Finalmente buone notizie per l’olio extravergine di oliva: dopo l’anno nero del 2018( meglio dire gli anni 2015-2018) segnati dal flagello Xjlella, abbandono dei campi, espianto degli alberi, polemiche, fondi assegnati e mai arrivati.
Si preannuncia una produzione nazionale superiore anche se non di molto alle 330mila tonnellate dello scorso anno. Le previsioni scaturiscono da un’indagine degli osservatori di mercato Cia, Italia Ovicola e Associazione italiana frantonai italiani che se indicano come discreto il risultato, è pur tuttavia un timido segnale di ripresa favorito dal clima con caldo estivo e bassa umidità che hanno abbassato il numero degli attacchi della mosca su tutto il territorio italiano.
Guida la Puglia regione bandiera con una produzione pari circa al 60% dell’olio extraverigine d’oliva nazionale, con a capo Bari e Foggia in caduta libera dopo la gelata del febbraio dello scorso anno. Attiva e positiva la Calabria, seconda piazza dopo la Sicilia con 24mila943 tonellate.Tutte con un + Sardegna, Basilicata e Molise.
Luci e ombre invece per Abruzzo, Marche, Umbria a causa delle basse temperature a inizio primavera che ne hanno ritardato il periodo della fioritura. Dato negativo per il nord: Lombardia , Veneto e Liguria. Ma in questa regione come dice a Vinosano, Alessandro Giacobbe del Consorzio Tutela Dop Riviera Ligure” per la nostra ragione è più corretto parlare di anno di scarica dovuto allo stress cui sono state sottoposti i nostri centenari ulivi che lo scorso anno hanno dato una produzione molto abbondante.
In questo contesto- osserva ancora Alessandro Giacobbe- il Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali ha designato con apposito decreto il CERSAA, quale autorità pubblica accreditata per effettuare i controlli per il prossimo triennio”. Insomma una garanzia in più per il consumatore.
Ma come sarà l’olio extravergine d’oliva del 2019: eccellente, di qualità, fruttato , dolce e garantito da disciplinare quello ligure, più amaro , piccante meno fruttato l’olio del sud. Ma in Italia esistono 350 specie di olio diverse, ognuna delle quali esprime l’identità e la territorialità della regione, meglio ancora della zona di appartenenza: come non sentire il pomodoro dell’olio siciliano di Iblea!
Ma la vera partita si gioca nel loro utilizzo: impensabile un olio piccante nei dolci o nella maionese, ben venga il piccante e lo sfrigolio sulla lingua per le verdure ripassate in padella o le ribollite.. il test quello vero? Semplicemente versato su una fetta di pane. Una piacevolezza che molti ristoranti hanno iniziato a proporre ai commensali .