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Rubrica di Emanuela Medi
 

Stefano  Amerighi : il biodinamico della Syrah

Perdersi in quel di Poggiobello di Farneta (Cortona) per incontrare e visitare l’azienda di Stefano Amerighi, è facilissimo. Non esiste cartello, freccia, nome , solo stradine tortuose, sterrate e una bellissima natura caratterizzata da un sistema collinare chiamato il CHIUSO – il più qualificato per la viticoltura cortonese –  disseminato di vigneti e campi agricoli dove sovrana è la cura, l’ordine a testimoniare lo stretto legame tra  uomo e territorio.

Se non avessi incontrato Marcella gentile, disponibile persona che mi ha guidato con la sua macchina, sicuramente non avrei mai scritto e descritto la cantina, le vigne, il mondo di quello che è chiamato il biodinamico della Syrah. Scambio di telefonate tra Marcella e conoscenti, finalmente un appuntamento: il pomeriggio con Calogero e Giulia enologi, cantinieri, responsabili spedizioni e fiere, un mix di tuttofare dalla vigna alla cantina che non ha nulla di spregiativo ma marca lo stile biodinamico dell’ azienda.

Stupisce l’ingresso della cantina, una semplice costruzione  in legno stile far-west all’interno della quale, scavata nella collina, sono collocati gli ambienti per la produzione della Syrah. Stupisce il silenzio, l’assenza del via vai di macchine, la natura con i suoi filari perfetti dall’inerbimento folto e rigoglioso .Stupisce Poggiobello di Farneta, un CRU formato da due colline esposte a sud a sud ovest , al cui interno  risiede l’azienda con il suo segreto: un terroir unico,  simile al terroir della Valle del Rodano, perfetto per la Syrah, perfetto per mettere a dimora i cloni e le selezioni scelte nel suolo francese .

Ma c’è di più, molto di più: i dettami della viticoltura naturale e dell’agricoltura biodinamica non sono un optional, sono la filosofia di vita di Stefano Amerighi che scandisce la gestione del vigneto e il suo personale progetto di proporre una pratica naturale come alternativa all’agricoltura convenzionale.

Provate a seguirci con l’occhio rivolto alle foto, certo non da professionista, e le parole di Calogero:“ I primi impianti  sono stati fatti nel 2002; dopo 4 anni il primo Syrah che noi chiamiamo” il classico”, l’etichetta principale dell’azienda. Dal 2006  siamo passati al biodinamico con coltivazione di cereali, ortaggi, frutta e di una parte animale, iniziata nel 2014. Nove ettari di cui otto coltivati a Syrah , tranne un 7mila mq coltivati  a Sangiovese per un progetto satellite con un gruppo di ragazzi sommelier francesi. Il vigneto è costituito da 18 parcelle suddivise in base alla esposizione, tipologia di suolo, prevalentemente argilla con venature  sabbiose, porta-innesto e al tipo di clone utilizzato. Su tre ettari sono stati utilizzati materiali di piante provenienti da  selezioni massali fatte in alcune vigne  della Valle del Rodano. La vigna viene gestita durante l’anno (potatura, selezione del verde, sovescio, ecc..) tenendo conto delle caratteristiche  delle singole parcelle. In cantina ognuna di esse viene vinificata separatamente  fino alla fine dell’affinamento (un anno), si prosegue con la valutazione ( assaggio) per decidere il blend.

Il vino classico è un  blend delle migliori parcelle, affinato un anno in bottiglia  e viene prodotto tutti gli anni. Da una zona- la parcella di qualità superiore- proviene   l’Apice, affinato due anni, il nostro prodotto di punta nato nel 2008, da cui si ricavano oggi circa 2 mila bottiglie L’apice viene prodotto solo nelle annate migliori.”

Gestione del vigneto nel più puro stile biodinamico, significa?

“La potatura e le lavorazioni del vigneto  sono scandite dalle fasi lunari e planetarie, riportate per’altro nella etichetta della Syrah; la difesa fitosanitaria è affidata soltanto al rame e zolfo distribuiti in minime quantità grazie anche alluso di macerati e di tisane naturali. In questo modo i preparati biodinamici consentono di vivificare la terra ed evitare qualsiasi concimazione ed i rovesci invernali di strutturare i terreni durante la stagione fredda. Tutto questo per riuscire a portare i grappoli a perfetta maturazione e di vinificarla senza correttivi e prodotti chimici. Fermentazione spontanea senza lieviti selezionati, solforosa e controllo della temperatura. Affinamento per 14 mesi in acciaio, cemento e ora ceramica la cui microssigenazione si è dimostrata migliore per l’evoluzione del vino. Infine imbottigliamento senza filtrazione o stabilizzazione. Devo dire che nel gusto le prime bottiglie erano molto cariche, ora c’è più finezza ed eleganza, un marchio biodinamico che molti della zona ci riconoscono, assieme-  e qui riporto le parole di Stefano– ad un progetto più ampio, cioè quello di rendere l’azienda un laboratorio sulla sostenibilità agricola

Degustazione

Stefano Amerighi : Syrah 2015

Colore porpora mediamente compatto

L’olfatto è un grogiolo di sensazioni riconducibili all’uva e al terroir: amarena. gelso, prugna, polvere di cacao, ed erbe aromatiche a evocare calore e solarità, ancora ruggine, humus e pepe nero a conferire territoriale profondità, oltre a menta ed eucalipto ad ingentilire l’insieme.

L’assaggio è fedelmente avvolgente di frutta rossa matura, riccamente salino, docilmente tannico e contornato da echi speziati che amplificano lo spettro aromatico e definiscono un finale lungo ed appagante.

Emanuela Medi giornalista, sommelier

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