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Rubrica di Emanuela Medi
 

“Qualità a Montalcino”: il progetto dei fratelli John ed Henry Mariani

Partire da un territorio bellissimo ma che non si conosce, tradurlo in una nuova realtà produttiva importante, valorizzare le caratteristiche ambientali, la biodiversità per creare un fenomeno anche commerciale unico al mondo, attraverso un vino di grande qualità. Diciamolo francamente ci vuole coraggio, intuizione, imprenditorialità e uomini che credono in un progetto.

Un progetto su larga scala voluto dalla potente e ricca famiglia italo-americana, Mariani che nel 1978 aveva acquistato l’azienda Castello Banfi per creare appunto “qualità”. La scelta di colui che avrebbe potuto realizzare uve di qualità ricadde sul già famoso enologo Ezio Rivella che decide e sceglie come territorio di elezione, Montalcino.

Ma cosa c’è dietro questa storia e perché scatta l’attenzione dei proprietari per una “nuova comunicazione” ce lo spiega Rudy Buratti attuale enologo, uomo di fiducia della famiglia Mariani: “Il territorio di Montalcino – dice – non è solo bellissimo da un punto di vista paesaggistico ma lo è anche per le tante variabili che lo compongono. Mantenere e valorizzare un territorio attraverso le sue differenze significa aumentarne le capacità produttive con uve di alta qualità. Un legame – continua Buratti – tra produzione, territorio e vitigno che si è sviluppato molto bene negli ultimi 30 anni e che è stato ben interpretato dalla maggior parte dei produttori locali”.

Lo aveva capito Biondi Santi primo produttore del Brunello e grande tecnico, lo avevano capito i due fratelli Mariani che sono riusciti a far conoscere al mondo americano del vino, un territorio, Montalcino, attraverso il nome di un vino, il Brunello . Onestamente non si può non riconoscere genialità commerciale e di comunicazione.

Già la comunicazione: “Anche questa viene stravolta – afferma l’enologo di casa Banfi – la gente non vuole sapere più molto di sentori e assaggi. Vuole sapere la storia di quel bicchiere di vino, il territorio,, il vitigno, la composizione. Da questo punto di vista ci sono molte cose che si possono raccontare. Ma dove raccontarle? Cambia la cantina – altra grande rivoluzione americana. Questa non è più un luogo buio, nascosto, ma è un luogo piacevole, ben curato, aperto a tutti, visibile dove è ben presente il territorio e si possono anche assaggiare i prodotti che il territorio produce”.

Nasce l’enoturismo di qualità dove si coniugano: territorio, BANFI: il territorio vino e si mangia i pici con…

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