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Rubrica di Emanuela Medi
 

La vite, il vino, l’uva nell’isola di Procida

La coltivazione della vite nell’isola di Procida, situata nel Golfo di Napoli vicino alla più nota Ischia, ha origine antica.

I primi insediamenti viticoli si sono avuti intorno al 1100 (XII secolo),e soprattutto dopo l’insediamento dei frati benedettini che importarono la vite dall’isola greca di Creta. Infatti i cultivar ritrovati ci riportano a tipi di uvaggio originari di Creta.

Fino agli anni ‘70 del secolo scorso i vitigni erano allevati maritati a lunghe pertiche di castagno dette “ciaraoni“. In seguito per la mancanza di manodopera specializzata si è avuta la trasformazione con allevamento a spalliera più comodo e redditizio poichè non è stato possibile rispettare la tipicità dei cultivar  ,dato il difficile adattamento a questo nuovo tipo di allevamento.

Vitigno tipico ed unico nel suo genere era l’uva levante. Da questo uvaggio si ricavava un vino aromatico, non di corpo, con grado alcoolico insufficiente alla lunga conservazione e quindi al commercio. Infatti fino agli anni ‘50 del XX secolo, quest’uva veniva esportata come uva da tavola data la sua conformazione spargola, vale a dire con i chicchi radi, non serrati in un grappolo compatto.

Forse si può ipotizzare che le ragioni della produzione di questo vino, poco alcoolico ,siano da ricercarsi nella necessità di rifornire le navi in partenza con un vino che non permettesse la facile ubriacatura dell’equipaggio. Infatti Procida, fino a metà del Settecento, equipaggiava una discreta flotta mercantile con navi che arrivavano fino ai più lontani porti del mondo.

Oggi i contadini di Procida s isono adattati a cultivar permessi dalla regione .Il risultato è migliorato ma abbiamo perso, in merito alla nostra storia e nella valorizzazione delle tipicità isolane.

Vincenzo Barbieri

(foto di Diana Melles)

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