Per comprendere il valore della Roma DOC, basta farsi dodici ore d’ aereo, atterrare a Tokyo Narita, prendere il treno fino a Shinjuku, visitare il wine shop del lussuosissimo grande magazzino Isetan e scovare, tra i vari Sassicaia, Tignanello, Biondi Santi e via dicendo, una bottiglia di Roma Rosso Riserva di Poggio Le Volpi. Ai romani, che di “romano” bevono solo vini sfusi di poco pregio quando vanno a mangiare la porchetta ai Castelli, l’accostamento di un vino della Capitale o del suo circondario alle sopraccitate eccellenze nazionali potrebbe sembrare un abominio. Al contrario, in Giappone e in qualunque altro paese estero, il solo nome “Roma” basta a rendere un vino meritevole d’attenzione.
Del resto, quanti vini al mondo possono essere localizzati geograficamente da più o meno chiunque? Quanti possono fare perno su di un brand forte come quello della Città Eterna ? Non bisogna essere esperti per capire che l’appeal della neonata Roma DOC va ben oltre la qualità intrinseca dei prodotti e che, se le aziende aderenti sapranno cogliere quest’opportunità senza adagiarsi sugli allori, potranno riscuotere un successo senza precedenti.
L’altra faccia della capitale
Tra traffico, smog e urbanizzazione selvaggia, si tende a dimenticare che Roma detiene il primato di comune agricolo più esteso d’ Europa. Basta oltrepassare il “Sacro G.R.A.” e percorrere pochi chilometri in qualunque direzione per raggiungere prati incontaminati dove pascolano i greggi, e vigne e colture d’ogni genere prendono il posto delle case. Qui, alle porte della città, ha inizio la Roma Agricola, che si protende a sud verso i Castelli Romani e lungo i fianchi della Pontina fino al litorale Nettunense, e a nord verso la Tuscia e la Maremma Laziale.
Ventuno produttori vinicoli attivi in questo vastissimo territorio metropolitano si sono riuniti in consorzio nel giugno del 2018 e hanno dato vita alla Roma DOC. ” Il progetto era nell’aria da tempo – afferma Giuseppe Cerasa, redattore della guida Roma DOC edita da Repubblica – l’iniziativa nasce dalla volontà di dare lustro a una Roma rurale, lontana dai riflettori e dalla contemporaneità. Dopotutto, quello della capitale è un brand fortissimo. L’obiettivo è sfruttarlo per penetrare la ristorazione locale e internazionale.”
La varietà di tipologie e vitigni ammessi dalla denominazione rispecchia l’eterogeneità ampelografica del territorio capitolino. Centrale è il ruolo degli autoctoni nel Roma Bianco, che può essere prodotto da Trebbiano Giallo, Trebbiano Verde, Greco, Bombino Bianco, Bellone e Malvasia Puntinata in purezza o in assemblaggio. Di stampo più internazionale sono, invece, il Roma Rosato, il Roma Rosso e il Roma Rosso Riserva, per i quali possono essere utilizzati, oltre ai tradizionali Montepulciano, Sangiovese, Cesanese Comune e Cesanese d’Affile, gli alloctoni Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah.
Interessante anche l’introduzione della tipologia Romanella Spumante da Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, espediente che (in teoria) dovrebbe arginare le frodi perpetrate dalle molte aziende che etichettano e commercializzano come “Romanella” vini frizzanti di scarsissima qualità ed ignota provenienza. Al momento, l’unico imbottigliatore di Romanella DOC è Fontana Candida, ma la speranza è che la denominazione incoraggi altre aziende a cimentarsi nella riscoperta di questo vino tradizionalissimo.
Le impressioni a caldo
L’onorevole Renato Brunetta, che è intervenuto alla presentazione della guida Roma Doc in veste di membro del consorzio, ha rimarcato che “senza qualità, non si va da nessuna parte”, e noi non potremmo essere più d’accordo. E se è vero da un lato che le norme imposte dal disciplinare per quanto riguarda le rese massime, l’affinamento, l’estratto e il volume alcolico minimo sono solo leggermente più restrittive di quelle delle preesistenti DOC laziali, dall’altro non si può non constatare l’impegno che quasi tutti i consorziati ripongono nel produrre vini corretti quando non qualitativamente eccezionali.
Ovviamente le differenze esistono e non tutte le etichette si attestano sullo stesso livello, ma la qualità media è già superiore rispetto alle storiche denominazioni provinciali. In particolare si distinguono i Roma Bianco da Malvasia Puntinata e Bellone e i Roma Rosso a base Montepulciano. Nei casi migliori, i primi offrono un connubio accattivante di sfumature dolci e accenti sapidi, mentre i secondi spiccano per la ricchezza di frutto maturo e di sfumature speziati che fanno quasi “Midì” francese. Sarà interessante testarne la tenuta nel medio e lungo raggio.
I MIGLIORI ASSAGGI
Casa Divina Provvidenza – Roma Bellone 2018. Espressione immediata ed accattivante di una varietà recentemente riscoperta e rivalutata. Esala aromi di ananas, papaya e cedro candito, con un guizzo iodato a calibrare gli elementi e un discreto afflato alcolico che arrotonda la progressione. Chiude coinciso su toni stuzzicanti di erbe aromatiche. 87/100
Poggio Le Volpi – Roma Malvasia Puntinata 2018. Aromi intensi di mandarino, nespola ed erbe aromatiche mettono in luce la personalità esuberante dell’autoctono per eccellenza della campagna subito a sud di Roma. La gustativa è di media struttura e abbina una schietta verve citrina a ritorni morbidi di frutta a polpa gialla. 88/100
Capizucchi – Roma Malvasia Puntinata Mater Divini Amoris 2018. Albicocca, susina, tiglio e qualche spunto fumè a delineare un profilo ben orchestrato tra note dolci e idee più pungenti. La spinta sapida traina un sorso di buona struttura e discreta aromaticità. 89/100
Cantina Emanuele Ranchella – Roma Bianco Ad Decimum 2018. Da vigne di Trebbiano Giallo, Trebbiano Verde e Malvasia Puntinata nei pressi delle omonime catacombe a Grottaferrata. Profila aromi insoliti di cera d’api, zafferano, buccia d’agrume e pietra focaia. All’assaggio è a un tempo cremoso e dinamico; sfuma lento su toni fumè. 90/100
Merumalia – Roma Rosso Vetus 2017. Blend di Montepulciano e Syrah dal nitido timbro speziato e sauvage. Disserra sensazioni di carruba, pepe nero e cuoio che ritornano coerenti in un sorso imperniato su di un frutto scuro e croccante. Chiude di nuovo pepato e soffusamente fumè. 88/100
Capizucchi – Roma Rosso Mater Divini Amoris 2017. Quello dell’ onorevole Brunetta è un Roma Rosso virile, profondo e già ricco di sfumature terziarie di tabacco, liquirizia, fiori secchi e prugna. La richezza tannica ed estrattiva di Montepulciano e Cabernet Sauvignon è ben resa dal sorso serrato, voluminoso, vagamente amaricante in chiusura. 89/100
Poggio le Volpi – Roma Rosso Ed. Limitata 2016. Toni di legni balsamici, liquirizia e grafite profilano un bouquet ancora in via di definizione e arricchiscono un sorso masticabile, decisamente “boisè”, ma supportato da una buona spalla acida che dona equilibrio e compostezza. 89/100
La Giannettola – Roma Rosso Ardente 2017. Micro-produzione da vigne in località Campoleone di Velletri. Il Montepulciano apporta dolcezza di spezia e frutto in confettura e il Sangiovese
infittisce la trama tannica. La chiosa sapida e affumicata riporta al terroir vulcanico. 90/100
Villafranca – Roma Rosso Riserva 2016. L’unico Roma Rosso Riserva attualmente in commercio. Propina aromi dolci di visciolata, cioccolato e spezie dolci e avvolge il palato con la sua incipiente mole fruttata. La spinta sapida ne bilancia la progressione su ritorni di confettura e torrefazione. 90/100
Poggio le Volpi – Roma Rosso 2017. In questa fase risulta più concessivo dell’ Edizione Limitata, rispetto al quale è più fluido, più soave ma non meno incisivo. Notevole è la vena affumicata che incornicia il bouquet di viole e gelsi e accompagna una progessione alla insegna dell’equlibrio, della morbidezza di frutto e dell’ottima integrazione del legno. 90/100
Segnaliamo anche:
Cantina Bacco – Roma Bianco 2018. Sulfureo, agrumato, nerboruto. 86/100
Federici – Roma Bianco 2018. Erbaceo, immediato, scorrevole. 84/100
Gotto d’ Oro – Roma Bianco Vinea Domini 2018. Schietto, sapido, di facile beva. 84/100
Principe Pallavicini – Roma Bianco 2018. Aromatico, goloso, misuratamente sapido. 85/100
Federici – Roma Rosso 2018. Fruttato, boschivo, leggermente ruvido. 85/100
Gotto d’ Oro – Roma Rosso Vinea Domini 2018. Sapido, affumicato, sfizioso. 86/100
La Giannettola – Roma Rosso Ardente 2018. Grintoso, croccante, lievemente vegetale. 87/100
Principe Pallavicini – Roma Rosso 2018. Dolce di frutto rosso, rotondo, affabile. 86/100
Vitus – Roma Rosso Selcerossa 2018. Snello, speziato, inchiostrato, ammiccante. 87/100
Raffaele Mosca. Master Sommelier