a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi

Ricerche. Viti Ogm: ancora in alto mare

“ Si alla ricerca,  in  questa battaglia siamo a fianco degli agricoltori”  
Maurizio Martina, Ministro per le Politiche Agricole
“ Caldo e parassiti, per le viti il futuro è nelle nuove tecnologie..” 
Angelo Gaja, viticoltore del  Barbaresco
“ Cambiare la legislazione vigente significa fare sperimentazione in campo aperto..” 
Michele Morgante   direttore scientifico dell’Istituto Genomica Applicata di Udine

Abbiamo scelto queste dichiarazioni di tre opinion leader perché riteniamo rappresentino le diverse sfaccettature di uno  stesso problema: come  rendere attuabile la ricerca genetica nel nostro paese per migliorare le performans delle viti italiane sottoposte all’assalto di malattie e cambiamenti di clima, “senza alterare – dice il Ministro Martina-le caratterizzazioni produttive del nostro sistema agroalimentare e  la biodiversità grande patrimonio della vitivinicoltura italiana”. Ricerche quindi, che siano sostenibili in quantità e qualità , che tengano conto  di un paese ad alta fragilità e diversificazione ambientale e anche  di una cultura molto legata alle tradizioni.  Allora? Partiamo anche qui da tre parole:
TRANSEGENESI: Trasferimento di geni tra specie diverse
CISGENESI:  trasferimento di geni dalla stessa specie
GENOMA  EDITING: tecnica che permette di cambiare le basi del DNA
Ma quale è la situazione?
Da  decenni i nostri formaggi sono fatti con piante Ogm coltivate all’estero e nessuno ha mai avuto nulla da dire. Per il vino si è scatenato il finimondo  da quando un noto viticoltore del barbaresco Angelo Gaja ha chiesto che fosse “autorizzata” la ricerca pubblica di sperimentazioni sul campo di  miglioramento genetico per le viti.   Gli scienziati fanno ricerche sul miglioramento genetico per rendere più forti le piante e per abbattere l’uso di fungicidi, ossido di rame tossico anche per l’uomo. Gli imprenditori specie del Nord sono preoccupati di perdere piante attaccate da oidio e peronospora ma il decisore politico cosa fa? Per chiarezza ricordiamo che l’Italia non è Ogm free e quindi   per la transgenesi (nel caso delle viti innesti di geni provenienti da viti selvatiche in grado di ridurre del 90% i trattamenti annui con metalli pesanti)   questa tecnica considerata OGM non vi è alcuna apertura. Invece per la cisgenesi e per  il genoma Editing, le aperture sono ampiamente dichiarate anche dal Ministro Martina. Ma le innovazioni genetiche valgono solo se possono essere effettuate in campo aperto come in altri paesi europei e se non cambia la legge vigente che considera la cisgenesi una tecnica OGM quindi assolutamente vietata. L’Europa è chiamata a legiferare perché molti paesi CEE hanno gli stessi nostri problemi. D’altro canto ognuno deve fare la sua parte: i politici nel cambiare le leggi e favorire produttività, i ricercatori a fare  innovazione tecnologica e i produttori a essere meno oscurantisti: chi sa fare il vino lo produce anche con tecniche che combattono peronospora e oidio. E’ meglio inondare al 60% le viti di fungicidi , accettare che oidio( la più temuta, grave e diffusa tra le malattie parassitarie) e peronospora devastino intere culture specie al nord del paese, riempirsi la bocca di vini naturali , biologici, dinamici o fare “sistema” con la ricerca come ogni buona azienda che si rispetti?  
Di seguito la nostra intervista con Michele Morgante, Direttore Scientifico Istituto Genomica Applicata Udine .
Quali ricerche avete effettuato fino ad ora per la realizzazione di viti resistenti?
 Con la tecnica degli incroci, abbiamo prodotto qui ad Udine 10 varietà di viti( vini da tavola o Igp) resistenti  in particolare allo oidio e peronospera. Questa ricerca rientra in un programma durato 15 anni  nell’ambito del quale abbiamo realizzato, attraverso incroci e selezioni , viti nuove e resistenti anche se abbiamo utilizzato il gene del Sauvignon o del Merlot e altri, con indubbi vantaggi e svantaggi.
Quali?
Vantaggi perché abbiamo ottenuto viti resistenti alle malattie. Tenga conto che in tutto il territorio europeo solo il 3 % è coltivato a viti con un utilizzo al 60 % di fungicidi.  Svantaggi perché essendo il mondo vitivinicolo molto conservatore  è poco aperto a novità di questo tipo. Inoltre queste selezioni non vanno bene per i DOC  quindi in zone di grandi vini come il barolo, l’amarone, il brunello  a meno che non siamo autorizzati a fare sperimentazioni in campo aperto.
Una via d’uscita?
Con la cisgenesi o trasferimento di un gene della stessa specie si potrebbero ottenere chiamiamole super viti, accorciare i tempi lunghi necessari agli incroci,( 15 anni sono un tempo inaccettabile) e non perdere quel patrimonio tanto importante per il nostro pese che è la biodiversità
Ostacoli allora?
  Primo: i costi perché questa ricerca che deve essere fatta sul campo ha bisogno di investimenti che noi Enti Pubblici non abbiamo anche perché- come tutte le ricerche- il rischio di un fallimento è sempre possibile. Secondo : cambiare la legislazione vigente che  di fatto impedisce la cisgenesi equiparandola a una tecnica transgenica. La crisi delle viti, le malattie, i funghicidi sono un problema europeo derivante dal forte cambiamento climatico e dalla alta piovosità. In zone come il Sud d’Italia o la California con piogge infrequenti e clima secco, questa situazione è meno sentita.  Siamo onestamente in alto mare: la ricerca ristagna, i politici prevedono tempi lunghi e la capricciosità del clima decide per tutti. Una svolta? Forse a Marzo del 2016 quando dovrà essere ridiscussa la legislazione vigente che speriamo sarà più morbida per il” ricollocamento” dei geni delle nostre viti.
Condividi sui social network
Scritto da

Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.