Con la scelta di una produzione mono varietale, nella fattispecie il Verdicchio, Donatella Sartarelli e Patrizio Chiacchierini hanno dato una precisa identità ai loro prodotti imperniati sulla freschezza e sulla giovialità e alla loro azienda diventata , per molti,punto di riferimento della rinascita di questa parte delle Marche” I Castelli di Jesi” a forte vocazione bianchista. Incontro interessante quello con Patrizio alla guida con i figli Caterina e Tommaso dell’azienda fondata dal suocero Ferruccio apprezzato panettiere prima , imprenditore dopo, che nel 1972 accetta una sfida e decide di investire nella terra , meglio nel Verdicchio per farne da vino adatto solo a grandi quantità a un prodotto di qualità.. Una storia certamente coraggiosa ma che ben riflette la caparbietà e l’affidabilità del marchigiano. Da padre in figlia, siamo alla quarta generazione, la storia continua.. con Donatella moglie di Patrizio a formare una squadra, la famiglia unita nelle scelte e nei valori come il rispetto delle materie prime, la scelta di una agricoltura a basso impatto ambientale, l’impegno anche politico (si intende non partitico) di Patrizio all’interno del Consorzio .. non senza polemiche e scontri..
Partiamo da una piccola vittoria ottenuta anche quale membro del Comitato di gestione della Doc di cui fa parte: il piano dei controlli sull’imbottigliamento.
Il comitato ha deciso di mettere la fascetta sulla bottiglia e sul vino confezionato, quindi tutto il verdicchio DOC sarà venduto con la fascetta (ogni bottiglia) prodotta dal poligrafico dello stato. Mentre prima si faceva riferimento al lotto di produzione e quindi va da sé che se qualcuno voleva fare il furbo poteva con lo stesso lotto vendere più bottiglie. Con la fascetta non sarà più così.
E’ presto fare previsioni per il Verdicchio Castelli di Jesi, ma sarà una produzione interessante? E posiamo fare una stima della vostra
L’inizio avverrà nella prima decade di settembre con una produzione ritengo un po’ più scarsa: difficile al momento una previsione, penso 10-15% in meno ma di qualità interessante , come sempre tutto dipenderà dal periodo vendemmiale.
2.200 ettari vitati con una distribuzione molto frammentata, poco più di 100 produttori, hanno fatto del Verdicchio il vino bianco più premiato dalle guide italiane, ma lei dice si potrebbe fare molto di più dei 21 milioni di bottiglie, solo se valutiamo che in Veneto anche una sola cantina produce 80 milioni di bottiglie..
Qui si parla di produzione massima 21-22 milioni, ed è per questo che ho sempre sostenuto che non dovremmo aver paura di aumentare i prezzi. Comunque al momento il numero riferito di bottiglie sarebbe il massimo con gli attuali 2200 ettari di produzione.
Prezzi troppo bassi per una produzione che comunque costa quanto in Lombardia e in Veneto e le cantine sono piene di vino sfuso. L’impegno dei produttori c’è per non svilire un prodotto che ha una sua identità anche all’estero. Parliamone
Confido molto, anzi confidiamo che con l’avvento della fascetta sarà una conseguenza naturale che ci sia un aumento dei prezzi, guardando i numeri siamo convinti che il “venduto” sia più del “prodotto”. Notizia di qualche mese or sono una ditta marchigiana, ma fuori zona di produzione ha immesso sul mercato bottiglie. da 5 litri per migliaia di ettolitri e la storia è andata avanti per almeno 5 anni.
Doverosa ma soprattutto interessante la fotografia dell’azienda Sartarelli situata nel comune più piccolo di Ancona, Poggio San Marcello. Collocata a 350 metri sul livello del mare, lungo la riva sinistra del fiume Esimo, zona classica per la produzione del vino d.o.c.” Verdicchio Castelli di Jesi”, sviluppa 55 ettari di vigne e 6 di ulivi disegnando un percorso che si sviluppa, seguendo il caratteristico pendio, attraverso le contrade Costa del Molino, Tralivio di Balciana e?” Grazie all’azione del Mare Adriatico– dicono i coniugi Sartarelli– e alla ventilazione degli Appennini, che è possibile eliminare ogni traccia di contaminazione chimica nel terreno e nel vino. Le vigne sono costantemente potate in modo da frenare la vigoria tipica della nobile varietà della Vallesina senza ricorrere ad eccessivi diradamenti o a densità di impianto che, comporterebbero una maturazione troppo precoce. Si ottengono così – precisa Donatella-uve sane, ricche di polifenoli e mature dal naturale nerbo acido-sapido ottenuto con la vinificazione e l’affinamento in vasche di acciaio o cemento vetrificato, recipienti protetti in modo tale da ottenere vini privi di ossidazione e ricchi degli aromi più tipici.
Cinque i vini della ormai pluripremiata produzione:” Sartarelli Brut” vino spumante realizzato solo con Verdicchio al 100/% ;. Il “Sartarelli Classico ( Verdicchio Castelli di Jesi DOC Classico); il “ Tralivio” ( Verdicchio Castelli di Jesi Doc Classiico Superiore); Il “Sartarelli Passito”- Ma è il Balciana, Vendemmia Tardiva secca o “Spatlese Troken alla tedesca, il loro amore. La vendemmiamo a novembre- dice Patrizio- dopo che l’uva è stata parzialmente attaccata dalla muffa nobile , un vero e proprio cru la cui annata 2014 al mio assaggio- rivela accenti di miele di acacia, cannella, pepe bianco con ritorni mielosi e speziati, con un tocco di fumè che ne corona il fusto.
Forse non tutti sanno che.. non è il titolo di una nota rubrica della Settimana Enigmistica ma una caratteristica del Verdicchio: l’etilcaffeato un potente antiossidante- dice Patrizio Sartarelli- che ha solo questo vino tra tutti i vitigni a bacca bianca. La scoperta è stata fatta dall’Università di Ancona che sottolinea il valore di questa proteina per la salute cardiovascolare con una efficacia pari a quella contenuta nei vini rossi.” Notizia, sottolinea Patrizio-non divulgata dai marchigiani chiusi per natura e che sarebbe invece vincente in una comunicazione più attenta alla valorizzazione del Verdiccio dei Castelli di Jesi”.
Emanuela Medi, Giornalista