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Rubrica di Emanuela Medi
 

La vite della Serenissima

Tra le calli e i campi del centro storico di Venezia, l’antico Brolo di Cannaregio si presenta al turista-visitatore come un’oasi di silenzio e di pace immersa nella calca frenetica cittadina.
Uno dei più antichi giardini urbani, adiacente la stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia, da sempre difeso da un alto muro, il “giardino orto” è parte integrante del Convento dei Carmelitani, a fianco della Chiesa di Santa Maria di Nazareth, meglio conosciuta come Chiesa degli Scalzi, uno dei più incredibili esempi di architettura barocca veneziana.

Il brolo è stato ridimensionato a metà Ottocento per l’insediamento della stazione ferroviaria, ma ha mantenuto alcune caratteristiche tipiche degli spazi aperti della tradizione monastica; in esso regna incontrastata la melissa, di cui viene distillata dal 1710 un’acqua venduta agli ospiti e citata anche da Goldoni nella “Locandiera”. Grazie al Consorzio Vini Venezia, il Giardino Mistico, risalente alla metà del Seicento, ha visto rinascere le antiche viti della Serenissima, ottenute dal materiale genetico prelevato e riprodotto in un vigneto nell’isola di Torcello e da altre varietà presenti da centinaia di anni all’interno della laguna di Venezia, per salvaguardare la biodiversità lagunare.

Il percorso è articolato in sette aiuole, essendo sette le dimore del “Castello Interiore” di Santa Teresa d’Avila. La prima aiuola è il prato erboso, che rappresenta la pace e si ricollega alla settima dimora, la pienezza. La seconda è “l’Orto dei semplici”, dove sono piantate le erbe officinali, collegata alla sesta dimora, detta della purificazione. In essa sono coltivate nove erbe medicinali (il 9 è numero che simboleggia la sconfitta del male), ognuna delle quali purifica una parte dell’organismo. La terza aiuola è l’orto, collegato alla quinta dimora: la collaborazione tra uomo e natura. La quarta è coltivata a vite e richiama evangelicamente la figura di Gesù, il dono per l’umanità.

Il vigneto, da sempre presente nel giardino, è composto da 17 filari (10 come i comandamenti e 7 come i sacramenti).
Grazie all’aiuto dei tecnici del Consorzio vini Venezia, dalle vecchie viti dei conventi veneziani è stata selezionata una vite di malvasia che con 50 chili di uva ha prodotto le prime bottiglie di vino nel 2015; si stima che a regime il vigneto potrà produrre fino a 500 chili di uva. La quinta aiuola è il frutteto, collegato alla terza dimora, quella della generosità. E gli alberi da frutto sono il simbolo migliore della generosità della terra: vi sono piantati quaranta tipi d’albero diversi (il numero ricorre spesso nella Bibbia a contrappunto dei momenti salienti della storia della salvezza).

La sesta aiuola, dedicata all’amicizia, è composta da 13 ulivi, allusione a Gesù e i 12 apostoli. E infine l’ultima aiuola, che conclude il cammino spirituale dell’uomo, è il bosco, composto da otto diversi tipi d’albero tra cui il siliquastro, “l’albero di Giuda”, la marruca, con cui venne fatta la corona di spine di Gesù, e il salice, con i cui rami intrecciati fu fustigato il Signore.

Arch. Mariagiovanna Basile

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