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Rubrica di Emanuela Medi
 

Sciauro di Mari (pasta con le sarde … a mare)

La processione La ricetta Rosalia per il battesimo del picciriddu di Agatina la sorella, si era incaricata di preparare ogni cosa. Agatina aveva già tre masculi agitati come puledri da domare e quest’ultimo nato da allattare. Avevano deciso tutti di famiglia di fare il battesimo proprio nel giorno della processione di Santa Maria delle Grazie, lì all’Isola delle Femmine.

Il parroco aveva acconsentito con difficoltà per via delle funzioni religiose di quei giorni. Ma poi si fece persuaso per l’insistenza di Rosalia, che poi pure mezzo parente era per parte di madre. A lei nessuno mai poteva negare niente. Ci sapeva fare. A tutti gli pareva portasse buono avere la benedizione della Madonnina il giorno della processione quando la portavano a braccio col manto prezioso e la corona.

Questa Madonna proteggeva i pescatori. Dicevano gli anziani che la statua era stata trovata davanti alla porta della casa di uno di loro. E naturalmente ciascuno vantava che era stata proprio la casa dei suoi antenati. Con casette e barche sulla spiaggia tutti vivevano lì da sempre e tutti pescatori erano stati, fuori dello zio emigrato in America dove aveva orgogliosamente aperto un ristorante. Rosalia tutta casa accunzava con fantasie di reti e conchiglie e fiori della rena, quelli bianchi che nascono la notte e sembrano stelle e mise ovunque ciuffi di menta profumata. Anche il pranzo doveva preparare. Aveva promesso di cucinare la pietanza tradizionale di quei giorni.

La pasta con le sarde secondo l’antica ricetta della bisnonna. Che si sa ogni famiglia vanta la sua versione con un piccolo segreto misterioso da tramandare solo ai congiunti. Quella mattina Rosalia con ansia aspettò le barche all’alba per prendere il prodotto freschissimo. Che delusione! Erano tornate con poco pochissimo pescato! Tutto destinato al mercato per la vendita. Ma non si perse d’animo la fimmina e decise d’arrangiarsi come poteva. La finucchiedda selvatica la coglieva nell’orto dietro la casa vicino al muretto a secco, che era pure più saporita di quella di Agatina la sorella grande con la casa sullo stradone, perché prendeva l’onde del mare grosso. E tutto quel salmastro dolcezza gli dava all’erba piumosa della finocchiella che sulla spiaggia stavano la casa e l’orto.

C’erano rimaste tanticchia di alici sotto sale, ma potevano bastare per dare sciauro di mari. Così pensava Rosalia tornandosene a casa ragionando tra se e se. Ecco il mistero del soprannome Lenuzza come a dire Elena di Troia. E così che la chiamavano in paese e in casa, ma senza offesa un po cuffiannola un po ammirandola. Lei era piena di gaiezza e modi ruffiani. Incantava tutti seduceva se li rigirava con parole affatate e comunque soluzioni sempre aggraziate e fantasiose. Lena Lenuzza fimmina incantatrice che ogni cristiano e ogni cosa sapeva affabulare.Veniamo alla ricetta.

Tanticchia di mollica di pane fritta e insaporita all’aglio. Cotta nell’acqua la finucchiedda tagliuzzata e rigirata con un poco d’olio, le alici schiacciate con la forchetta, un pommidoro per colorare la pasta “come la faccia di una verginella”. Con questo miscuglio Rosalia ci accunzò li spaghetti del battesimo.

E le sarde se ne stettero salve a mare … a nuotare felici e contente. Ma festa era e dentro al condimento ci mise anche un pugno di pinoli e uno di uvetta secca ammorbidita nell’acqua profumata. A tutti ci piacque. Così la pasta di Rosalia detta Lenuzza all’Isola della Femmine ancora la chiamano “Sciauro di mari”. È diventata una tradizione che si prepara per la processione della Madonna delle Grazie, La Madonna dei pescatori.

 Elvira Coppola Amabile

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