Parte Prima – Non me lo aspettavo questo sangiovese così inedito e affascinante: vini territoriali li definisce Giorgio Melandri “narratore del vino” e anima del progetto” Stella dell’Appennino” : una comunità di 11 produttori i cui vini sono espressione di questa parte inedita dell’Appennino Romagnolo che fa capo a, Modigliana punto di incontri di tre vallate Ibòla, Acerreta e Tramazzo ognuna diversissima per terroir, altitudine, paesaggio e microclima. Una produzione di 10mila bottiglie di grande qualità e unica nel saper esprimere i caratteri delle tre vallate: vini agrumati e speziati della valle di Ibòla, vini balsamici dall’inconfondibile sentore di alloro della valle di Tramazzo, vini fruttati( melagrana) e terrosi della Acerreta , tutti legati da una nota comune di freschezza con un grado alcolico moderato e tannini certamente di carattere ma mai troppo abbondanti. Insomma una bocca in cui giocano nel finale, tannino , acidità e nota salmastra la vera inconfondibile caratteristica di Modigliana .
DEGUSTAZIONE
11 produttori: di ognuno di loro diamo un piccolo profilo tratto dal libro “ Stella dell’Appennino” scritto da Giorgio Melandri cui segue una breve degustazione del vino di punta della loro produzione.
AGRINTESA: cooperativa con sede a Faenza che unisce 135 soci nel territorio dei comuni di Modigliana e Tramezzo con 320 ettari di vigna. Nel 1999 nasce il progetto Qualità , con la supervisione di tecnici che seguono i produttori dalla fase della gemmazione a quella della vendemmia, garantendo appunto qualità e coerenza di stile
DEGUSTAZIONE: Romagna Doc Albana secco” Poderi delle rose” 2018 e Sangiovese Superiore. Entrambi della zona di Modigliana sono autentica espressione della mineralità del luogo cui si accompagna una bella longevità e sapidità costante nel tempo. In particolare questo sangiovese superiore si lascia alle spalle il retrogusto della violetta e del barricato per virare grazie a un invecchiamento solo in acciaio a sentori di frutti rossi e alla spiccata sapidità del territorio. L’Albana secco si distacca da quella più conosciuta di Bertinoro per concedersi al gesso con una mineralità e longevità molto più marcata sottolineati dai meno noti ma intensi profumi di fieno e erbe.
CASETTA DEI FRATI: : un giardino dell’Eden- lo definisce Melandri, a 3-400 m.slm su tremila metri di arenaria e sotto vigne e boschi in un equilibrio delicato e irripetibile.” Solo crus e blend di crus in poco più di 7 ettari con i consigli dell’enologo Francesco Bordini, Maria Adelaide e Renzo hanno creato rossi austeri ed eleganti e bianchi fruttati e fiori di bosco
DEGUSTAZIONE : Framonte Romagna Sangiovese Doc in purezza.” Iocundo, robustoso et forte” si legge attorno alla etichetta a stigmatizzare la longevità invidiabile di un prodotto nato da una cantina, la prima ad imbottigliare negli anni 70.” Il Framonte dice Renzo è nato in una vigna vecchia di 35 anni vinificato in legno cui è seguita una seconda vigna con il sangiovese grosso vinificato in acciaio con la caratteristica- sottolinea il produttore- che mineralità, eleganza e sapidità tipici del sangiovese di montagna che non ha frutto qui li ritroviamo in un frutto selvatico la visciola, ciliegia selvatica dal sentore boschivo”.
TORRE SAN MARTINO: settanta ettari di vigne, oliveti e boschi a 300 metri sul livello del mare su suoli marnosi e arenaria . A Torre San Martino vige il recupero: nel 2000 Maurizio e Paola Costa hanno recuperato un antichissimo vigneto di sangiovese datato 1992: una rarità a livello nazionale . Oggi da questo vigneto prende vita il sangiovese” Vigna 1922” fiore all’occhiello dell’azienda e “ Gemme” prodotto dalle nuove vigne e figlio di gemme di questa antica vigna.
DEGUSTAZIONE: Gemme Sangiovese in purezza da uve biologiche. Possiamo anche definirlo un vino genetico visto che è figlio di Vigna 22 di cui ne porta tutte le caratteristiche gusto olfattive della valle di Acerreta dove è collocata la vigna antica. .Affinamento in acciaio. Al naso frutti di bosco, humus, rami spezzati, sottobosco, terriccio . In bocca tannino presente ma non dominante, bella mineralità eleganza, struttura ma ancora non assestato nella sua complessità .
IL PRATELLO “ Dieci chilometri mozzafiato per arrivare alla fine della valle IBOLA, la più stretta, fredda , difficile delle tre valli sui cui suoli poveri di marne e arenarie, nascono vigne a 500 metri di altitudine che regalano vini di una acidità incredibile, agrumata con sfumature balsamiche e speziate. Qui ha giocato la sua partita Emilio Placci che con i suoi vini interpretano perfettamente il territorio attraverso due cloni: SG12T tannico , salato , austerio e il SG19T più fresco ed elegante. Mai in purezza.
DEGUSTAZIONE: Forlì IGP Sangiovese-Badia Rustignolo- 2011 “ Vino biologico- dice Emilio Placci- lo garantisco,grazie anche all’altitudine ma anche al fatto che quando sono andato nel 95 in quella parte sperduta dell’Ibola tra i boschi , ero solo senza nessuno che mi inquinasse, poi dal 97 abbiamo avuto la certificazione. Un sangiovese molto rappresentativo del territorio caratterizzato dalla presenza di mineralità , pietra focaia, acidità non esuberante alla base di una longevità ancora da raccontare e dal caratteristico sentore di violetta Al palato un sangiovese strutturato, morbido grazie anche al passaggio in legno ovviamente non nuovo ma che ne smussa le asperità .
MUTILIANA: Scrive Giorgio Melandri “ Mutiliana è un progetto di lettura del territorio alto di Modigliana, il paese arrampicato sulle montagne dell’Appennino che divide Romagna e Toscana di cui se ne innamora Un angolo d’Italia le cui tre valli danno vita a tre sangiovesi inediti e diversi tra loro. Giorgio costruisce.. tutto.. a partire da un progetto di una piccola comunità di produttori e con il fiuto di un grande enologo capisce il quid diverso e al momento unico dei vini di montagna, meglio dell’Appennino romagnolo
DDEGUSTAZIONE: Romagna DOC Sangiovese Ibola 2017. “ La chiusura agrumata- dice Melandri- è una caratteristica dei sangiovese dell’Ibola, ma se vogliamo uno dei descrittori più interessanti del territorio di questa vallata è l’ alloro una nota balsamica forte che si accompagna all’eleganza e austerità di questo vino”
Ha ragione il produttore Melandri: Mutiliana è figlia di di arenarie pulite che lasciano una bocca salata e con tannini quasi rarefatti. Trasparenza un aggettivo che le si addice.
Emanuela Medi, giornalista, sommelier