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Rubrica di Emanuela Medi
 

Le antenate dimenticate

La Bibbia è stata per secoli considerata la “storia” dell’umanità, l’unica vera storia. Ed è proprio la perdita, nel XVII secolo, di questo suo statuto di testo storico che apre la modernità, e questo significa anche la elaborazione di nuovi criteri “scientifici” per scrivere di storia.

Dunque i personaggi biblici, da Adamo ed Eva a tutti gli altri , sono stati considerati -fino ai dibattiti seicenteschi- storici in tutto e per tutto, per l’epoca della nascita, per la durata della vita, per il racconto delle azioni che li videro protagonisti.

Ma nel racconto biblico c’è un personaggio mancante, un personaggi che pure avrebbe dovuto essere fondamentale: la prima donna nata al mondo, in quanto di Eva, come si sa, la Scrittura non racconta la nascita ma dice che è stata creata già adulta dalla costola di Adamo. Di questa prima donna, figlia di Adamo ed Eva, indispensabile anello della catena delle generazioni (dai soli figli maschi di cui la Bibbia fornisce i nomi l’umanità non avrebbe potuto svilupparsi), il sacro testo tace, ma una letteratura oltremodo ricca e trasversale ai popoli e alle culture numerose sono le fonti che la ricordano: dai Padri della Chiesa a Byron, dai rabbini alle leggende arabe.

Persino un’antica iconografia ce la mostra. La donna ha un nome (anzi molti nomi diversi), un volto. Questa mostra vuole essere un primo tentativo di restituire una “storia” a questa donna, e poi alle altre “prime antenate” dell’umanità che ricominciarono a popolare il mondo e che il Diluvio universale aveva reso vuoto.  Anche di queste capostipiti delle tre etnie dei Semiti, Camiti e Giapetici -popolazioni che ci sono note solo attraverso i nomi dei padri (Sem ,Cam e Iaphet)- ci parla invece una letteratura che si ritrova, sia pur con varie differenze, in mondi spesso ancora oggi in lotta tra loro: il mondo ebraico, quello musulmano e quello cristiano. Le fonti sono molto più numerose di quelle che è stato possibile esporre in questa mostra. Speriamo, in un prossimo futuro, di poterne mostrare un numero maggiore e più diversificato con l’auspicio che, anche in nome di questa arcaica comunanza culturale “femminile”, la ricerca possa finalmente allargarsi alle più varie tradizioni che ci sono giunte nelle tante antiche lingue, culture e religioni  che ci hanno parlato di donne.

Procida, ex Conservatorio delle orfane,Terra Murata, Mostra documentaria e iconografica (secc. XIV- XVIII), curata da Gea Palumbo e Antonietta Piemontese

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