Non gli Champagne “‘migliori in assoluto”, ma quelli capaci di svettare per qualsivoglia motivo (purché sia positivo) su di un parterre amplissimo – 600 etichette! – e qualitativamente eccezionale.
Su questo principio abbiamo stilato una classifica dei vini “fenomenali” assaggiati nel contesto dell’affollatissima, caoticissima e al contempo immancabile “Modena Champagne Experience“. Le etichette scelte sono quelle che, a fronte dei numerosissimi assaggi, si sono rilevate capaci di lasciare il segno. Niente più, niente meno. Speriamo che le apprezziate quanto noi.
- Val Frison – Goustan Blanc de Noirs Brut Nature
Molti “Brut Sans anneé” di vigneron sembravano una gran cosa quando erano una novità, ma nel tempo ci hanno deluso o stancato. Al contrario, Il Goustan è rimasto fedele a sé stesso anche in seguito al divorzio della coppia che l’ha concepito. L’olfatto è ben orchestrato tra toni terziari, spunti minerali e ventate fresche di mela e di menta. La bocca è densa e polposa come ci si aspetta da un Blanc de Noirs, ma ben calibrata da una spinta acido-sapida “nature”. Non è esattamente lo “Champagnino” da sbicchierare come aperitivo, ma la struttura robusta non ne compromette la scorrevolezza.
Distribuito da: LesCave desPyrenes
- Roger Pouillon – Les Blanchiens Brut Nature Premier Cru 2011.
Uno prodotto che conoscevamo solo di nome e del quale abbiamo apprezzato l’eccellente equilibrio. Una sfumatura di pietra focaia incornicia un corredo goloso di pasticceria alla frutta e spezie dolci; il sorso abbina un impeto minerale elettrizzante a una ricchezza di frutto molto accattivante. E’ lo Champagne per tutte le stagioni.
Distribuito da: Pellegrini
- H. Blin – Brut 1990.
L’idea secondo la quale gli Champagne dei vignaioli non invecchierebbero beneè smentita prontamente da questo baldo ventinovenne a base Meunier della Vallee de Marne. Sbuffi d’arancia candita da Cognac e tratti molto stagionali di fungo porcino e tartufo plasmano un bouquet profondo e arricchiscono una gustativa cremosa, evoluta, ma sostenuta da una vena agrumata che conferisce vitalità e bevibilità.
Distribuito da: Tannico
- 3C Collection – Bourgeois Diaz
Trois cepages, ovvero il più classico dei quattro Champagne di questo recoltant.Tuttavia, quello in questione non è il 3C “normale”, ma la versione che sosta sui lieviti per il doppio del tempo. Il risultato è una cuvée non molto diversa dal punto di vista aromatico – si riscontra sempre un bell’equilibrio tra agrumi, frutti rossi e cenni tostati – ma indubbiamente più avvolgente, più tridimensionale e ancor più minerale, quasi fosse una “P2” in stile“vigneron biodinamico”.
Distribuitoda:Les Cave des Pyrenes
- Henri Giraud – Fut de Chene Grand Cru
Assaggiato durante il seminario condotto da Jancis Robinson, che l’ha definito il “più legnoso degli Champagne legnosi”, salvo poi lodarne l’eccellente complessità. Ebbene, basta avvicinare il naso al bicchiere per capire che il legno c’è, ma che è bilanciato da una bella freschezza d’agrume e da una spinta minerale che rasenta il guscio d’ostrica. In bocca, poi, i toni vanigliati e burrosi sono solo la cornice di una progressione dinamica, travolgente, quasi tannica nella chiosa profondamente salina. Abbinatelo con una costatina di maiale e vedrete cosa succede!
Distribuito da: Ghilardi Selezioni
- Charles Heidsieck – Vintage 2008.
Un millesimo importante per una cuvée che mette in luce l’allure aristocratica della maison fondata da Charlie, personaggio leggendario al quale è stato anche dedicato un film interpretato da Hugh Grant. Il bouquet è classicheggiante: gesso, ananas, erbe aromatiche, un tocco di brioche e un filo di tostatura. La gustativa è lineare, cristallina, in perfetto equilibrio tra ritorni confortanti di “patisse rie au beurre” e salivanti guizzi minerali.
Distribuito da: Philarmonica
- Jacquesson – Cuveè 742
Oggi come oggi non consiglierei a nessuno di stapparne una bottiglia, in quanto questa iconica cuvée numerata dà il meglio di sé solo a parecchi anni di distanza dalla sboccatura. In ogni caso, il potenziale è già lì: si percepiscono una florealità inebriante, una vena fresca di menta e spunti interessanti di erbe officinali. La bocca possiede già polpa, cremosità e contestuale nerbo, ma la sensazione è che tutto andrà ad assestarsi ed amplificarsi nelle stagioni a venire. Si conferma comunque un “must” per ogni appassionato che si rispetti.
Distribuito da: Pellegrini
- Andrè Beaufort – Polisy“Derriere L’Eglise” 2013
Servito più caldo e in un bicchiere nero, potrebbe essere tranquillamente scambiato per un Pinot Noir della Cote de Nuits. Funghi porcini, creme de cassis, ruggine e liquirizia sono, infatti, le prime nuance dischiuse da questo Champagne profondo, spiazzante, sicuramente non universale, ma estremamente caratteriale. All’assaggio è tattile, robusto ma vitale, e così complesso che, per rendergli giustizia, bisognerebbe tirare in ballo almeno un crostino al tartufo bianco o un formaggio stagionato.
Distribuito da: Soavino
- Taittinger – Comtes de Champagne Blanc de Blancs 2007
Figlio di un millesimo “trascurato”, il gioiello di casa Taittinger esprime tutta la grassezza e la golosità del miglior Chardonnay. L’olfatto ed il gusto sono entrambe un rincorrersi e avvicendarsi di tostature, sfumature speziate, guizzi gessosi e rimandi agli agrumi canditi, ma è l’armonia d’insieme a colpire anche più dei singoli riconoscimenti. A dire il vero, non siamo degli “habitué” delle “cuvée de prestige” – e quindi preferiamo non sbilanciarci – ma ci sembra che il “Comtes” abbia sempre quel “quid pluris” che gli consente di puntare dritto al cuore.
Distribuito da: Gruppo Illy
1.FrerejeanFreres – Premier Cru Extra Brut
Sempre alla famiglia Taittinger – e più precisamente al ramo Frerejean – appartiene la piccola maison emergente che ha prodotto quella che a nostro dire è stata la vera rivelazione dell’evento: un millesimato 2006 da Chardonnay di Mesnil e Avize e Pinot Noir di Vertus rilasciato dopo ben 11 anni di maturazione. Occorre mettere da parte gli schemi mentali sullo Champagne e lasciarsi trascinare dagli aromi di miele di castagno, marron glacé, tabacco e pasta d’acciughe che fanno quasi Madeira, salvo poi rinsavire quando sferza il palato con un guizzo di acidità penetrante e riempie il cavo orale col suo turbinio di sensazioni fresche e mature. Parlare di abbinamenti sembra superfluo in questo caso, ma, per gli amanti del genere, consigliamo un altrettanto assuefacente sigaro cubano.
Distribuito da: Compagnia dei Caraibi.
Raffaele Mosca,
Master Sommelier