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Rubrica di Emanuela Medi

Il programma LIFE, di cui abbiamo già parlato, è l’unico strumento di finanziamento dell’Unione Europea per l’ambiente e il clima. L’obiettivo generale del programma, come detto, è quello di contribuire all’attuazione, all’aggiornamento e allo sviluppo della politica e della legislazione ambientale e climatica comunitaria mediante il cofinanziamento di progetti in base al Reg. UE  n. 1293/2013.

La scorsa settimana abbiamo illustrato, per l’uso sostenibile del suolo, il progetto VITISOM, che collabora con il progetto ZEOWINE attraverso lo scambio di buone pratiche in agricoltura.

Il progetto LIFE ZEOWINE “ZEOlite and WINErywasteas innovative product for wine production” (LIFE17 ENV/IT/000427) coordinato dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Pisa del Consiglio Nazionale delle Ricerche è un progetto focalizzato sulle tematiche riguardanti la qualità dei suoli e l’importanza della sostanza organica in viticoltura.

Il progetto, che è iniziato l’1/07/2018 e terminerà l’1/07/2022, ha un Budget complessivo di1.447.333,00euro, con un contributo UE di861.668 euro, pari al59,5%. Gli altri Beneficiari Associati nazionali sono l’Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente – la CMM, Cosimo Maria Masini, Tenuta di Poggio S.S. Società agricola di San Miniato (PI) – il DN360 s – la P.Ri.Ma. Forma, Progettazione, Ricerca e Management per la Formazione.

In particolare, ZEOWINE con scienziati italiani mira allo sviluppo di un additivo naturale per preservare la qualità del terreno agricolo. Tale prodotto innovativo, derivante dal compostaggio dei rifiuti organici, dei prodotti di scarto della filiera vitivinicola e minerali microporosi noti come zeoliti, è in grado di migliorare la struttura del suolo e la ritenzione idrica, aggiungere materia organica e favorire la microbiologia subsuperficiale.

Si prevede che i risultati aumentino i raccolti e migliorino la qualità delle uve e del vino, mentre la produzione dell’additivo potrebbe permettere il risparmio di energia per i vignaioli riciclando localmente i rifiuti organici.

I protocolli di produzione e utilizzo consentiranno di: migliorare la qualità dei suoli del vigneto,in termini di contenuto di sostanza organica,biodiversità,capacità di ritenzione idrica,disponibilità di risorse minerali e struttura del suolo;ridurre la mobilità del rame nel suolo,il principale antiparassitario utilizzato nella viticoltura biologica e biodinamica e quindi il rischio di trasferirlo in altri comparti ambientali;aumentare la sostenibilità e la competitività del settore vitivinicolo implementando l’efficienza della nutrizione minerale e idrica;migliorare la protezione della salute dei consumatori, creando condizioni di crescita e di sviluppo adatte alle colture.

I risultati ottenuti saranno di grande utilità per i viticoltori, in un’ottica di miglioramento dell’efficienza e della sostenibilità della filiera vitivinicola.

Questo progetto è un tipico esempio di economia circolare, che adotta criteri in base al quale i rifiuti possono essere reimmessi in un ciclo produttivo per diventare un nuovo prodotto. Il mondo della ricerca sta iniziando a correre sulla scia del nuovo pacchetto europeo (quattro direttive nel 2018) sull’economia circolare, continuando a sviluppare innovazioni, tecnologie e progetti di filiera che vedono il settore agricolo tra i primi coinvolti nel riuso degli scarti.

Investire in queste tecnologie significa ridurre i costi di produzione, sviluppare modelli sostenibili e creare fonti di energia rinnovabile che permettono di abbattere l’impatto ambientale.

La questione del cambiamento climatico è determinata da scelte politiche nefaste e da un modello di sviluppo autodistruttivo che ha generato fenomeni come l’effetto serra e il conseguente surriscaldamento del pianeta. Per ogni grado di temperatura che aumenta sulla Terra, le coltivazioni si spostano di 150 km a nord e di 200 metri di altitudine. Questo cambio di coltivazioni genera degli sconquassi di tipo paesaggistico e produttivo.La vite si sta diffondendo in Inghilterra dove, di fatto, non è mai esistita. Per contro, in Sicilia si stanno piantando le banane. In una parte del mondo assistiamo alla perdita di frutti e verdure e all’acquisizione di altre tipologie di ortaggi.

Concordo con le parole di Petrini di Slow Food, che asserisce che la monocoltura di intere aree sta distruggendo gli ecosistemi, mentre con una diversificazione produttiva è appurato che si produce di più e con una logica di maggior rispetto dei territori e dell’economia locale. Sostanzialmente, la difesa di un determinato alimento rappresenta sia un elemento di identità culturale che, nello stesso tempo, un modello di economia opposto alla produzione intensiva e globalizzata. Si presta, così, maggiore attenzione all’ambiente, alla biodiversità – con meno CO2 nell’aria – e all’annoso tema della distribuzione del reddito.

Luigi Gorietti, esperto di Economia Agraria

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