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Rubrica di Emanuela Medi
 

LU SUIDDATU… il tesoro nascosto della Gallura

Siddùra  in dialetto gallurese significa tesoro nascosto e non poteva che essere  la speciale collocazione di questa importante cantina il cui tesoro.. è lui Massimo Ruggero, passato da imprenditore, presente da produttore di vini blasonati.

Lo abbiamo incontrato a Vinitaly e il feeling è scattato, complice la Sardegna meglio la Gallura ”SUIDDATU – dice- un tesoro nascosto a Luogosanto sede dell’azienda, perché  è qui tra le rocce di granito e la macchia mediterranea che sono nati i miei amori: il Cannonau e il Vermentino. E’ un uomo felice Massimo Ruggero perché è sardo, perché quando è all’estero non vede l’ora di tornare nella sua Gallura, perché  da ragazzo di bottega a 11 anni   a Olbia in una vineria, a 14 a impastare cemento, è diventato capocantiere prima e poi direttore di una grande azienda. E’ felice perché un giorno tornando a casa ha detto alla moglie” Da domani divento agricoltore” : detto fatto, oggi  con il socio tedesco Nathan Gottesdiener ha un’azienda con circa 200 ettari  di superficie di cui 37 vitata e una  produzione 220 mila bottiglie tra Vermentino e Cannonau che anche grazie a lui  non sono  più vini grossolani ma  eleganti, raffinati, conosciuti in Italia apprezzati all’estero.

“Tesoro nascosto, il mio stazzo- si sofferma Massimo- a forma di sella di cavallo dove sono presenti quelle rocce di granito venute dal mare milioni di anni fa.
”Un momento, solo per raccontare ai nostri lettori la geologia di questa incredibile terra , quando 25 milioni di anni fa la Sardegna si staccò dal blocco del continente europeo in particolare dalla costa francese  lasciando l’ampia insenatura del Golfo del  Leone.
Non è che se ne andasse per fatti suoi, ma  certamente i milioni di anni in cui sul fondo marino si depositarono immensi strati di sedimenti addirittura attorno al Polo Sud, formando un continente che via via  si spezzava in tanti filoni  virando verso in Nord, certamente costituirono quella famosa piattaforma  che emerse dando origine all’isola. Detta così è fin troppo semplice ma pensiamo cosa  avvenne in milioni e milioni di anni tra eruzioni vulcaniche, scivolamenti di strati, fino ad arrivare alla formazione di quelle rocce particolari di GRANITO che troviamo nella Gallura, nel Sulcis e nel Serrabus. Si parla di 300 milioni di anni fa quando rocce magmatiche intruse nella  crosta terrestre, sii raffreddarono e cristallizzarono.. queste rocce, parte del tesoro nascosto di Siddura.“
Un terreno, povero quasi ostile, dove le piante del Vermentino- dice con orgoglio l’AD di Siddura-  competono con la terra. Abbiamo creato un sistema chiamato Le piante che parlano che consiste in sonde che tirano l’acqua fino a formare una parte umida dove arrivano le radici e la chiudono attraverso un  pannello solare e un  sistema GSM. In questo modo le radici scendono in profondità, esplorano i vari strati  di cui ne assorbono gli elementi vitali quali i sali minerali e altro: questo spiega perché ogni anno il vino ha sentori e profumi diversi e poi il microclima”.
Bene dico , parliamone: Massimo Ruggero non sta con la testa nella bolgia di Vinitaly ma nella sua Gallura con i venti del maestrale  che accompagnati dalla evaporazione dl mare,  vanno a depositarsi sulle uve, “ l’effetto della mineralità quasi iodata, del salmastro- dice- .. il tesoro delle uve di Siddura”.

La raccolta delle uve viene eseguita a mano, dalle 5 del mattino alle 10. Le uve vengono abbattute fino ad una temperatura di zero gradi, con l’ausilio di celle frigo allestite per la vendemmia. Lo scopo è  quello di rompere, sprigionare e cristallizzare i vacuoli contenuti nelle bucce che conferiranno aromi e profumi al mosto che si trasformerà in vino. Un altro protocollo prevede un serbatoio ghiacciato che  consente  di liberare gli stessi vacuoli attraverso un procedimento più diretto e incisivo. Il periodo di contatto con l’acciaio refrigerato è di almeno 48 ore. Il percorso produttivo prevede poi, l’alloggio dentro la pressa soffice che dopo cinque cicli, attraverso  la sgrondatura libererà i mosti  dalle bucce arricchiti da questi grandi sentori. “ Per dare un tocco di versatilità ai nostri Vermentini- sottolinea Ruggero- in   tiratura limitata di  3 mila bottiglie, prevediamo un breve passaggio in barrique.
Vitigno longevo il Vermentino chiedo: “E un grande vitigno da invecchiamento, alcuni possono raggiungere i 6-7 anni.” Ne ha fatta di strada ,da  perfetto sconosciuto associato solo al periodo estivo e a piatti a base di  pesce a un vino di  alta qualità per tutte le stagioni  in compagnia  ,si di piatti si di pesce ma anche carne bianca, formaggi stagionati.  Si beve benissimo in compagnia ma anche da soli perché lui che è l’unica DOCG sarda ma anche l’unica tra tutte le regioni che si affacciano sul mare e può permettersi di entrare nel Gotha dei grandi, da nuovo principe dei  grandi bianchi

Unici come Spèra dal sapore  di roccia ,minerale, fresco, agrumato,  dove non manca il mirto, la macchia mediterranea, la frutta di pesca bianca quasi giocoso in bocca ripulente dopo aver assaggiato qualche pezzetto di pecorino e con i profumi di un vento che insinuandosi tra i suoi grappoli li rende quasi perfetti,.“ Quello che vogliamo – dice l’AD di Siddura- è un Vermentino di una volta, diretto, sincero i cui sentori antichi non sono mai cambiati. Merito anche di una mappatura per ogni singola parcella che conferisce una identità particolare, unica tanto da dire “ un vino unico

Unici comeIsolana Maìa (in dialetto Magia): una DOCG dal gusto morbido, burroso, dal retrogusto di mandorla amara. Sentori di ginestra, quasi di umidità marina. Meno giocoso  del Vermentino dal taglio classico, agrumato, minerale, ma più riflessivo: un vino che ama farsi ricordare.
Unici come Bèru
 :  il Vermentino della longevità Lui si che è diretto, sincero espressione delle cose che vengono dal territorio. Unico, come l’annata in assaggio del 2015, una piccola raccolta di 50 quintali per ettaro: complesso, intenso dal sapore di vaniglia che nasconde la vera punta di diamante che si concede a poco a poco:  buccia di limone, sapido, minerale. Un vino di corpo che si fa assaporare da solo o abbinato con la seadas e perché no, con i formaggi erborinati.

 Emanuela Medi, giornalista, sommelier

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