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Rubrica di Emanuela Medi
 

Sant’Antioco e le antiche vigne a ”piede franco”

A stento conosciuta perché non ha, per fortuna, nulla del fascino esotico, lontano da ogni possibile intrusione che ricordi il quotidiano, mare dal colore blu tanto intenso da sembrare dipinto… spiagge faticosamente raggiungibili che chiedono solo ombrellone, telo, una bottiglia d’acqua e la certezza di immergersi in un silenzio quasi irreale.

Sant’Antioco ultima terra sud occidentale della Sardegna, è tutto questo e molto di più:  è  una cornice di macchia mediterranea, corbezzoli, lentischio, mirto, e ginepro che si rincorrono a disegnare ampie distese  e rilievi  aridi: proprio qui in quella che è chiamata la zona del Sulcis nasce  il Carignano del Sulcis, ottenuto unicamente da uve Carignano. Terre brulle ma non desolate,   dove ancora si allevano viti ad “Alberello”, a piede franco in quanto la filossera non si è potuta sviluppare causa dei suoli sabbiosi dell’isola e dove spesso i vigneti si trovano vicinissimi al mare.

Cento ettari di vigneti , con un’età media di 60-70 anni – possono raggiungere anche i cento anni- coltivati senza irrigazione e raramente rinnovati se non singolarmente interrando una parte o tutta la pianta vicina. Solo così le viti tornano a  nuova vita mantenendo la maturità di quelle vecchie e dando fin da subito grappoli pienamente maturi alla vendemmia. Una viticoltura  arcaica  fatta di sabbia, terreni magri, sole, fortissima per resistere a una natura non certo clemente e che solo negli ultimi anni è riuscita e non senza fatica a sdoganarsi dalla centenaria abitudine di vendere il Carignano e non solo,  come uva da taglio richiesta per dare colore, corpo e tannicità agli “eleganti”   vini francesi..

“ Da qui partivano navi cisterna cariche di vino per la Francia- ci spiega Alberto Massa  della cantina sociale SARDUS PATER, fondata nel 1949 da un gruppo di viticoltori( circa 200 , tutti del Sulcis) e sempre da questa zona- dice ancora  Alberto- come in tutta l’isola di Sant’Antioco la produzione di vino era di massa:  una realtà  sociale e  culturale. Si preferiva vendere e non produrre qualità anche perché i proprietari avevano pochi ettari per lo più ereditati  o acquisiti per donazioni e/o matrimoni . Si producevano quantità enormi di vino specie del Carignano  , addirittura- si ricorda il  1976 anno in cui sono stati prodotti 176mila quintali di vino. E non era inusuale-  dice ancora Massa- vedere centinaia di uomini lavorare  nei campi durante la vendemmia” .. uno spettacolo destinato a finire , complici due elementi: le nuove regole imposte dalla  Comunità Europea per cui molti piccoli produttori preferirono estirpare vigne perché pagati , cui si aggiunge la minore richiesta di vini da taglio: i Francesi  li producono secondo le loro esigenze.

Non più quantità ma qualità: gli anni 90 segnano la rinascita del Carignano del Sulcis in primis, ma anche di altri vini: Monica, Vermentino di Sardegna,  Cannonau  di  Sardegna, oggi il Moscato di Cagliari e il Nasco di Cagliari entrambi bianchi, dolci, naturali.. Tre cantine sociali tra cui Santadi, Calasecca e  Mesa e due  imprenditori. I numeri  iniziano a esserci: Sardus Pater produce 600mila bottiglie l’anno e ha conquistato numerosi premi con i 5 grappoli di Bibenda per Is Arenas 2012 Carignano del Sulcis Riserva. Sempre Is Arenas  Carignano del Sulcis 2011  con 89/100 di Robert Parker   ed Arruga 2009 Carignno del Sulcis superiore con 92/100

Degustazione

Iniziamo con un metodo classico 2014- sboccatura novembre  2016.
Giallo paglierino dal perlage molto fine e persistente.  Colpisce la mineralità quasi salmastra che copre la ormai scontata crosta di pane data dai lieviti tipici del metodo classico.   Sentori di agrumato, foglie di limone, cedro, macchia mediterranea , timo, alloro  con un retrogusto leggermente amarognolo tipico del vitigno Vermentino.  E’ un brut di 12°  piacevole compagno per i crudi di pesce, essendo molto acido, buon compagno a tutto pasto, ideale per aperitivi da godersi ai tramonti..guarda caso ..sardi!

Lugore  : Vermentino di Sardegna DOC- 2016  da uve selezionate .
Vinificazione e  criomacerazione: tecnica che utilizza l’azoto (il freddo) per meglio conservare  il vino  e estrarre i profumi  migliori. Sentiamo la Sardegna, la roccia, il minerale, l’agrumato, il  fruttato di limone. Anche qui macchia mediterranea. Corposo, pieno dal sorso lungo e persistente  

NUR  Carignano del Sulcis rosso DOC- 2016
Vino giovane le cui uve provengono dai terreni sabbiosi dell’isola , non irrigati e pertanto coltivati a piede  franco Dal colore rubino intenso, Nur  dimostra tutta la sua prorompente vitalità , potenza e grado zuccherino. Frutti rossi, amarena, prugna, frutta surmatura . Anche qui caldi sentori di macchia mediterranea  che lasciano spazio a tannini grintosi ma che non dispiacciono  .Certo il grado alcolico c’è 14°, ma il bicchiere scorre veloce tra una grigliata di carne alla brace e una fetta di pecorino fritto.

IS ARENAS- Crignano del Sulcis rosso DOC- 2016.
Pluripremiato nelle annate del 2016-2011-2012, si presenta con un colore rosso rubino impenetrabile  e pertanto ricco di polifenoli.  Note di frutti rossi,  mirto con un fondo balsamico e speziato dato da un passaggio in barrique di rovere: liquerizia, caffè cioccolato, tostato si rincorrono in un piacevole gioco di tannicità setosa e meno grintosa del  Nur. Un Carignano importante dal lungo invecchiamento, 5-6 anni, in cui i suoi 14° alcolici si fanno piacevolmente gustare: purceddu, perchè no!

ARRUGA Carignano del Sulcis rosso Superiore- DOC 2004.
Una riserva di tutto rispetto: vince l’eleganza, la sottigliezza, il corpo pieno e voluttuoso dal colore rosso rubino carico con riflessi bruni. E’ il Carignano  le cui viti hanno un’età media di 80 anni ,dalle note intense di macchia mediterranea, accompagnate da sentori marcati di ginepro, mirto e frutti rossi. Tannico certamente con una lieve nota salmastra e balsamica. Non manca la speziatura: caffè, liquerizia, cioccolato. Ampio, intenso dal finale lungo e persistente. Vorremmo fosse più conosciuto , apprezzato  da un pubblico che ama i vini forti che hanno molto da dire.

Emanuela Medi giornalista, sommelier

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