Per la genialità degli ingegneri idraulici del passato alcuni acquedotti dell’antica Roma ancora oggi servono la capitale. Da sempre la meraviglia dei viaggiatori è espressione di emozioni davanti alle tracce del passato: templi, piramidi, sculture ,città rupestri ,anfiteatri, necropoli testimoni del passaggio di culture, riti ,abitudini, usanze e religioni.
E noi curiosi di decifrare quello che il tempo ha celato studiamo la vita di chi ha costruito ciò che ora è “rovine”. Tuttavia l’ammirazione per l’efficienza e la grandiosità degli acquedotti romani ci induce a rileggere anche i commenti dei loro contemporanei. Frontino nominato “curator aquarum” all’epoca dell’imperatore Nerva console nel 36 d.c.scriveva “ A tali costruzioni necessarie per così ingenti quantità d’acque oseresti paragonare le inutili piramidi d’Egitto oppure le altre opere dei Greci improduttive e tuttavia famose?”
Alcuni tratti degli acquedotti romani sono rimasti in uso fino ai nostri giorni. L’abbandono é stato determinato da incuria e devastazioni per alcuni e per altri dalla tossicità del piombo delle tubature, scoperta abbastanza recente. Strabone, storico e geografo dell’età Augustea nato ad Amasea nel Ponto, visse lungamente a Roma, dove rimase molto impressionato dalle straordinarie impalcature di strade e acquedotti. Ai suoi lettori di lingua greca si rivolge in questi termini: “ I Greci nel fondare le loro città tengono conto della bellezza dei luoghi, della fertilità della terra, delle risorse naturali e dei porti di approdo. Con ciò ritenendo di aver risolto ogni problema.
I Romani si pongono anzitutto il problema delle strade degli acquedotti delle fogne.” Quello che fortemente impressionava i Greci in visita a Roma era proprio la costruzione degli acquedotti. In effetti la storia i resti e i documenti giunti fino a noi dimostrano che i Fenici gli Egizi i Greci avevano a cuore l’utilizzo dei flussi idrici e con grande attenzione e perizia si procuravano l’approvvigionamento per la sopravvivenza, sia pure in modo meno spettacolare dei Romani.” Sempre Strabone narra che l’acqua arrivava a Roma in tale quantità che la città sembrava attraversata da un numero incredibile di fiumi. Del resto le arcate degli acquedotti che costellano la campagna romana, superbe e imponenti anche se in rovina, ci accompagnano in ogni percorso a sud a nord della città. Maestose testimonianze di efficienza organizzativa, inglobate talvolta da palazzi in avanzata inarrestabile, caratterizzano ogni arrivo alla città eterna, dal treno dall’autostrada dalle campagne circostanti.
Roma nel III-IV secolo d.C. disponeva di un milione di metri cubi di acqua al giorno per soddisfare le esigenzedi un milione di abitanti. Venivano alimentate 11 grandi Terme, 856 bagni pubblici, 15 ninfei, 2 naumachie, 1352 vasche e fontane. Oggigiorno la popolazione é quadruplicata, ma l’apporto dei moderni acquedotti é solo raddoppiato. Il raffronto è impressionante. Dalle date di costruzione degli acquedotti si é potuto determinare la consistenza numerica della popolazione nella città antica, come ad esempio, con la distribuzione dell’Acqua Marcia. La popolazione passó da 370.000 a 450.000 circa, dal 272 al 144 a.C. Nel 573 i barbari che assediavano la città posero la loro guarnigioni tra la via Appia e la Latina esattamente tra le due file di arcate che sostenevano gli spechi della Marcia Tepula e Iulia, l’altro la Claudia e l’Aniene Nuovo.
La cessazione del flusso idrico per la prima volta interrotto, dopo secoli, piegó inesorabilmente la città. Solo molto più tardi nel Rinascimento, alcuni acquedotti vennero riattivati. Furono molti Papi a dare impulso alla sistemazione di molti acquedotti: nel 1570 il Pontefice Pio V restauró l’Acqua Virgo che tuttora alimenta Fontana di Trevi, lo stesso fece Papa Sisto V con l’acquedotto Alessandrino detto poi “acqua felice” e ancora Paolo V nel 1614 sistemò l’acquedotto Traiano e l’acqua fu detta Paola fino a Pio IX inizio che riutilizzò il nuovo acquedotto Marcio terminato nel 1930 dalla Società Pia Acqua Marcia. Oggi la nostra Roma moderna solo per merito dei Pontefici riceve un volume di acqua sufficiente ai suoi bisogni. Ma al tempo dell’imperatore Alessandro Severo fluiva molto più copiosamente.
GLI ACQUEDOTTI
AQUA APPIA
Nel 352 a.C. Il censore Appio Claudio Crasso condusse l’acqua a Roma. per via delle guerre Sannitiche. Il condotto sotterraneo era lungo m.16,538 con la sorgente sulla via Prenestina, nella Valle Maggiore e terminava nel Foro Boario. Aveva una portata d’acqua di portata di 876 l/sec tale da alimentare il Celio, il Foro romano, il Circo Massimo, la Piscina Pubblica, l’Aventino e Trastevere.
AQUA ANIO VETUS
Nel 227 a.C. L’opera fu iniziata da Spurio Carvillo e Lucio Papirio e terminata da Curio Dentato e Papirio Cursore . L’acquedotto era lungo 64 km circa, prendeva l’acqua dell’Aniene presso S. Cosimato e terminava presso l’Esquilino con una portata di 2.111 l/sec. Serviva tutti i quartieri eccetto il Celio, Palatino, Circo Massimo, Aventino.
AQUA MARCIA
Nel 144 a.C ,Quinto. Marcio Re costruì questo acquedotto che fu in seguito restaurato da Agrippa, Augusto e Caracalla. Il tratto per alimentare le terme di Caracalla fu fatto nel 212 d.C. e chiamato Antoniano. Sorgeva sulla via Valeria dove oggi si trovano i pozzi di captazione della Marcia Pia. Terminava al Viminale ed era tra i più lunghi con km 91.330 con una portata d’acqua di 2.250 l/se tale da rifornire. tutti i quartieri tranne Aventino,Celio, Circo Massimo e Piscina Pubblica
AQUA TEPULA
Nel 125 a.C. fu costruito questo acquedotto utilizzando sorgenti situate presso la via Latina tra Marino e Castel Savelli. Le sue acque con temperatura di 17gradi dettero il nome all’acqua che venivano mescolate con l’acqua Iulia più fresca. Agrippa nel 33 a.C. Lo restaurò facendo alimentare i quartieri al Tempio della Pace, Esquilino e Alta Semita.
AQUA IULIA
Nel 33 a.C , Agrippa costruì l’acquedotto che fu restaurato da Augusto nell’11 a.C. Lungo i 22 km a partire dalle sorgenti, presso Grottaferrata, in località Squarciarelli, utilizzava le arcuazioni della Marcia e mescolandosi con la Iulia giungeva a Roma rifornendo Celio, Iside, Serapide, Esquilino, Alta Semita, Foro Romano, palatino e Piscina Pubblica
AQUA VIRGO
Questo acquedotto è l’unico che non ha mai smesso di funzionare fino ad oggi quando Augusto lo inaugurò nel 19 a.C.. Era tutto sotterraneo e misurava 19 km. Le sorgenti si trovavano all’ottavo miglio dell’antica via Collatina, dove oggi c’è la tenuta di Salone. Alimentava via Lata, Circo Flaminio e Trastevere.
AQUA ALSIETINA
Augusto fece condurre questo acquedotto a Roma per alimentare la sua naumachia. Le naumachie in voga all’epoca, erano edifici dove si allestivano spettacolari battaglie navali. Lo speco dell’acquedotto era lungo 32,77 km e l’acqua veniva prelevata dal lago Martignano. Venne utilizzata anche per irrigare gli orti di Trastevere poiché non era molto salubre.
AQUA CLAUDIA
Nel 53 d.C, Caligola iniziò l’acquedotto che fu terminato da Claudio. Il condotto lungo 69,750Km iniziava sulla Via Valeria al Km 61 e terminava all’altezza di Porta Maggiore con una portata di 2211l/sec. Nerone per alimentare la Domus Aurea ne fece derivare un ramo noto come Arcus Coelimontani. Alimentava tutti i quartieri. I suoi resti sono tuttora visibili.
AQUA ANIO NOVUS
Nello stesso periodo di edificazione dell’Acqua Claudia , l’acquedotto Anio Novus lungo 86,274 Km fu costruito per arrivare a Roma in senso sovrapposto. Originava dall’Aniene e. alimentava tutti i quartieri con una diramazione alla Villa dei Sette Bassi sulla via Latina.
AQUA TRAIANA
Traiano nel 110 volle quest’acquedotto per alimentare lo scarso flusso idrico di Trastevere. La sorgente si trovava tra Trevigiano e Vicarello vicino al lago di Bracciano, presso Forum Clodii. Misurava 57 km.
AQUA ALESSANDRINA
E’ l’ultimo degli antichi acquedotti edificati a Roma. Alessandro Severo nel 226 d. C lo volle per alimentare le Terme del Campo Marzio . Misurava 22 km elLe sorgenti si trovavano presso Pantano Borghese.
ELVIRA COPPOLA; STORICA DI ROMA