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Rubrica di Emanuela Medi
 

Roero, un territorio che non ha nulla da invidiare ai vicini competitor

Focus sul Roero  alla interessante  e riuscitissima  manifestazione organizzata da RISERVA GRANDE NEBBIOLO NEL CUORE, che si è appena conclusa. L’evento enogastronomico  si è tenuto per due giorni, il 14 e 15 gennaio 2023, presso il Grand Hotel Palatino di Roma, ha visto la partecipazione di ben 50 cantine produttrici di vino a base Nebbiolo, oltre 300 etichette degustate e circa 1.500 visitatori.

Convincente e molto seguita la masterclass dedicata ai vini del Roero guidata da  MARCO CUM, sommelier  cui abbiamo rivolto alcune domande.

Roero terzo grande   territorio tra  Barolo e Barbaresco, due competitor  non da poco

In realtà il Roero non ha nulla da invidiare ai suoi importanti vicini perché la sua è un’altra espressione del  grande Nebbiolo Paesaggi diversi, suoli diversi, vini diversi .Siamo nel basso Piemonte, nelle province di Cuneo e Asti, dove fino a 130mln di anni fa c’era il Golfo di Cuneo ( profondo 1000m).

 Le Colline del Roero sono nate un paio di milioni di anni fa (dopo la ri-apertura dello Stretto di Gibilterra) portando in superficie gli antichi fondali separandosi dalle vicine (e più antiche Langhe) quando 250000 anni fa, il Tanaro venne “catturato” da un altro corso d’acqua dando origine alle Rocche.

Si tratta di un’area prevalentemente collinare, molto vocata, caratterizzata da versanti ripidi e scoscesi (le “rocche”), con suoli contraddistinti dall’alternanza di sabbie, argille, calcare e rocce arenarie di origine marina, miscelati e distribuiti in maniera diversa a seconda delle zone. In linea generale, il clima è continentale, con forti escursioni termiche tra giorno e notte, importanti nel favorire la concentrazione di aromi nell’acino.

Un territorio che quindi propone vini diversi?

Ogni territorio ha una sua carta di identità molto chiara; Il Barolo per vini austeri e importanti, il Barbaresco per vini più gentili essendo il Nebbiolo in quelle zone più gentile, il Roero per una sua peculiare caratteristica che è quella di presentare vini molto profumati da un  Nebbiolo più giovane e come tale può essere degustato anche senza aspettare molti anni di affinamento. Senza dimenticare sapidità e salinità che  provengono  da un mare scomparso millenni fa ma che ha lasciato  comunque la sua impronta in terreni molto sabbiosi tali da concedere vini molto profumati, molto eleganti, molto centrati sul frutto elemento  che si percepisce subito.

Il Consorzio del Roero si è sganciato dai Grandi Vini che comprendeva Barolo, Barbaresco e Roero.  per dare e avere una identità più chiara

E’ quello che hanno fatto e voluto i produttori roerini per creare una  loro forza  espressiva e univoca facendo una politica  moto forte nel presentare il loro territorio. Non dimentichiamo il Roero Days una manifestazione itinerante non solo in Italia ma anche all’estero   che sta avendo molto successo. Obiettivo per presentare i loro vini e la loro espressività.

Emanuela Medi, giornalista


DEGUSTAZIONE. LE ZONE ED I TERROIRS DEL ROERO

Non è stata la classica “orizzontale” ma un “zigzagante” viaggio tra annate diverse che ha in parte confuso la possibilità confrontare quanto sia determinante la differenza di Terroir sul risultato finale (al netto della filosofia produttiva dell’Azienda).  In ogni caso è stata l’occasione per imparare qualcosa in più su un Territorio che è in grado di regalare vini che, come pochi, riescono a coniugare complessità e facilità di beva.

GLI ASSAGGI

1 – BATTAGLINO: siamo al centro dell’areale del Roero, nella sottozona Vezza d’Alba.

Il CRU “Colla” è parte dei 5ha di impianti che, da oltre cinquant’anni, affondano le radici in un mix di argille e sabbie che, in bottiglia, vogliono dire struttura ed eleganza.

ROERO DOCG “COLLA” RISERVA 2016:

24 mesi di barrique nuove che non influiscono su un impatto olfattivo che dice di amarena, prugna e violette, di spezie dolci, bacche di ginepro, radice di liquirizia, essenze di legno e tabacco.

 Ed è il Territorio a dire l’ultima parola, con mineralità sabbiose, balsamicità di incenso ed un tocco di nocciola. In bocca morbidezze e fini tannini a contrasto ed il sorso, fresco di frutto croccante e ritmato, fino al lunghissimo finale, da picchi sapido-minerali e rimandi speziati.

2 – CANTINA MONPISSAN: 13ha di vigne e noccioleti e più di un secolo di storia alle spalle per l’Azienda che la Famiglia Gallino ha voluto dedicare a Monpissano, uno dei grandi CRU di Canale.

ROERO DOCG “KARMA” RISERVA 2016:

36 i mesi di tonneau per un naso più femminile del previsto, elegante e fragoloso, comunica dolcezze di spezie cui s’aggiungono delicati petali di rosa ed una sinuosa nota balsamica mentolata. Gentile anche il sorso, succoso, educato nel proporre i tannini e didascalico nel riproporre i descrittori olfattivi. Un sorso fuori dai miei canoni, forse non impegnativo, ma non per questo banale.

 3- CARLO CASETTA:  A Nord, passa il confine tra le sabbie e le argille.Qui, siamo sopra la Faglia delle Rocche,  dove non c’è stato sprofondamento e dove quel “di più” di argilla regala profumi più vividi. Un viaggio a doppio binario tra la tradizione del dialetto e il futuro della internalizzazione   anglosassone.

RAIZ è una linea che racconta di “Radici” ed auspica “Crescita”, “Rinascita”.

ROERO DOCG “FIL” 2020:

è un vino che, al di là dell’annata, dice di riposo, quello in botte e quello in bottiglia. Lo dicono i colori e lo dice un naso che dallo scuro del legno coglie un mazzo di viole prima di spiluccare i piccoli frutti del bosco e tuffarsi in un’agrumata atmosfera. Le spezie sono un gioco di ombre e luci, il nero del pepe ed il bianco di una vaniglia figlia del Nebbiolo e non del legno.

Il rabarbaro è un’unghiata, il tabacco e l’anice un sussurro. Fresco oltre misura per soddisfare gli impazienti, non nasconde certo il “quanto” potrà regalare a chi, nell’attesa di aprirlo, berrà  ben altro. Morbido e finemente intarsiato dal tannino, si dischiude rosso fragola fino ad un lungo finale che aggiunge spezia e graffiante mineralità alla frutta.Le etichette dell’Azienda di Carlo sono bellissime A lui il mio personalissimo premio “BELLOBELLO”!

4- BRIC CASTELVEJ: dietro l’azienda c’è la Storia di una Famiglia che da quasi settant’anni interpreta il Roero e le sue ripide colline. Una storia che, ancora una volta, è il coinvolgente ed inesauribile entusiasmo di Cristiano (Repellino)

ROERO DOCG “PANERA ALTA” RISERVA 2016:

ricordare una 2017 spadaccina e birbante non m’aiuta a confrontarmi con questa 2016 che mi pare, al confronto, decisamente più opulenta e meno dinamica. Come una scala musicale si succedono, barrique, tonneau e botte grande  che  accordano  e non nascondono  per 3 anni gli spigoli di un vino di gran carattere, affatto piacione ma forse troppo “ciccione” per essere un Roero.

Il naso è un bazar in cui ciliegie, prugne e viole essiccate si spintonano con tostature di cacao, dolcezze di tabacco, vaniglia e cannella, freschezze di liquirizia mentolata…

 Sorso comunque fresco e di buona sapidità che segue l’olfatto senza però aiutare a districarne il nodo gordiano.

5- CASCINA GOREGN: siamo a Castagnito, poco distanti da Alba, un’Azienda condotta oggi dalla 4a generazione di quella Famiglia Allerino che, fin dai tempi del bisnonno, è conosciuta come “i Goregn” (i duri).

ROERO DOCG “PROFUMO DI VIOLA” RISERVA 2020

di primo acchitto, verrebbe da dire che il nome sia “tutto un programma” ma poi ci trovi anche le rose e scopri che… Dobbiamo fare tutti un respiro profondo (anche il vino) e farci una ragione che invece è davvero ben centrato sul frutto del Nebbiolo, piccolo, rosso, nero, quello del frutteto e quello di un bosco che regala un minimo di humus.

In bocca dimostra schiena dritta e scattante dinamica, con tannini ancora non del tutto domati che aiutano a mantenere vivo il sorso fino al finale dedicato al frutto.

6- FILIPPO GALLINO: un’Azienda che nasce ufficialmente nel 1960 (ma con una storia che risale alla fine dell’800) e che dimostra grande dinamismo e capacità di interpretare il Territorio.

ROERO DOCG “SORANO” RISERVA 2015:

unica annata 2015 della batteria, propone un olfatto grasso di prugna matura ravvivato da un profumatissimo mazzo di viole. Non manca il bosco (comprese terra e corteccia), un’atmosfera che mescola anice a tabacco e neppure una nuvoletta di polvere da sparo.

Il sorso perde forse qualche colpo rispetto all’olfatto ma è comunque succoso e comunica calore e sostanza. Larghe le spalle fresco-sapide, muscolosi i tannini e lungo il finale equamente spartito tra speziature e balsamicità.

7- MARIO COSTA: siamo a Montà.

L’Azienda nasce nel 1952 ed a tutt’oggi, la 4a generazione, porta avanti un lavoro che coniuga Storia, Tradizione e Territorio.

ROERO DOCG “MORINALDO” RISERVA 2017:

Stupisce la freschezza vegetale comunicata da un vino prodotto in una annata calda. È un complesso bouquet di fiori ed erbe di campo (anche amare) a precedere un frutto nero (ciliegie e mirtilli) che invece appare dolce e croccante.

L’assaggio punta sulla freschezza ma concede comunque spazio a quel frutto che ne stempera la tagliente verticalità.Mi viene da dire: poco “riserva” e poco “sabaudo” (sarà forse anche per quel rovere austriaco).
Questo dovrei ri-assaggiarlo con calma.

8- GIACOMO BARBERO: Barbero è un nome che mi rimanda ai Carosello di quand’ero bambino: “arrivano i piemontesi” recitava la pubblicità… Giacomo, nel mondo del vino c’è nato ma, fino al 2015, aveva percorso strade differenti. Inizia col gestire 3ha di vigneto nel comune di Vezza d’Alba, in località Valmaggiore per arrivare ad un oggi aziendale in cui gli ettari di Roero sono 6.

ROERO DOCG “VALMAGGIORE” RISERVA 2017:

scelta coraggiosa quella di produrre, nel 2017, la prima annata di una “riserva” (per di più da 1ha di impianti giovani). Coraggiosa ma, evidentemente ponderata visti i risultati. Il caldo non sembra aver intaccato la complessità olfattiva, anzi… Al caratteristico bouquet di viole (appassite) e frutta matura, s’aggiunge uno strillo di frutta secca che mette all’angolo anche quel sottobosco fungino affatto sottaciuto e lascia appena spazio a spot di cuoio e tabacco.

L’assaggio è austero ed ha il polso di una nobiltà poco lontana, simpaticamente birbante pur rimanendo “sabaudo”, lungo e salato.

Si merita il mio premio “SURPRAIS”.

9- CANTINA CAREGLIO: meno di 10ha quelli di un’Azienda passata dalla produzione di frutta alla viticoltura all’inizio degli anni ’80.

ROERO DOCG RISERVA 2017

frutto di un’annata difficile e dalla sofferenza idrica, dimostra grande ricchezza aromatica. La frutta sembra essere più fragola che ciliegia ed i fiori sono macerati. Fine la speziatura ad accompagnare un filo di resina ed un mix di sottobosco.

Dolce e piccante al contempo il corredo speziato a contrastare una nota amaricante di liquirizia.

Decisamente più espressivo il frutto quando passiamo all’assaggio, ben maturo ed ancora croccante. Tannini aggraziati quelli che anticipano un finale che, se appena disturbato da un accenno di “fungo”, calca ancora la mano sul frutto. Nonostante tutto, forse (ma forse), il più equilibrato della batteria.

10- CASCINA LANZAROTTI: nata alla fine dell’800 come azienda agricola ad oggi ha abbandonato la parte zootecnica dedicandosi unicamente alla produzione di vini e frutta (pesche e prugne).

ROERO DOCG CARLINOTRISERVA 2016

dalla MGA Srü arriva un Roero classicheggiante con un tocco di modernità, teso ed austero al contempo.  Apre con squilli di liquirizia e graffi di anice stellato per passare poi al nero dei frutti di bosco, ai fiori essiccati, a tipicità di vaniglia ed ad un che di humus.

Il sorso denota profondità, buona freschezza ed una trama tannica cui non manca l’ordito. Forse il legno aggiunge un extra alla vaniglia dell’olfatto, ma il finale sanguigno consente di dimenticare il peccato veniale.

Standing ovation dunque per RISERVA GRANDE (ma soprattutto per i Produttori presenti) e…appuntamento alla prossima Edizione di NEBBIOLO NEL CUORE

Roberto Alloi, sommelier

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.