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Rubrica di Emanuela Medi
 

Roma Doc: Il brand che darà nuova vita al vino capitolino

Per comprendere il valore della Roma DOC, basta farsi dodici ore d’ aereo, atterrare a Tokyo Narita, prendere il treno fino a Shinjuku, visitare il wine shop del lussuosissimo grande magazzino Isetan e scovare, tra i vari Sassicaia, Tignanello, Biondi Santi e via dicendo, una bottiglia di Roma Rosso Riserva di Poggio Le Volpi. Ai romani, che di “romano” bevono solo vini sfusi di poco pregio quando vanno a mangiare la porchetta ai Castelli, l’accostamento di un vino della Capitale o del suo circondario alle sopraccitate eccellenze nazionali potrebbe sembrare un abominio. Al contrario, in Giappone e in qualunque altro paese estero, il solo nome “Roma” basta a rendere un vino meritevole d’attenzione.

Del resto, quanti vini al mondo possono essere localizzati geograficamente da più o meno chiunque? Quanti possono fare perno su di un brand forte come quello della Città Eterna ? Non bisogna essere esperti per capire che l’appeal della neonata Roma DOC va ben oltre la qualità intrinseca dei prodotti e che, se le aziende aderenti sapranno cogliere quest’opportunità senza adagiarsi sugli allori, potranno riscuotere un successo senza precedenti.

L’altra faccia della capitale

Tra traffico, smog e urbanizzazione selvaggia, si tende a dimenticare che Roma detiene il primato di comune agricolo più esteso d’ Europa. Basta oltrepassare il “Sacro G.R.A.” e percorrere pochi chilometri in qualunque direzione per raggiungere prati incontaminati dove pascolano i greggi, e vigne e colture d’ogni genere prendono il posto delle case. Qui, alle porte della città, ha inizio la Roma Agricola, che si protende a sud verso i Castelli Romani e lungo i fianchi della Pontina fino al litorale Nettunense, e a nord verso la Tuscia e la Maremma Laziale. 

Ventuno produttori vinicoli attivi in questo vastissimo territorio metropolitano si sono riuniti in consorzio nel giugno del 2018 e hanno dato vita alla Roma DOC. ” Il progetto era nell’aria da tempo – afferma Giuseppe Cerasa, redattore della guida Roma DOC edita da Repubblica – l’iniziativa nasce dalla volontà di dare lustro a una Roma rurale, lontana dai riflettori e dalla contemporaneità. Dopotutto, quello della capitale è un brand fortissimo. L’obiettivo è sfruttarlo per penetrare la ristorazione locale e internazionale.” 

La varietà di tipologie e vitigni ammessi dalla denominazione rispecchia l’eterogeneità ampelografica del territorio capitolino. Centrale è il ruolo degli autoctoni nel Roma Bianco, che può essere prodotto da Trebbiano Giallo, Trebbiano Verde, Greco, Bombino Bianco, Bellone e Malvasia Puntinata in purezza o in assemblaggio. Di stampo più internazionale sono, invece, il Roma Rosato, il Roma Rosso e il Roma Rosso Riserva, per i quali possono essere utilizzati, oltre ai tradizionali Montepulciano, Sangiovese, Cesanese Comune e Cesanese d’Affile, gli alloctoni Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah. 

Interessante anche l’introduzione della tipologia Romanella Spumante da Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, espediente che (in teoria) dovrebbe arginare le frodi perpetrate dalle molte aziende che etichettano e commercializzano come “Romanella” vini frizzanti di scarsissima qualità ed ignota provenienza. Al momento, l’unico imbottigliatore di Romanella DOC è Fontana Candida, ma la speranza è che la denominazione incoraggi altre aziende a cimentarsi nella riscoperta di questo vino tradizionalissimo.

Le impressioni a caldo

L’onorevole Renato Brunetta, che è intervenuto alla presentazione della guida Roma Doc in veste di membro del consorzio, ha rimarcato che “senza qualità, non si va da nessuna parte”, e noi non potremmo essere più d’accordo. E se è vero da un lato che le norme imposte dal disciplinare per quanto riguarda le rese massime, l’affinamento, l’estratto e il volume alcolico minimo sono solo leggermente più restrittive di quelle delle preesistenti DOC laziali, dall’altro non si può non constatare l’impegno che quasi tutti i consorziati ripongono nel produrre vini corretti quando non qualitativamente eccezionali.

Ovviamente le differenze esistono e non tutte le etichette si attestano sullo stesso livello, ma la qualità media è già superiore rispetto alle storiche denominazioni provinciali. In particolare si distinguono i Roma Bianco da Malvasia Puntinata e Bellone e i Roma Rosso a base Montepulciano. Nei casi migliori, i primi offrono un connubio accattivante di sfumature dolci e accenti sapidi, mentre i secondi spiccano per la ricchezza di frutto maturo e di sfumature speziati che fanno quasi “Midì” francese. Sarà interessante testarne la tenuta nel medio e lungo raggio.

 

I MIGLIORI ASSAGGI

Casa Divina Provvidenza – Roma Bellone 2018. Espressione immediata ed accattivante di una varietà recentemente riscoperta e rivalutata. Esala aromi di ananas, papaya e cedro candito, con un guizzo iodato a calibrare gli elementi e un discreto afflato alcolico che arrotonda la progressione. Chiude coinciso su toni stuzzicanti di erbe aromatiche. 87/100 

Poggio Le Volpi – Roma Malvasia Puntinata 2018. Aromi intensi di mandarino, nespola ed erbe aromatiche mettono in luce la personalità esuberante dell’autoctono per eccellenza della campagna subito a sud di Roma. La gustativa è di media struttura e abbina una schietta verve citrina a ritorni morbidi di frutta a polpa gialla. 88/100 

Capizucchi – Roma Malvasia Puntinata Mater Divini Amoris 2018. Albicocca, susina, tiglio e qualche spunto fumè a delineare un profilo ben orchestrato tra note dolci e idee più pungenti. La spinta sapida traina un sorso di buona struttura e discreta aromaticità. 89/100

Cantina Emanuele Ranchella – Roma Bianco Ad Decimum 2018. Da vigne di Trebbiano Giallo, Trebbiano Verde e Malvasia Puntinata nei pressi delle omonime catacombe a Grottaferrata. Profila aromi insoliti di cera d’api, zafferano, buccia d’agrume e pietra focaia. All’assaggio è a un tempo cremoso e dinamico; sfuma lento su toni fumè.  90/100

Merumalia – Roma Rosso Vetus 2017. Blend di Montepulciano e Syrah dal nitido timbro speziato e sauvage. Disserra sensazioni di carruba, pepe nero e cuoio che ritornano coerenti in un sorso imperniato su di un frutto scuro e croccante. Chiude di nuovo pepato e soffusamente fumè. 88/100

Capizucchi – Roma Rosso Mater Divini Amoris 2017. Quello dell’ onorevole Brunetta è un Roma Rosso virile, profondo e già ricco di sfumature terziarie di tabacco, liquirizia, fiori secchi e prugna. La richezza tannica ed estrattiva di Montepulciano e Cabernet Sauvignon è ben resa dal sorso serrato, voluminoso, vagamente amaricante in chiusura. 89/100

Poggio le Volpi – Roma Rosso Ed. Limitata 2016. Toni di legni balsamici, liquirizia e grafite profilano un bouquet ancora in via di definizione e arricchiscono un sorso masticabile, decisamente “boisè”, ma supportato da una buona spalla acida che dona equilibrio e compostezza. 89/100 

La Giannettola – Roma Rosso Ardente 2017. Micro-produzione da vigne in località Campoleone di Velletri. Il Montepulciano apporta dolcezza di spezia e frutto in confettura e il Sangiovese 

infittisce la trama tannica. La chiosa sapida e affumicata riporta al terroir vulcanico.   90/100

Villafranca – Roma Rosso Riserva 2016. L’unico Roma Rosso Riserva attualmente in commercio. Propina aromi dolci di visciolata, cioccolato e spezie dolci e avvolge il palato con la sua incipiente mole fruttata. La spinta sapida ne bilancia la progressione su ritorni di confettura e torrefazione. 90/100 

Poggio le Volpi – Roma Rosso 2017. In questa fase risulta più concessivo dell’ Edizione Limitata, rispetto al quale è più fluido, più soave ma non meno incisivo. Notevole è la vena affumicata che incornicia il bouquet di viole e gelsi e accompagna una progessione alla insegna dell’equlibrio, della morbidezza di frutto e dell’ottima integrazione del legno. 90/100

Segnaliamo anche:

Cantina Bacco – Roma Bianco 2018. Sulfureo, agrumato, nerboruto. 86/100

Federici – Roma Bianco 2018. Erbaceo, immediato, scorrevole.  84/100

Gotto d’ Oro – Roma Bianco Vinea Domini 2018. Schietto, sapido, di facile beva. 84/100

Principe Pallavicini – Roma Bianco 2018. Aromatico, goloso, misuratamente sapido. 85/100

Federici – Roma Rosso 2018. Fruttato, boschivo, leggermente ruvido. 85/100

Gotto d’ Oro – Roma Rosso Vinea Domini 2018. Sapido, affumicato, sfizioso. 86/100

La Giannettola – Roma Rosso Ardente 2018. Grintoso, croccante, lievemente vegetale. 87/100

Principe Pallavicini – Roma Rosso 2018. Dolce di frutto rosso, rotondo, affabile. 86/100

Vitus – Roma Rosso Selcerossa 2018. Snello, speziato, inchiostrato, ammiccante. 87/100 

 Raffaele Mosca. Master Sommelier

 

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.