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Rubrica di Emanuela Medi
 

Pesce alimento di penitenza?

Certo mangiare un’aragosta o una frittura di pesce non sono proprio una penitenza, per questo molti si chiedono in che cosa consiste la regola di non mangiare carne e derivati che per molti secoli la chiesa cattolica prescrive per alcuni giorni dell’anno. Ma è opportuno ricordare, a questo proposito, la valutazione che un tempo si faceva sugli alimenti cui si adeguavano le religioni che poi dettavano regole che oggi consideriamo laiche.

Vi fu un lungo periodo nel quale la  carne era considerata “calda”, stimolo agli amori,simbolo  di potere, il  pesce invece era “freddo”, lontano da Venere, adatto a una vita di preghiera. Nei quaranta giorni della Quaresima più quelli della Settimana Santa niente carne calda, oltretutto invitante i peccati di Venere, ma  pesci freddi  e soprattutto non quei pesci che dovevano assicurare la ripresa della vita primaverile  Per questo il distacco  dal mondo si manifestava con una alimentazione vegetariana che non evitava il pesce.

Pesce il cui simbolo era stato adottato  probabilmente per rievocare il brano evangelico in cui Gesù si rivolge a Simone dicendogli ”Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Luca 5,10). Cristo stesso moltiplica pesci e pane per sfamare le folle accorse per ascoltare le sue parole divine.. Cristo mangia pesce quando vuole dimostrare la sua resurrezione. Uno dei più noti segni del potere divino è la pesca miracolosa. Infine vi è la trasposizione di Pietro da pescatore di pesci a pescatore di anime.

Tornando al simbolo  del pesce stilizzato, formato da due curve che partono da uno stesso punto, a sinistra (la testa), e che si incrociano sulla destra (la coda), questa  era fortemente rievocativa della persecuzione dei cristiani sotto l’impero romano (I-IV secolo), così come il simbolo dell’ancora a pesce tracciato sulla sabbia, era segno di riconoscimento quando un cristiano incontrava uno sconosciuto di cui aveva bisogno di riconoscerne la lealtà.

Pesce quindi evocativo di penitenza, certamente ma anche di economia povera: baccalà e stoccafisso salato o seccato aiutarono per secoli la sopravvivenza di molte popolazioni durante il lungo periodo invernale.

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