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Rubrica di Emanuela Medi
 

Olio Dop: questo sconosciuto

“Oliveti Aperti” la manifestazione che si svolge il 15 e 16 Giugno 2019 in Liguria ha molto da raccontare. Organizzata dal Consorzio di tutela dell’Olio Dop Riviera Ligure con la Fondazione Qualivitae il supporto della Regione Liguria, vuole coinvolgere cittadini e turisti all’interno della tradizione dell’olivicoltura eroica Ligure con la partecipazione di 32 aziende produttrici di olio DOP Riviera Ligure in rappresentanza di una filiera composta da 600 operatori aderenti  al Consorzio, tra olivicoltori, frantoiani e confezionatori della Liguria con  circa 1.000.000 piante e 3.000 ettari di oliveto controllati con una produzione media di 5.000 quintali di olio certificato RIVIERA LIGURE DOP.

Una cultura eroica in Liguria perché gli olivi sono coltivati su pendii scoscesi, terrazzamenti, luoghi praticamente inaccessibili a macchine, ma in grado di produrre oli raffinati e preziosi.

Andiamo con ordine, partendo dalla parola olio di oliva ,” Purtroppo- afferma Carlo Siffredi Presidente del Consorzio Riviera Ligure DOP– le definizioni normative degli oli di oliva non aiutano la comprensione del prodotto da parte del consumatore. Infatti accanto agli oliextravergini  di oliva frutto della reale ed esclusiva spremitura dell’oliva, ci sono oli definiti pure di oliva, ma composti da oli di oliva raffinati chimicamente e da oli di oliva vergini. Per di più il consumatore, di fronte alla classificazione complessa, non vede valorizzate le denominazione di origine (DOP e IGP), che identificano il prodotto con il territorio. Del resto, mentre gli oli extravergini di oliva sono delle semplici autodichiarazioni da parte del produttore, gli oli extravergini di oliva DOP e IGP sono oli che prima di essere immessi in commercio sono sottoposti alla certificazione di un ente terzo riguardo a origine-tracciabilità di filiera e caratteristiche qualitative dell’olio. Si tratta insomma di una duplica garanzia per il pubblico”. Come dice Mauro Rosati Direttore generale Qualivita” Il sistema delle Indicazioni geografiche è importante per lo sviluppo del settore OLIO perché rappresenta uno degli elementi simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea. Dobbiamo rilanciare il comparto dell’olio extra verdine DOP  italiano che ad oggi non ha saputo raggiungere i risultati in termini economici e gestionali di altre filiere  come quelle dei formaggi e del vino.”Risultato : un consumatore sconcertato guidato nella scelta, dal  prezzo, ignaro del valore delle DOP, prodotti di qualità che rappresentano le aziende, i frantoi, insomma le caratteristiche di  un territorio“.

Eppure qualcosa di molto importante  sta avvenendo nel mondo dell’olivicoltura: un ritorno  importante a questa pratica agricola non tanto nella quantità ma nella qualità. Dal recente rapporto emerso al IV Forum Agrifood Monitor organizzato da Nomisma e Crif su dati import italiani in Giappone, e’ emerso che l’olio d’oliva ha avuto negli ultimi anni un aumento di importazione del 7,5% in virtù della qualità particolarmente gradita.  Qualità e diversificazione meglio dire differenziazionede prodotti, nel caso degli oli particolarmente richiesti dai mercati esteri in primis Stati Uniti. Lo sostiene il Presidente dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale   Lucio Fumagalli recentemente intervistato dalla sottoscritta “ l’Italia dice il presidente- è il paese che nel mondo della trasformazione alimentare rappresenta la maggiore ricchezza in termini di differenziazione di prodotti ad alto valore e tra questi l’olio extra vergine di oliva”. “Per fortuna- dice  Luigi Caricato esperto , giornalista, oleologo– oggi gli oli hanno odori perfettamente  percettibili: sanno di mandorla, di fiori, hanno il profumo  del pomodoro, del carciofo,   sanno di territorialità e molti piccoli grandi produttori  hanno capito il valore del territorio e il cambiamento in atto dei processi  di lavorazione”

Le Dop queste sconosciute: 43 denominazioni- dice Siffredi- di cui 3-4 IGP, sono il nostro patrimonio, per questo l’evento Oliveti Aperti ha organizzato un fitto programma offerto dalle case produttrici per creare, da una parte, una offerta turistica in cui l’olio DOP Riviera Ligure è simbolo di qualità e cultura collettiva, dall’altro come elemento di salvaguardia ambientale del territorio regionale  in cui anche l’Arte dei muretti a secco sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO” L’olio non è come un bicchiere di vino  che facilmente si può degustare:proliferano le scuole, master, eventi sul vino ma sull’olio nessuno si  è voluto veramente impegnare. Eppure le possibilità , la volontà di molti produttori ,la richiesta dei mercati esteri ci  sono tutti: basta cogliere questi messaggi senza aspettare loro, le Istituzioni.

Emanuela Medi, giornalista

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