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Rubrica di Emanuela Medi
 

Miele: in ripresa la produzione del Centro Nord, negativa al Sud

Dal report annuale dell’Osservatorio Nazionale del miele di Castel San Pietro Terme in provincia di Bologna, dopo tre anni di “magra, il 2018 si chiude con un aumento della produzione ma in modo diseguale nel paese soprattutto al Sud dove il 2017 è stata tra le annate peggiori degli ultimi anni.

Nel sud del paese, isole comprese, vento e siccità hanno ridotto fortemente le produzioni primaverili, soprattutto di miele di agrumi, che è stata praticamente azzerata in Sicilia. Un andamento climatico che è continuato oltre i mesi primaverili. Contrariamente a quanto accaduto al cento nord le piogge frequenti a primavera e parte di una un estate, con temperature nelle medie stagionali, hanno favorito le fioriture e le produzioni
Buona invece la situazione sull’arco alpino, per le buone rese di tiglio, rododendro, tarassaco e millefiori di montagna.

Andando a vedere le principali fioriture: l’acacia, produzione primaverile principale e strategia nel Centro Nord, ha mostrato una lieve ripresa, specialmente se confrontata con quella pressoché nulla dell’anno scorso, ma non particolarmente soddisfacente.
Andando a sud, la produzione di miele di agrumi, fioritura principale della primavera del meridione, è stata stroncata come si è detto dalla siccità e dal vento, con quantitativi per alveare massimi di 15 chili in Calabria e Puglia, rispetto ai 30-35 chili attesi. Valore ancor più scarso in Sicilia e Sardegna dove la produzione media ad alveare è rimata sui 6 chili, con punte minime anche di 3 chili o addirittura con zone con melari vuoti.

Anche la sulla, tipica produzione del Centro Sud il cardo ha deluso, più o meno la metà di quella ordinaria, quando non addirittura meno
Ha tenuto invece la produzione del miele di castagno, con rese appena sotto le medie ordinarie, nella maggior parte d’Italia e il tiglio, produzione di punta della tarda primavera prealpina che ha dato raccolti buoni, anche sopra la media attesa, soprattutto in Friuli Venezia Giulia, che quest’anno tra acacia e tiglio ha avuto una produzione di tutto rispetto.

Per i mieli diciamo così in crisi strutturale, continua a scarseggiare la melata di metcalfa, a causa della drastica riduzione dell’insetto. Produzioni interessanti la melata di abete nell’Appennino toscano e la melata di eucalipto nel Lazio.

Altra grande produzione in crisi è il girasole, soprattutto a causa dell’uso di ibridi ad alto-oleico, mentre riguardo il millefiori primaverile, quello raccolto fino a giugno, ha avuto buone rese, ma a macchia di leopardo, con produzioni molto buone in alcune regioni, come Val d’Aosta, Lazio, e Puglia e produzioni pressoché azzerate nelle altre parti d’Italia.

Ha tenuto invece il millefiori estivo, quello raccolto da luglio i poi, con produzioni in linea o sopra le medie attese in tutto il Centro Nord, mentre la produzione si è generalmente ridotta al Sud.

E riguardo alle produzioni autunnali, il corbezzolo, uno dei mieli simbolo della Sardegna, dai primi dati sembra in calo, con medie di 5 chili ad alveare.

Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi questi restano stabili, più o meno in linea con quelli dello scorso anno. Ma che non riescono a ripagare il lavoro degli apicoltori, i cui redditi non sono certo cresciuti.

Fonte: Osservatorio nazionale del miele
Autore: Matteo Giusti

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