. 90

De Lisio – Irpinia Aglianico Vincarl 2014.

 Sempre da Montemarano proviene questa interpretazione magistrale di un’annata complicata. Come da aspettative per un vino affinato sei anni tra botte e bottiglia, i profumi sono profondi, evoluti: evocano ricordi di prugna, visciolata, legni stagionati e cioccolato. Del sorso stupiscono il dinamismo, l’integrità della spinta acido-sapida che smorza le sensazioni mature e sfuma in un finale al sapore di tarocco siciliano. In teoria rientrerebbe della categoria 3, ma fa un po’ storia a sé. 91

Bellaria – Irpinia Campi Taurasini 2012

Un Campi Taurasini profondo che offre un tocco di frutto in più e qualche nota terziaria in meno rispetto a un Taurasi, e che, nel giro di qualche minuto, comincia a profondere sensazioni erboristiche – quasi da Vermouth – di gran fascino. Al palato è largo, caldo di frutto maturo, ma equilibrato, reattivo, sostenuto da tannini levigati che accompagnano il finale balsamico. Ha la complessità della categoria 3 e la verve fruttata della categoria 2. 91 

Orneta – Irpinia Aglianico 2018

. Stupisce per eleganza e agguanta la pole position questo Aglianico prodotto con tecniche non invasive da vigneti a Paternopoli e Montefalcione, comuni “Grand Cru” d’Irpinia. Il profumo è soave di visciole, viole appassite, terra bagnata e liquirizia. La progressione gustativa è potente, avvolgente, ma ben calibrata da tannini solidi, energici, che fanno da contrafforte a rimandi fruttati d’ estrema piacevolezza. È l’archetipo della tipologia 2 e, insieme al Taurì di Caggiano, dimostra la stoffa del millesimo 2018. 92 

Raffaele Mosca,

Master Sommelier

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